la storia
mercoledì 26 Luglio, 2023
di Benedetta Centin
Di quel papà partito da Castellano di Villa Lagarina nel settembre del 1942 per andare a combattere sul fronte russo e mai più rientrato, Onorina Manica aveva solo qualche foto in bianco e nero sbiadita che conserva gelosamente. Pochi, quasi nulli, i ricordi: quando il genitore l’aveva tenuta tra le sue braccia per l’ultima volta, pronto ad indossare la divisa da fante, lei aveva appena due anni e mezzo. Ora la pensionata di Marco di Rovereto ne ha 83 di anni e mai si sarebbe aspettata quella telefonata dal consigliere comunale di Trento Alberto Pedrotti che le faceva sapere di aver trovato, per caso, in soffitta a Sardagna, tra le pagine di un libro appartenuto alla prozia, una cartolina postale datata 9 dicembre 1942, firmata dal padre Guido, indirizzata appunto alla figlia maggiore, alla «giovaneta Onorina Manica». Fu la sua ultima lettera. Già da gennaio 1943 le lettere che la moglie inviava all’uomo al fronte venivano respinte, tornavano indietro.
La «bellissima sorpresa»
«Quando ho saputo dell’esistenza di questa lettera mi è sembrato impossibile, stentavo a crederci — racconta la pensionata — e quando, il 30 giugno, ho avuto la cartolina tra le mie mani è stata una grande commozione, mi sono sciolta in lacrime. Papà l’ha scritta proprio indirizzandola a me, a mio nome: un bellissimo regalo, davvero una grande sorpresa. Mai mi sarei aspettata una cosa del genere: dopo 81 anni poter ricevere un messaggio del mio papà di cui ricordo ben poco».
Un turbinio di emozioni per la roveretana che ha dato al primo dei suoi tre figli che l’hanno resa nonna proprio il nome del padre scomparso, Guido appunto. «È stato un po’ come tornare indietro nel tempo: questa cartolina, con queste parole così dolci, mi ripaga dei tanti anni di assenza in cui papà mi è mancato tanto.
È quell’ultimo abbraccio che non mi è più riuscito a dare. Davvero un dono che per me ha un grande valore». Uno scritto un po’ sgualcito, che odora di altri tempi, dove sono impregnate le lacrime e la disperazione di un genitore in uno scenario di guerra, cosciente che non riabbraccerà più la moglie e le sue due bambine, Onorina appunto e la più piccola, Rita, nata poche settimane prima che partisse per il fronte.
I baci e le raccomandazioni
Onorina Manica ormai conosce a memoria le parole di quella cartolina, eppure ogni volta si commuove. «Carissima figlia Onorina, ricevi tanti baci da tuo papà che si trova così lontano, ti raccomando di ubbidire alla mamma e al nonno — legge la 83enne con la voce rotta dall’emozione — Dalle tanti baci a tua sorellina Rita per me e prega per me il buon Dio che mi tenga sano e che possa un giorno poter abbracciarvi. Un bacio al nonno e alla mamma da tuo papà Guido, ciao». Quell’abbraccio tanto sperato non c’è stato ma il legame non si è mai rotto per la pensionata, per la sua famiglia. «Ci ho pensato tanto a papà…» sospira la destinataria della cartolina che, rimasta orfana del genitore, era stata mandata in collegio e aveva poi iniziato a lavorare come operaia. «Mamma ha sempre parlato di papà come se fosse ancora vivo, non ce la faceva proprio a crederlo morto, piuttosto che avesse perso la testa e che si fosse rifatto una vita — continua la roveretana — Nel 1949 c’è stata poi la dichiarazione di morte presunta che ha concesso a mamma una piccola pensione. Di papà è stata ritrovata solo la sua targhetta sul Don, dove c’è ancora la guerra: un cappellano militare ci ha assicurato che non era sopravvissuto».
Le ricerche della destinataria
In questa storia che profuma di favola dei giorni nostri, di affetti che nemmeno il tempo e la morte riescono a spezzare, hanno un loro ruolo il consigliere comunale di Trento Alberto Pedrotti e il laboratorio di ricerca storica don Zanolli della Pro Loco Castellano-Cei (coordinato da Claudio Tonolli), che si è attivato per risalire alla destinataria. «Quella cartolina l’ha trovata mia mamma facendo pulizia nella soffitta di casa: era tra le pagine di un dizionario del dialetto trentino appartenuto alla mia prozia Enrica Demozzi, dal secondo dopoguerra fino al 1996 titolare di un tabacchino a Sardagna — fa sapere Pedrotti — Non sappiamo da quanto fosse lì quello scritto e nemmeno come mai fosse arrivato alla mia parente, forse le era stato consegnato perché conosceva tanta gente e poteva farlo recapitare. Quando ho letto il testo, scritto con il cuore, anche pensando al fatto che era stato fatto dal fronte, mi sono venuti i brividi. E consultando il sito del museo della guerra di Rovereto ho capito che era stato il suo ultimo scritto». Da quel momento è iniziato il non facile lavoro per riuscire a recapitare la cartolina alle due figlie, con tutte le incognite del caso.
La consegna è avvenuta a Trento, a fine giugno. «L’emozione di Onorina, quando le ho dato la cartolina — racconta Pedrotti — era palese». Un’emozione che deve aver ripagato gli 81 anni di attesa.