bypass ferroviario
giovedì 18 Gennaio, 2024
di Marco Ranocchiari
«Con le demolizioni nella zona dei cantieri del bypass sono scomparse centinaia di clienti. E mentre chi vive in zona riceve degli indennizzi, nessuno pensa ai commercianti». Sono preoccupati e delusi da quelle che ritengono promesse non mantenute, tanto dalla Provincia che dal Comune, molti dei titolari degli esercizi commerciali della zona di via Brennero, dove sono in corso le demolizioni per fare spazio ai cantieri per il bypass ferroviario.
Che mandano giù il boccone amaro degli indennizzi messi a disposizione dalla Provincia – fino a 5000 euro, per un totale di 605 mila euro stanziati – cui dovrebbero accedere un centinaio di famiglie, che hanno tempo fino al 16 febbraio per fare domanda, mentre agli esercizi commerciali – almeno per il momento – non va nulla. In una zona di confine tra la piccola viabilità cittadina, con i suoi esercizi al dettaglio che lavorano soprattutto con i residenti e l’asse di via Brennero, più destinata ai centri commerciali e quindi fruiti da clienti che arrivano da lontano, non tutti notano le conseguenze della drastica trasformazione che ha interessato il quartiere in pochi mesi.
Tra chi se ne è accorto a proprie spese c’è Luana Piffer, titolare del bar Lucky in via Brennero 46. «Non è che abbia nulla contro questi lavori, ma se sono previsti da anni, potevano pensarci per tempo alle conseguenze per gli esercizi», spiega, indicando i tavoli del bar disperatamente vuoti. «Da quando sono iniziati sgomberi e demolizioni è sempre così. Questa è una zona poco frequentata – spiega – chi ci arriva da fuori non lo fa per andare al bar. Abbiamo sempre lavorato molto con i clienti abituali, di tutte le età, molti dei quali – spiega – erano tra i duecento che si sono dovuti trasferire». Da quando, sei anni fa, Piffer ha rilevato l’attività con il marito, si sono succedute le difficoltà. «Prima il Covid, poi un anno scarso di normalità. È arrivato anche lo spostamento degli uffici dell’Aci che rappresentava una buona fetta di clienti. Adesso questo – continua – potrebbe essere il colpo di grazia». Non che le istituzioni non siano coscienti del problema: «Fugatti si era interessato a noi, ma ha detto che bisognava cambiare una postilla di una legge. Noi commercianti chiediamo l’elemosina – spiega – ma questa postilla deve arrivare adesso. Ci dicono che quando partiranno i cantieri veri e propri arriveranno centinaia di operai. Ma se arrivassero tra sei mesi, noi già non ci saremmo più».
Sono dello stesso avviso i titolari dell’edicola in via Brennero 34, Sonia Rizzoli e suo marito Mauro Masciadri. «Da una settimana vedo arrivare i vicini con il modulo per richiedere i contributi, ci chiedono la marca da bollo. Sono cinquemila euro erogati a babbo morto senza nessun obbligo di residenza. A noi invece – commenta Masciadri – che andiamo avanti faticosamente, abbiamo tenuto duro durante il covid e continuiamo ad avere pochissimo margine per un aumento spropositato dei costi, nulla. Il nostro non è solo un grido di dolore ma anche di ingiustizia. Perché – spiega – lo stesso Ianeselli, che era passato di persona aveva detto, vagamente, che stavano pensando a soluzioni per le attività commerciali, ma non è successo un bel niente». Nell’edicola, nel freddo pomeriggio, c’è però un discreto viavai. «Lavoriamo sul filo del rasoio, glielo assicuro – commenta Rizzoli – tutti i clienti sono importanti. Noi siamo tra le categorie che soffrono di più per la mancanza delle persone andate via. Gente che fumava, prendeva un gratta e vinci, le figurine per i figli. Molto banalmente – prosegue – se un singolo cliente comprava un pacchetto di sigarette al giorno, sono 350 pacchetti venduti in meno».
«Lo scriva che non sono arrabbiata, sono in questo bar da cinquant’anni e nella mia vita ne ho visti di alti e bassi», racconta, più tranquilla, Silvana Giuliani, titolare dal 1973 del bar che porta il suo nome in via Bartolameo da Trento. «Non mi sento di dire chi ha ragione o torto sull’opera in generale. Ma penso che se si decide un indennizzo, poi debba andare o a tutti o a nessuno». Nel locale, defilato rispetto alle vie di maggiore scorrimento, arriva soprattutto una clientela abituale che si ferma a lungo a chiacchierare e leggere il giornale, mentre beve un bicchiere di vino o un caffè. «Alcuni erano tra quelli di via Malvasia che se ne sono andati. Sono sempre amici, ma non c’è dubbio, come clienti li ho persi». Non tutti, però, si sbilanciano. Tra loro gli esercizi della zona destinati a clientele diverse, come il negozio di agrumi e verdure siciliane di Albino Campailla, in via Brennero da trentatré anni. «Quest’anno ci sono stati alti e bassi, le vendite oscillano. Negli ultimi anni, dal Covid in poi, non c’è stato un anno normale, non mi sento di attribuire questa oscillazione al cantiere».