il personaggio

mercoledì 9 Agosto, 2023

La nuova direttrice del Salone Internazionale del Libro di Torino a Castel Ivano: presenterà il suo romanzo «Nello specchio di Annalena Tonelli»

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L’autrice sarà ospite presso le scuderie del castello alle 18, nell’ambito della rassegna «Agosto degasperiano – Inquietudini»

«Nello specchio di Annalena Tonelli»: questo il titolo dell’incontro di venerdì, a Castel Ivano, nelle scuderie del castello, ore 18, nell’ambito della rassegna «Agosto degasperiano – Inquietudini». Davanti allo specchio un’altra Annalena, in una comunanza del nome, che unita ad una lontana parentela, conferisce un’aura tutta particolare all’appuntamento. Protagonista sarà infatti Annalena Benini, giornalista de Il Foglio, da poco direttrice del Salone Internazionale del Libro di Torino, succedendo a Nicola Lagioia. Si confronterà con la figura di Annalena Tonelli, missionaria uccisa in Somalia nel 2003. Un’indagine nel cuore delle sfumature e della ricchezza della forza femminile. «Io credo agli incontri fondamentali. Non solo la mia vita sarebbe stata diversa ma io stessa sarei diversa se avessi fatto altri incontri, se non avessi incontrato certe persone. Ho bisogno dell’incontro con l’altro». Così si legge in «Annalena», il romanzo (ma anche biografia, memoir, saggio) pubblicato in aprile da Einaudi. E decisivo, oltre che illuminante, è stato l’incontro tra le due Annalene al centro del libro. Da una parte Annalena Benini, ferrarese stabilita a Roma, un amore viscerale per i libri che l’ha accompagnata dall’infanzia per farsi poi lavoro. Dall’altra parte Annalena Tonelli, lontana cugina di Benini, una ragazza cresciuta a Forlì negli anni Sessanta ballando il twist, borse di studio a Boston e New York, una laurea in Giurisprudenza e il coraggio di lasciare tutto per dedicarsi pienamente alle sofferenze degli altri. Un farsi povera più dei poveri, perché solo così sentiva di essere loro vicina. Diventata missionaria in Africa, contribuisce a costruire ospedali e a fare opere di bene, lascia la sua impronta d’amore per il prossimo ovunque vada fino al tragico epilogo: viene assassinata in Somalia nel 2003. Di questo incontro – fatto di letture e ricerche nei lunghi mesi di una malattia che ha tenuto isolata la giornalista – racconta il libro. Di una donna che solo nel darsi totalmente e radicalmente agli altri, ha trovato una ragione di vita, fino ad accettare di mettere in conto la possibilità di morire, come poi tragicamente accaduto.
Partendo dalle lettere raccolte tra il 1969 e il 2003 che raccontano la sua missione in Africa, Annalena Benini rivive la parabola di Annalena Tonelli, con la sensazione costante che per quanto in profondità si possa andare nella ricerca, la comprensione di una persona sarà sempre difettosa, imperfetta, che «mancherà sempre qualcosa». Un viaggio personalissimo e profondo dentro il cuore della forza femminile, tra dedizione e potere, grandezza e senso del limite, talento e vocazione, alla scoperta della vita straordinaria di una donna che è stata «dismisura in tutto» e che proprio per questo ci invita a ripensare noi stessi.
Abbiamo rivolto alcune domande ad Annalena Benini.
Il suo incontro con l’altra Annalena a tratti sembra diventare scontro. Lei è stata «troppo», scrive: un assoluto amare gli altri, darsi agli altri, che a pochi riesce. Eppure, quanto l’ha cambiata, se l’ha cambiata, questo incontro straordinario?
«Non so dire se mi ha cambiata. Non sono diventata migliore. Credo di essere entrata nelle ragioni profonde di un assoluto, nelle ragioni di una scelta estrema di una persona straordinaria. E questo sì, questo mi ha cambiata. Stando in compagnia delle sue parole, delle sue azioni mi sono resa conto che c’è lo spazio e la possibilità di scelte assolute e di coerenza continua con le proprie scelte. Che non sono le mie: non ne ho la forza, la capacità e il desiderio. Però sono stata attratta profondamente dal desiderio di comprendere, con lo scritto e con la parola».
Insieme ad Annalena Tonelli ci sono altre donne che percorrono il libro. Sono loro che hanno accompagnato la sua vita. Hetty Hillesum, Simone Weil, Emily Dickinson, Virginia Woolf, Hannah Arendt. Pensiero ed azione di un Novecento al femminile. Per lei, una scoperta o una conferma?
«La conferma di qualcosa che confusamente sentivo ma su cui, in questo mio libro, ho potuto ragionare e ho potuto raccontare. Le parole di queste donne mi hanno fatto risuonare le parole di Annalena. Il sentire comune, su fronti diversi, in campi diversi, tra donne straordinarie».
«Non voglio incontrare giornalisti, non voglio interviste, è una perdita di tempo»: Annalena Tonelli era così. Lei, da giornalista, da scrittrice, ce la restituisce, la fa conoscere a chi non l’ha conosciuta. Ha mai pensato a come proprio lei avrebbe reagito di fronte ad un libro come questo?
«È stato il mio grande tormento, mentre lavoravo a queste pagine. Lei non voleva che si scrivesse di lei, è noto. Dunque ho disubbidito ad un divieto. Per farlo ho offerto in cambio la mia vita: non c’è solo Annalena Tonelli nel libro, c’è anche Annalena Benini. È un libro molto intimo, dico molto di me nel confronto e nell’incontro con lei. Certamente l’avrebbe infastidita il trovare il suo nome in copertina, lei che voleva essere nessuno. Chi l’ha conosciuta ha però detto che sì, avrebbe apprezzato la sincerità di questo mio viaggio attorno alla sua vita straordinaria. Questo mi conforta molto».
La lettura è l’unico «lusso» che Annalena Tonelli si è sempre concessa. I libri segnano la vita di Annalena Benini. Quasi in contemporanea alla pubblicazione del libro, è stata nominata direttrice del Salone del libro di Torino.
«La chiamo fortunata coincidenza. Leggere è stata la mia prima libertà. Appena uscito il libro avevo timori, preoccupazioni. La proposta, inaspettata, della direzione del Salone di Torino ha spazzato via ogni cosa».
È tentata, alla luce di recentissimi dibattiti che parrebbero di ambito culturale, di portare in quello che sarà il «suo» Salone del libro, il tema dei lanzichenecchi?
«(ride). Il Salone è per sua natura inclusivo, c’è spazio per tutti…».
Che effetto le fa essere protagonista di un appuntamento culturale che si richiama ad un politico come Alcide Degasperi? Un uomo i cui tratti ascetici e rigorosi in qualche modo si avvicinano a quelli di Annalena Tonelli.
«È una riflessione che ho fatto anch’io. Trovo che sia una cornice molto bella per raccontare la storia di una donna così rigorosa, per la quale, ad esempio, l’idea di vacanza non esisteva proprio. Lei concepiva solo vacanze dello spirito, in conventi o eremi».
Le definizioni sono scivolose, per definizione. Eppure, se il suo libro dovesse avere un sottotitolo, didascalico, quale dovrebbe essere?
«“Racconto di una vita quasi mistica”. Però mi piace che il titolo sia così com’è».