L'evento al Muse

domenica 16 Febbraio, 2025

La lezione di Boitani: «E’ nostro dovere fermare le estinzioni degli animali e salvare la biodiversità»

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Riprende il «talk biodiverso». Il docente: «Ma confinare tutto in aree protette non basta»

La conservazione della biodiversità come scelta etica fondamentale e sempre più difficile: così emerge il tema dall’intervento di Luigi Boitani, notissimo zoologo e docente universitario, relatore al primo incontro dell’ex «Fauna Club», oggi «Talk biodiverso» del Muse, che mercoledì sera ha portato in sala un folto pubblico per il primo evento del nuovo ciclo. Boitani ha dialogato con il direttore del museo Massimo Bernardi ed Elisabetta Filosi, del Muse.
Il riscontro del pubblico è la riprova di quanto sia amato e importante per il dialogo e la formazione questo storico ciclo di incontri divulgativi, avviato nel lontano 1996 da Paolo Pedrini (intervenuto per un cameo di memoria e di prospettiva di futuro, nel cambiamento parziale del formato degli incontri).
Boitani ha illustrato l’attuale classificazione internazionale dei quattro livelli della biodiversità, dando anche un quadro della complessità di realizzarne la conservazione, parlando del fondamento etico della scelta di conservare le specie, gli equilibri e le forme di vita. «Le persone stanno perdendo il contatto con la natura» il suo commento.
«In base ai parametri della Convenzione internazionale sulla Biodiversità – spiega – tutta la diversità delle forme di vita si trova su quattro scale diverse: abbiamo la scala della diversità genetica, quella della diversità tra le specie, poi su scala più grande quella della diversità fra ecosistemi e paesaggi, infine è stato classificato anche il quarto livello, che è la diversità culturale, data ad esempio dalle specie create dall’uomo, a partire dai cani e gatti». Boitani e il direttore Bernardi hanno ricordato quanto sia riduttiva l’idea che biodiversità significhi numero di specie e quanto sia pericolosa una visione solo utilitaristica della natura e delle forme di vita.
Tra le domande del pubblico, una provocazione: «Sappiamo che l’ estinzione è un fatto biologico, stiamo vivendo la sesta, non la prima. Perché ci dobbiamo preoccupare?». Boitani ha risposto: «Dipende dalle persone. Ma alla fine dei conti questa domanda è la più importante di tutte. Ogni specie ha un ruolo ma ce ne sono tantissime, spesso se ne può fare a meno, è nei nostri valori la risposta. Io rivendico la scelta etica della conservazione come una scelta fondamentale».
Sul ruolo dei musei il direttore Massimo Bernardi ha dato una visione complessa, indicando che essi devono lavorare sulla ricerca, quanto su divulgazione e educazione, ma anche «stare nel mezzo fra i tecnici, che contribuiscono a formare, e i decisori politici» e ha chiaramente indicato la linea del costruire partecipazione per il futuro del “suo” Muse, che da poco dirige e dove da anni lavora, stimato ricercatore. In termini di partecipazione il direttore ha anche indicato che il Muse sta avviando una sorta di cabina i regia per i Talk, coinvolgendo i parchi naturali del territorio, per «rendere sempre più utili questi eventi, così come voglia, o che il nostro museo sia sempre più aperto e utile in generale».
A proposito di aree protette, Boitani chiarisce il suo pensiero: «Le aree protette restano necessarie ma sono non facili da usare, e sono ingannevoli, invitano ad adagiarsi su uno pseudo-successo, ma un’area protetta ha dei confini e intorno ha degli impatti che prima o poi portano alla sua estinzione a meno che non sia di enormi dimensioni. Sono uno strumento importantissimo specialmente in questo periodo storico, contemporaneamente però dobbiamo lavorare sia dentro che fuori dalle aree protette. Ci interessa conservare a scala temporale lunga, non per noi o per i nostri figli e basta».