Vallagarina

domenica 17 Marzo, 2024

La molestia, il tentativo di bacio e poi la fuga: individuato l’uomo che ha aggredito una dottoressa

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Era noto alle forze dell'ordine, in cura ai servizi psichiatrici. L'allarme sulle strutture periferiche

Individuato, anche se non ancora denunciato in attesa di ulteriori riscontri (e di eventuali querele, l’uomo che, nella sera di giovedì, ha aggredito una guardia medica in un ambulatorio della Vallagarina.

La storia era stata denunciata dal sindacato Fimmg nella mattinata di venerdì, dunque a poche ore dall’evento. Nel frattempo, sono emersi altri dettagli. Dettagli importanti perché fanno emergere una serie di criticità che gli addetti ai lavori sottolineano da tempo. Cosa è successo? Il paziente, cittadino con nazionalità non italiana, si sarebbe presentato nell’ambulatorio e, una volta solo, ha tentato di baciare con insistenza la dottoressa. Al che lei che — come sottolineato fin da subito dai colleghi — si trovava completamente da sola, ha tentato di allontanare la persona, ha chiamato il 112 e si è chiusa nella stanza. Quando sono arrivate le forze dell’ordine (in un primo momento la polizia di Stato poi i carabinieri della compagnia di Rovereto, che stanno seguendo la vicenda) l’uomo era già scappato. Non è stato difficile, però, risalire alla sua identità. Il paziente era noto alle forze dell’ordine, non tanto per precedenti penali ma perché risulta essere una persona con fragilità, seguito dai servizi psichiatrici. Un tema, quello della presa in carico di questi pazienti, che è stato sollevato molte volte, negli ultimi tempi, dal personale medico e infermieristico, anche per timori legati alla propria incolumità.

La seconda questione riguarda la sicurezza delle sedi della continuità assistenziale, il nome «burocratico» della guardia medica. Ricavate in ex ospedali o distretti sono, in molti casi, privi di dispositivi di sicurezza, come telecamere e pulsanti di allarme. In passato non ci si pensava ma, in tempi più recenti, con l’aumento dei casi di aggressioni al personale sanitario in aumento sono diventati una necessità. E alcune strutture, anche in Trentino (tra le guardie mediche un esempio arriva dall’ambulatorio di Mezzolombardo) sono state proprio riorganizzate con una particolare attenzione in questo senso. «Ci sono sedi più o meno sicure — spiega una guardia medica che vuole rimanere anonima — ma il problema è noto. Va ricordato che, nella stragrande maggioranza dei casi, le guardie mediche ruotano spesso: sono perlopiù giovani medici laureati da poco con incarichi provvisori. Questo aumenta le difficoltà nella gestione di casi come questi».

Sul tema interviene anche Nursing Up. Il sindacato, che rappresenta molti infermieri e sanitari, chiede di «effettuare un’approfondita, dettagliata e precisa valutazione del rischio “aggressione” nelle strutture dell’Apss, partendo dalle realtà in cui si sono verificati gli atti di violenza, a cominciari dai servizi di emergenza-urgenza, dai servizi di area psichiatrica e dai Serd». «Sono richieste che abbiamo fatto in diverse occasioni — spiega il segretario Cesare Hoffer —e purtroppo bisogna dire che non abbiamo trovato molto riscontro da parte dell’azienda. Anche quest’ultimo caso, sottolinea come sia importante evitare l’allocazione di ambulatori in zone logistiche isolate ed orari di lavoro che mettano l’operatore in condizioni di lavorare da solo ed in maniera isolata in settori a rischio, come quelli dell’area psichiatrica. Accade spesso che, proprio nei servizi psichiatrici, gli operatori e le operatrici rimangano da soli in situazioni che possano metterli a rischio». Tra le richieste del sindacato figura anche la sottoscrizione di un protocollo con le forze dell’ordine e un aumento al ricorso della figura dei mediatori culturali.