cronaca

martedì 26 Marzo, 2024

La rabbia di Fondriest dopo il furto: «Troppo buonismo. A Dubai non sarebbe accaduto»

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Il campione del mondo di ciclismo dopo l’ennesimo episodio: «Ci vuole più severità. Nel bottino i miei ricordi, ma non hanno preso la bici»

«A Dubai non sarebbe successo. La verità è che le forze dell’ordine fanno il possibile per prevenire i furti e per individuare i colpevoli. Il problema è che poi se la cavano sempre». È amareggiato, più che arrabbiato, Maurizio Fondriest dopo il furto subito venerdì sera nella sua abitazione di Cles. Il ciclista noneso, campione del mondo nel 1998, aveva già subito, sei anni fa, un furto in negozio.
Si è fatto un’idea di come possono essere entrati i ladri?
«Sono uscito di casa per andare a una cena tra amici: non ho pensato a inserire l’antifurto. Quando sono tornato, in un primo momento, non mi sono accorto di nulla, solo una volta arrivato in camera da letto mi sono accorto che c’erano i cassetti aperti. E, puntualmente, una volta controllato la cabina armadio ho scoperto che era stata strappata la cassaforte a muro. Poi ho notato i segni di effrazione sulla porta a vetri. Il mio cane, che era rimasto a casa, era molto agitato quando passavo davanti. Deve aver visto tutto: sono stato fortunato che non me l’hanno ammazzato».
Cosa hanno rubato?
«Orologi, gioielli di mia moglie che avevamo dai tempi del matrimonio, anche medaglie… tanti ricordi. Si parla di circa ventimila euro, ma sono cose a cui non si possono dare valore solo in termini di soldi. Evidentemente sapevano quello che cercavano ed erano ben informati… tra le altre cose hanno ignorato la bicicletta, si vede che non era di loro interesse».
Sei anni fa il furto in negozio. Hanno mai trovato i colpevoli?
«No, Ma a quell’episodio va aggiunto anche i due furti avvenuti a danno dei miei genitori: non si può stare tranquilli. Tra ladri, persone che truffano gli anziani, non si può stare tranquilli. Perché anche in un posto come Cles e gli altri centri della val di Non uno deve essere obbligato ad avere un antifurto, a prendere qualsiasi precauzione? La verità è qui c’è troppo buonismo contro i criminali, altrove non sarebbe successo».
Altrove?
«Penso a Dubai, che mi è capitato di frequentare. Non è un esempio di democrazia, certo, ma contro i criminali ci vanno pesanti: la gente non chiude a chiave la porta».
Nel frattempo sono partite le indagini…
«Sì, anche perché dopo casa mia hanno tentato di passare in un’altra abitazione a pochi metri. Ma in quel caso non sono riusciti ad entrare».
Ha ricevuto attestati di solidarietà?
«Sì, in molti mi hanno scritto. E i carabinieri mi hanno rassicurato e so che sanno fare il loro lavoro. Ma il punto è che non ci si può abituare a una situazione del genere. Per questo ho deciso di parlare e di raccontare quello che mi è successo: è diritto di tutti pretendere giustizia».