Festival dell'Economia

domenica 26 Maggio, 2024

La ricetta di Urso: «Centrali nucleari e miniere estrattive». Anche in Trentino

di

Il ministro del Made in Italy: «Energia dall'atomo e cave da riaprire per l'indipendenza italiana sulle materie prime per difendersi dalla Cina»

Dazi sui prodotti cinesi, implementazione dell’industria per la difesa, autosufficienza energetica con la costruzione di centrali nucleari e riapertura di cave estrattive per l’autonomia sulle materie prime». Questa in sintesi la proposta del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso declinata ieri in un appuntamento del Festival dell’Economia intitolato «Una politica industriale per l’autonomia strategica per l’Europa».

De-globalizzazione
«Non si può che realizzare un’autonomia strategica sulla base di una politica industriale assertiva, che investa sul lavoro europeo, che si regga su una politica finanziaria comune sul modello del Pnrr. E serve anche una politica commerciale che tuteli il mercato interno dalla sovrabbondanza e dall’egemonia cinese». Urso dice che questo deve diventare «il paradigma della sicurezza economica europea». E sembra che tutto sia cambiato dopo la pandemia, «il primo shock alla globalizzazione, quando si è rotta la catena dell’approvvigionamento». Il ministro ricorda a questo proposito «quando mancavano i medicinali, quando mancavano i chip per realizzare prodotti tecnologici». Ma tutto si è ancor più radicalizzato dopo lo scoppio della guerra in Ucraina: «Il mondo senza barriere è finito con il Covid e ancor più con la guerra. Dobbiamo pensare dunque alla de-globalizzazione, con filiere che si realizzino dentro il nostro mondo».

Incentivi all’Italia, no alla Cina
Il ministro spiega come il governo Meloni sia già al lavoro su questi temi: «Quest’anno mettiamo dieci miliardi sulla micro-elettronica, facendo diventare l’Italia uno dei Paesi di punta. E lo stesso facciamo per la tecnologia green, con la creazione dello stabilimento sul fotovoltaico più grande d’Europa, senza però dimenticarci dell’eolico». Quindi «sostenibilità economica ma coniugata a stabilità economica e sociale», producendo in Europa per non essere solo consumatori. Ci saranno dunque incentivi mirati «per far crescere la tecnologia italiana, che è più performante di quella cinese ma più costosa», e sul mercato vince spesso chi fa il prezzo migliore. «Ecco— dice Urso — io non posso finanziare l’acquisizione di pannelli solari fatti in Cina con i soldi italiani. Le risorse messe a disposizione serviranno alle imprese italiane per essere più competitive».

Aumentare i dazi
Ma non basta tutto questo per difendere il mercato europeo. «Vanno aumentati i dazi», come fanno in America. «Vi è una accelerazione americana alla sfida cinese. Ma anche Mario Draghi, anticipando il suo documento sul futuro della competitività europea, ha evidenziato questa necessità». E porta l’esempio dell’auto per mettere in risalto le contraddizioni sulla politica commerciale: «In Usa, sia Trump che Biden sono per incrementare i dazi sulle auto cinesi. E cosa succede? Che la sovrapproduzione, com’è successo con i pannelli solari, si scarica sull’Europa». Per evitare questo, «dobbiamo fare quello che già avevo anticipato al Parlamento, dobbiamo fare come fanno in America, una politica commerciale che tuteli il nostro mercato, la produzione interna». Per essere ancora più chiaro, il ministro Adolfo Urso dice esplicitamente che «i dazi vanno posti subito dall’Europa sui prodotti cinesi, e bisogna fare in fretta».

Centrali nucleari
Per i dazi occorre un accordo tra i Paesi membri, ma su questo Urso è ottimista: «Con Giorgia Meloni è cambiata la musica in Europa, perché ora l’Italia è protagonista e ora anche noi decidiamo, non solo Francia e Germania». Per aumentare la produzione europea, e soprattutto italiana, serve però tanta energia, e si è visto con la guerra in Ucraina come il nostro Paese sia dipendente dall’estero: «Stiamo diventando il più grande hub del gas in Europa, e anche sulle rinnovabili stiamo lavorando», assicura il ministro. «Si stanno definendo rapporti con il Nord Africa per grandi parchi eolici e solari, con l’energia che poi sale dalla Sicilia». Ma l’approvvigionamento energetico su cui punta l’Italia guidata dal governo Meloni è quella nucleare: «Il nucleare di terza generazione avanzata, poi quello di quarta generazione e nel 2050 l’energia da fusione nucleare su cui siamo all’avanguardia».

Aprire miniere, anche in Trentino
Energia nucleare e autosufficienza sulle materie prima, dunque si riaprano le miniere: «Presenteremo, d’accordo con il ministro all’Ambiente Pichetto Fratin, una norma per l’estrazione delle materie prime nel nostro Paese, per non essere dipendenti dalla Cina anche su questo». Ma anche il Trentino diventerà un territorio estrattivo? «Ma certamente, questa è una grande opportunità, una straordinaria opportunità per liberarci dalla dipendenza della Cina». E cita i padri fondatori dell’Europa: «Si erano uniti proprio sull’energia, costruendo la Ceca, la Comunità europea del carbone e dell’acciaio».

Produrre armi
I padri fondatori si erano riuniti anche attorno all’idea della difesa comune: «Con la Comunità europea di difesa», ricorda il ministro. «Serve una nuova industria della difesa, per un’autonomia strategica. Per questo il governo Meloni ha ripreso in mano il dossier siderurgia». Quindi l’idea è quella di produrre più armi, arrivando anche a quel 2% del Pil in difesa come chiesto dalla Nato: «Non è solo questioni di numeri ma di politica». Organizzandosi a livello europeo: «Si fanno troppi modelli diversi degli stessi sistemi di armi. Serve fare scala, capire che sistemi d’arma ci servono per migliorare la capacità produttiva».