Il dibattito
venerdì 4 Ottobre, 2024
di Daniele Benfanti
Prendere coscienza della preziosa opportunità fornita da un’autonomia istituzionale codificata 78 anni fa, ma insita nel Dna trentino (e fiemmese a maggior ragione, visto che la Magnifica Comunità è nata nel 1111, oltre 900 anni di storia): l’obiettivo della prima (di 14 totali) tappa del Tour dell’autonomia del «T» sul territorio è stato centrato. Perché imprenditori, cooperatori, presidenti di associazioni e fondazioni, organizzatori di grandi eventi, animatori culturali, amministratori nel talk del tardo pomeriggio ieri al Palafiemme, moderato dal nostro direttore Simone Casalini, hanno riconosciuto che un incontro pubblico per ragionare sull’autonomia del futuro permette di prendere coscienza anche di ciò che si può fare di più e meglio nel presente.
In apertura dell’incontro è stata proiettata l’intervista realizzata da Parigi con un intellettuale fiemmese doc, il professor Mario Del Pero, docente di relazioni internazionali a Science Po. «L’autonomia si muove su un crinale sottile e delicato» ha spiegato l’accademico. «Penso che autonomia voglia dire solidarietà e coesione. Il privilegio dell’autogoverno deve essere centrato sull’apertura: lo spazio dell’agire democratico è un processo in divenire, che ha bisogno di flessibilità e coraggio»: questo è il versante positivo del crinale, quello efficace. Ma il docente universitario originarop della val di Fiemme ha poi messo in guardia anche dal versante opposto, quello negativo, in cui è facile cadere: «Il crinale gretto, demagogico, vede confinare l’autonomia in una funzione identitaria, di alterità rispetto a “un altro” che fa paura».
«Siamo un microcosmo che guarda al mondo» ha sottolineato dal palco uno dei relatori, l’imprenditore Lorenzo Delladio, patron de «La Sportiva». Delladio, che a giorni sarà presidente effettivo di Confindustria Trento, primo presidente con un’azienda nelle valli, ha sottolineato come il rapporto tra impresa e territorio debba essere «win win», con un reciproco scambio positivo: «Occupiamo un territorio di montagna pregiato ed è una fortuna; dall’altro lato dobbiamo dare ricchezza e lavoro a questo territorio». Certo, produrre in pianura sarebbe più comodo, logisticamente: «Noi imprenditori fiemmesi – ha scandito Delladio – siamo troppo legati ai nostri luoghi, ai nostri padri. Non lo faremmo mai. Rimaniamo qui per i nostri figli e nipoti». Delladio nel 2017 aveva lanciato l’idea innovativa di smantellare gli impianti di risalita a Passo Rolle, a cavallo fra Fiemme e Primiero, per farne un paradiso dell’outdoor e della neve senza seggiovie e cabinovie. «Purtroppo, è mancata la volontà – la sua amara considerazione –, altre località all’estero hanno fatto questa scelta. Ne hanno beneficiato subito negli anni del Covid». Per Delladio «sostenibilità è una parola abusata: mettiamola a terra. Negli Stati Uniti, il primo mercato della mia azienda, la sostenibilità viene valutata al primo posto dai clienti, prima ancora della qualità, del prezzo e del servizio».
Sul fronte amministrativo, il presidente della Comunità territoriale di Fiemme, Fabio Vanzetta, ha riconosciuto come la politica locale e provinciale, in Fiemme, in questi anni abbia trascurato il tema dell’abitare. Da vent’anni non si sono costruite case Itea, il 50% degli immobili sono seconde case. Autonomia, poi, vuol dire salvaguardare la salute, realizzare il nuovo ospedale, «ma non mi soffermo su quale dovrà essere la sua collocazione» ha dichiarato Vanzetta. Secondo lo scario della Magnifica Comunità della Val di Fiemme, Mauro Gilmozzi, nei prossimi dieci anni Fiemme dovrà ricordarsi di essere un territorio alpino: questo modello non prevede mai di concentrare tutto nelle città. Il lutto della tempesta Vaia e del bostrico potrà cementare il senso di comunità. Urgente creare foresterie e abitazioni a prezzo calmierato per i lavoratori. Paola Dal Sasso è vicepresidente della Cooperazione e presidente della Famiglia cooperativa della Val di Fiemme: «L’autonomia del 1946 ha trovato terreno fertile in Trentino grazie alla presenza precedente della cooperazione. Questi due concetti vanno a braccetto. Decisivo mantenere i piccoli negozi nei paesi («fondamentali i Sieg, unicità trentina) e pensare nell’ottica del «noi» e mai dell’io.
Al talk hanno partecipato anche tre studentesse dell’Istituto La Rosa Bianca: Greta Bortolotti ha portato come parola chiave la sostenibilità, Noemi Zeni l’attualità dell’autonomia, Gaia Neri il senso di responsabilità. Coerenza, progettualità, territorialità, capacità di guardare oltre, orgoglio le parole chiave arrivate dai relatori «adulti».