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sabato 20 Maggio, 2023

La Fondazione Edmund Mach celebra la biodiversità agricola del Trentino

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Un'intera giornata di studio e approfondimenti, con porte aperte all’orto didattico, la visita al frutteto storico di Cles e la mostra al Museo Etnografico Trentino

La biodiversità agricola trentina è stata celebrata oggi, sabato 20 maggio, alla Fondazione Mach, nell’ambito di una serie di iniziative che hanno previsto una conferenza, le porte aperte all’orto didattico, la visita al frutteto storico di Cles e la mostra al Museo Etnografico Trentino. Denominatore comune di tutte queste attività, che hanno visto partecipare cittadini, studenti, agricoltori e appassionati di orti, è stata l’importanza della salvaguardia della biodiversità e le nuove possibilità offerte dai programmi di miglioramento genetico.
La manifestazione è stata organizzata congiuntamente da Provincia autonoma di Trento e Fondazione Edmund Mach con il supporto della Direzione Generale del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Naturale la sede scelta per questa giornata: il campus della FEM a San Michele all’Adige, luogo per eccellenza dell’agricoltura, della conservazione e della innovazione.

La conferenza per conoscere e valorizzare la biodiversità
Alla conferenza sulla ricchezza varietale nelle colture iconiche del Trentino, che si è svolta, presso il Palazzo della Ricerca e Conoscenza, con la moderazione del giornalista Walter Nicoletti, è seguita una tavola rotonda animata da alcune aziende che si sono distinte nella valorizzazione della biodiversità.
«È una giornata che mette in evidenza la biodiversità in provincia di Trento, ma anche le sfide che il mondo dell’agricoltura e delle foreste si trovano ad affrontare. Partiamo dall’acqua, risorsa fondamentale per lo sviluppo dell’agricoltura, per arrivare alle fitopatie, ai cambiamenti climatici, alla valorizzazione delle produzioni, alle richieste del mercato: tutti fattori che incidono sulle scelte della Pubblica amministrazione, ma anche dei produttori e delle aziende agricole del nostro territorio» ha spiegato in apertura l’assessora della Provincia Giulia Zanotelli che ha fatto una panoramica delle sfide in corso e future dell’agricoltura trentina, ricordando che oggi è anche la Giornata internazionale delle api e facendo riferimento al recente protocollo d’intesa sottoscritto per contribuire alla applicazione delle buone pratiche agricole e alla contestuale salvaguardia del patrimonio apistico. «Il nuovo PSR – ha aggiunto Zanotelli – sarà il campo all’interno del quale soffermarsi anche sulla partita del risparmio energetico, dell’innovazione e della tecnologia, puntando però al contempo alla tradizione e alla storia del nostro territorio».
Dopo i saluti e l’introduzione del direttore generale FEM, Mario Del Grosso Destreri, che ha sottolineato l’importanza di questa giornata e il ruolo della FEM è seguita un’introduzione generale al significato della celebrazione di questa manifestazione a cura del direttore dell’Ufficio Produzioni Biologiche della Provincia, Diego Bleggi. Il valore economico della biodiversità agraria è stato evidenziato da Arianna Tiralti, (Università di Perugia) mentre Mario Pezzotti, dirigente del Centro Ricerca e Innovazione FEM, ha delineato il programma di miglioramento genetico in corso alla FEM: programma che fa tesoro delle tre collezioni di germoplasma di vite, melo e piccoli frutti. I caratteri desiderati nella frutta “del futuro” sono presenti nelle molteplici specie e varietà delle collezioni, che costituiscono così una “miniera” a disposizione dei ricercatori genetisti.

