sanità
martedì 19 Novembre, 2024
di Davide Orsato
Non solo una questione di soldi, anche se l’accordo sull’adeguamento del contratto dovrebbe essere ormai all’orizzonte. I medici vogliono essere rassicurati sull’organizzazione dell’attività ospedaliera, gli infermieri sugli scatti di servizio. Entrambi sono preoccupati dell’organizzazione del servizio, delle difficoltà, crescenti, nel conciliare lavoro e vita privata e dell’attrattività del «sistema Trentino». Un aspetto, quest’ultimo, che non riguarda solo gli utenti, ma anche gli stessi professionisti sanitari, e da vicino: senza ricambio aumenta ancora di più il carico lavorativo.
Quello indetto per la giornata di oggi non sarà, magari, uno «sciopero» stile anni ‘70, con adesione alle stelle, ma l’aspettativa, a Trento, rispetto alle ultime proteste. Aderiscono tre sindacati chiave del mondo sanitario: l’Anaao Assomed e la Cimo Fesmed per la dirigenza medica ospedaliera (in provincia pesano per circa la metà degli iscritti) e la Nursing Up, sindacato di settore che conta molti iscritti in provincia. Secondo il conto delle sigle la protesta potrebbe far saltare 1,2 milioni di prestazioni sanitarie, dagli esami di laboratorio agli interventi chirurgici (15 mila quelli programmati) fino alle visite specialistiche (100 mila). Sono stime a livello nazionale: in Trentino tutto ciò potrebbe tradursi in pesanti disagi per circa un migliaio di utenti, con possibili problemi anche per quanto riguarda i prelievi del sangue e le prenotazioni via Cup. Posto che le urgenze saranno sempre garantite e che, quindi, un numero molto alto di medici e infermieri saranno precettati.
Le richieste
Lo sciopero è nazionale: tra le motivazioni addotte dalle sigle c’è quella del finanziamento del contratto dei lavori, della mancata detassazione su una parte della retribuzione, della mancata attuazione della depenalizzazione dell’atto medico, oltre a una lunga serie di questioni organizzative, tra cui l’attesa per una riforma delle cure ospedaliere e territoriali. Ma c’è anche una questione locale. Per i medici, sul piatto c’è, innanzitutto, la questione del contratto: i medici del Trentino stanno ancora aspettando l’adeguamento di quello relativo al triennio 2019-2021, già firmato a livello nazionale e su cui ci si aspetta «delle migliorie» da raggiungere a livello locale. Da parte dei medici ospedalieri c’è una certa delusione, maturata, soprattutto, dopo la presentazione della finanziaria provinciale. «La sensazione — spiega Sonia Brugnara, segretaria Cimo — è che tra i tanti annunci, che vanno dalle case di comunità all’edilizia ospedaliera (il progetto del nuovo ospedale, ndr) ci si sia un po’ dimenticati dei medici ospedalieri». «La nostra categoria — aggiunge Marco Scillieri, segretario Anaao — è data per scontato, nonostante il grande carico lavorativo e l’aumento di criticità». Per gli infermieri, è invece centrale l’avanzamento di categoria, uno scatto in più per tutti quelli impiegati presso il servizio sanitario provinciale. «La provincia di Bolzano — dice il segretario di Nursing Up Cesare Hoffer — si sta già muovendo con cifre molto consistenti: rischiamo di avere un esodo verso nord».
«Venti milioni in più»
E proprio nella mattinata di ieri, non casualmente, c’è stato un confronto con l’assessore provinciale alla Salute, Mario Tonina. I sindacati medici hanno parlato di quelle che, secondo loro, sono le principali criticità. Tonina ha annunciato un impegno economico di venti milioni. «Ribadiamo – le parole di Tonina – lo sforzo in atto per vedere rinnovato sia per la parte giuridica che economica il contratto entro i primi mesi del 2025, con delle risorse importanti che abbiamo voluto riservare al riguardo». La proposta, però, non è stata accolta con particolare entusiasmo. «I soldi — spiega Scillieri — sembrano tanti, ma sono spalmati su sei anni, perché coprirebbero anche il futuro contratto fino al 2025».
All’incontro si è parlato anche di un altro tema delicato: la disponibilità dei medici ospedalieri a recarsi nelle diverse strutture della provincia. Insomma, «il medico con la valigia», come già definito in passato. Il contratto nazionale non lo prevede, l’amministrazione provinciale lo vorrebbe. Si cerca una soluzione «volontaristica». A partire dalla serata di domani si farà il conto delle adesioni e si preannuncia una guerra di numeri. «Con l’ultimo sciopero, lo scorso dicembre — conclude Scillieri — l’azienda sanitaria provinciale ha diffuso una percentuale che teneva conto di tutti, precettati e persino quanti facevano lo smonto notte. Ci aspettiamo una comunicazione più corretta».