L'intervista
martedì 15 Agosto, 2023
di Tommaso Di Giannantonio
Ricorsi e controricorsi, decisioni prese e poi ribaltate. Non è facile districarsi tra le ragioni e i principi che guidano l’iter spesso lungo e tortuoso della giustizia amministrativa. L’ultimo caso, in materia di grandi carnivori, riguarda i due lupi del branco della Lessinia responsabili di danni e predazioni nella zona di Malga Boldera, ad Ala. Il Tar di Trento aveva considerato «legittima» l’ordinanza di abbattimento del presidente della Provincia Maurizio Fugatti, ma il Consiglio di Stato, lo scorso venerdì, ha ribaltato la decisione del Tar sospendendo l’ordinanza fino all’udienza collegiale dello stesso Tar, fissata per il 14 settembre. Perché? Per semplificare al massimo, è tutta colpa delle ferie di agosto. Ce lo spiega, ovviamente in maniera più dettagliata, Barbara Marchetti, docente di diritto amministrativo dell’Università di Trento.
Perché il Tar di Trento aveva rigettato la richiesta avanzata dalle associazioni animaliste di sospendere in via cautelare l’ordinanza di abbattimento dei due lupi? Perché, quindi, aveva dato via libera all’uccisione?
«Il decreto del presidente del Tar, seppur in modo monocratico (un solo giudice, ndr), ha stabilito che l’ordinanza di abbattimento è legittima. Nonostante il carattere provvisorio, il decreto è molto documentato. Il presidente del Tar ha riportato i pareri dell’Ispra (Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale, ndr), dati e argomentazioni».
Perché allora il Consiglio di Stato ha ribaltato la decisione del Tar? L’ordinanza di abbattimento è stata sospesa in attesa dell’udienza collegiale del Tar di Trento.
«Il decreto emanato dal Consiglio di Stato non entra nel merito della legittimità dell’ordinanza di abbattimento, ma si preoccupa di un profilo processuale».
Ossia?
«Decreti monocratici del Tar come quello sui due lupi della Lessinia sono generalmente seguiti nell’immediato dall’ordinanza collegiale (presa insieme da più giudici, ndr), ma a causa della sospensione feriale non è stato possibile. L’udienza collegiale è stata infatti fissata per il 14 settembre. Qual è il problema? In questo lasso di tempo i due esemplari di lupo potrebbero essere abbattuti e questo impedirebbe al collegio del Tar di Trento di pronunciarsi sul caso. Teoricamente il decreto monocratico del presidente del Tar non può essere impugnato dal Consiglio di Stato, ma nel corso del tempo si è consolidata una giurisprudenza che prevede l’impugnazione in tutti quei casi in cui possono verificarsi degli effetti irreversibili».
L’abbattimento dei lupi è contemplato negli ordinamenti di altri Paesi europei?
«Secondo quanto si può ricostruire dal decreto del presidente del Tar di Trento, l’abbattimento di alcuni esemplari di lupo è una deroga proporzionale alla tutela di questa specie ed è praticato anche in altri ordinamenti, per esempio in Francia. La deroga viene considerata proporzionale principalmente perché non pregiudica l’esistenza della specie. Il presidente del Tar ha riportato anche dei dati molto interessanti. Per esempio nel decreto si dice che attualmente ci sono 29 branchi di lupi in Trentino: una popolazione tale da consentire l’abbattimento di due esemplari. Si dice inoltre che l’abbattimento è preferibile alla cattura perché sarebbe un modo per comunicare al branco una tale possibilità. Ma si dice anche che la Provincia deve attivarsi per aumentare le misure di prevenzione».
La giustizia amministrativa è spesso caratterizzata da iter tortuosi. Lo si è visto con le ordinanze di abbattimento o cattura degli orsi. Come mai?
«La materia specifica riguardante lupi e orsi è regolata da una direttiva europea. Ci muoviamo quindi all’interno di un quadro regolatorio sovranazionale. La direttiva consente delle deroghe per procedere all’abbattimento di lupi e orsi, ma devono essere ragionevoli e proporzionali. Bisogna fare dei distinguo. Nel caso dell’orsa Jj4 (l’orsa che aveva aggredito padre e figlio sul monte Peller nel giugno 2020 e poi ha ucciso Andrea Papi a Caldes il 5 aprile scorso, ndr) la situazione era diversa perché nelle ordinanze successive alla prima aggressione non era stato formalizzato il parere dell’Ispra. In quella circostanza la politica, presa dall’emotività, aveva deciso per l’abbattimento, ma la cattura sarebbe stata sufficiente. Nel caso dei due lupi, invece, c’è già un parere dell’Ispra molto convincente che permette l’abbattimento a tutela di altri interessi. Capisco che non è facile spiegare alla popolazione questi meccanismi, ma bisogna fare dei distinguo. Io consiglio sempre di leggere bene le carte. La decisione che riguarda i due lupi della Lessinia è ben fondata dal punto di vista del merito e probabilmente sarà confermata anche dal collegio il 14 settembre. Certo è che le regole non solo un aspetto formale, ma sono sostanza: la decisione collegiale è preferibile rispetto a quella monocratica».