«La biodiversità – ha evidenziato Pezzotti – è alla base dell’evoluzione degli organismi viventi. È fondamentale per le specie agrarie definire, caratterizzare e mantenere la biodiversità, al fine di effettuare programmi di miglioramento genetico per l’ottenimento delle piante del futuro».
Concetto rafforzato dalle parole di Attilio Scienza, docente all’Università di Milano e alla guida del tavolo organizzativo delle celebrazioni per il 150esimo FEM, che a proposito della vite ha evidenziato: «La parola autoctono ha perso progressivamente di significato in quanto il termine non è più riferibile al luogo d’origine del vitigno, quanto al luogo nel quale il vitigno si manifesta in modo ottimale. La diversità biologica della vite coltivata è un’eredità che la natura ed i nostri antenati ci hanno lasciato e che non può essere ricreata in laboratorio: una volta distrutto questo capitale non potrà essere ricostituito e sarà perso per sempre». E ancora, in relazione alle minacce portate dal cambiamento climatico, le conseguenze più gravi della perdita di biodiversità viticola potrebbero manifestarsi in futuro. “Infatti, i genotipi in erosione potrebbero rivelarsi utili in quanto posseggono i tratti di DNA con i geni necessari in un programma di miglioramento genetico per conferire tolleranza alle alte temperature durante la maturazione”.

Delle vicende della viticoltura trentina, che non sono solo una storia di successi, ha parlato Luciano Groff, enologo del Centro Trasferimento Tecnologico FEM. «La svolta moderna verso la qualità si può far risalire a tempi relativamente recenti, dalla fine degli anni ‘80 intraprendendo una nuova idea di vino, legato al territorio e alla ricerca della qualità, con un preciso e cosciente rinnovo varietale che ha trovato nei vitigni bianchi la migliore espressione del nostro territorio».
Un’altra storia quella della frutticoltura trentina. Ne ha parlato Alessandro Dalpiaz, direttore APOT. «Da poche varietà coltivate all’inizio del percorso di crescita della frutticoltura provinciale, quelle coltivate oggi sono diventate molte di più; ma alcune sono praticamente scomparse, mentre altre hanno avuto un vorticoso percorso di proliferazione clonale. Oggi siamo probabilmente in una fase di frenata ed assestamento della piattaforma varietale, che, per essere una leva di mercato, deve ovviamente essere effettivamente premiata dai consumatori»

Dall’orto didattico il messaggio: “Coltiviamo la biodiversità nei nostri orti”!
Oggi l’orto didattico del Centro Istruzione e Formazione FEM ha aperto i battenti e i visitatori hanno potuto conoscere e ammirare le sue diverse sezioni, per l’occasione orientate alla biodiversità delle specie orticole. Erano presenti docenti e studenti, che hanno illustrato le peculiarità del luogo e delle coltivazioni. In mostra il prato ornamentale, la raccolta degli asparagi, le piante aromatiche officinali, alcuni contenitori con semi germinati, il sovescio e la sua importanza, alcune parcelle con ortaggi e la coltivazione delle patate. A tutti i visitatori è stato consegnato un piccolo omaggio con semi di piante orticole da seminare.

Il frutteto storico di Cles racconta l’evoluzione della melicoltura nonesa
Nel programma è stata inserita anche la giornata la visita guidata al frutteto storico di Cles, messo a dimora nel 2008 dal Comune di Cles, in collaborazione con la FEM, Melinda e con il prezioso contributo di volontari. Un frutteto progettato non solo come una semplice collezione di antiche varietà di melo e pero (quasi 100), ma un luogo dove è possibile ripercorrere l’evoluzione della frutticoltura nonesa, cuore della melicoltura trentina conosciuta in tutta Europa.

La mostra al Museo Etnografico tra il percorso iconografico e le nuove varietà FEM
Visitabile fino al 2 luglio la mostra allestita presso il Museo Etnografico di S. Michele dal titolo “Biodiversità agraria e paesaggi rurali: immagini dal Trentino” che comprende due sezioni: un percorso iconografico storico attraverso le antiche colture e un’esposizione di quindici varietà di mele sviluppate in FEM, tappe del percorso di miglioramento genetico del melo in corso presso la Fondazione Mach.