L'intervista

domenica 21 Gennaio, 2024

La scelta di Elena, chef a domicilio a Vigo di Fassa: «Da Melissa Satta agli imprenditori arabi: porto i sapori del mondo a casa loro»

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Nel 2014, è diventata la prima «Chef at Home» di Eataly «Smeraldo» a Milano (il concept store di Oscar Farinetti), quando questo mestiere era agli esordi

Nel 2014, è diventata la prima «Chef at Home» di Eataly «Smeraldo» a Milano (il concept store di Oscar Farinetti), quando questo mestiere era agli esordi. A dieci anni di distanza, per Elena Vian, 34 anni di Vigo di Fassa, è arrivata la svolta: da alcuni mesi si avvale di una collaboratrice, perché le richieste sono numerose, anche un paio in una stessa sera, e può sognare un futuro in espansione.
È una storia piena di colpi di scena, di stop e ripartenze, quella di Elena, che incontra i fornelli all’istituto alberghiero di Tesero e si specializza in “cucina creativa” in quello di Tione. Dopo le prime esperienze in Fassa e i primi stage in ristoranti stellati come Malga Panna di Moena e Il Postale di Perugia, a 19 anni parte per Londra dove lavora in alcuni ristoranti italiani. Lì scopre una passione per i viaggi che la porta a trasferirsi in Australia, dove si mantiene cucinando con cuochi di tutto il mondo. Rientrata in Italia, raggiunge la sorella a Roma e quasi per caso comincia a organizzare cene nelle case di amici e conoscenti: è un successo. Dopo un colloquio con il responsabile della ristorazione di Eataly, si trasferisce a Milano e avvia il progetto di «Chef a Domicilio». Nel 2015, Elena porta la sua attività a bordo di yacht che navigano in Costa Azzurra e lavora anche all’Expò. Negli anni successivi, a Milano, fa la chef privata del cantante Mika, poi dell’attrice Lèa Seydoux, tra Sud della Francia e Scozia. La nostalgia per la famiglia, però, si fa sentire tanto che, nel 2018, rientra in regione con una base a Vigo e una a Bolzano dalla sorella, con cui collabora al corso «Genio», di cui diventa preparatrice personale. La pandemia mette un brusco freno all’attività di chef a domicilio, ma Elena non si perde d’animo, tiene corsi di cucina negli istituti alberghieri, apre il suo sito www.chefdomicilio.com e si promuove in tutti i modi.
Elena, quando è ripresa con slancio l’organizzazione delle cene?
«Dal 2022, quando i gestori di chalet della Val Badia mi hanno richiesto il servizio. Tra il resto, una sera mi ha aperto la porta, di una baita dove lavoravo, la conduttrice Melissa Satta. Ma è stato nel 2023 che l’attività ha preso piede bene, tanto che ho scelto di avvalermi della collaborazione di Federica Caputi, una chef pugliese di 24 anni».
Durante le Feste il suo servizio è stato molto richiesto?
«Sì, specie tra Val Badia e Val Gardena, dove ho cucinato per alte cariche politiche di Grecia e Tagikistan e per imprenditori di Arabia Saudita e Israele. Inoltre, un’azienda altoatesina che produce capi da sci mi ha chiesto, dopo l’Epifania, di organizzare per un mese cene per i clienti che durante il giorno testano i prodotti sulle piste e la sera sono ospiti di uno showroom allestito in un castello vicino a Bressanone. Senza l’aiuto di Federica non ce la farei, dato che abbiamo già programmato diverse cene a domicilio per tutto l’inverno in Badia, Gardena e anche per alcune strutture di lusso in Fassa».
Chi richiede una cena a domicilio?
«Per l’80% si tratta di stranieri che mi ingaggiano per tutto il periodo della loro vacanza sulle Dolomiti, di solito una settimana. Questo tipo di esclusiva, nella propria privacy, è considerata un vero lusso. Ed è senz’altro una bella esperienza, il cibo fa parte della conoscenza di un luogo e in Italia è fondamentale».
Gli ospiti desiderano mangiare piatti tipici o altro?
«La cucina italiana in primis, ma nell’arco di una settimana richiedono anche sushi, piatti thailandesi o vegani. Bisogna essere ben preparati e andare incontro ai loro gusti».
Recentemente ha lavorato anche a bordo di yacht.
«Sia in estate, sia in autunno per alcune settimane ho ripetuto, dopo dieci anni, l’esperienza in barca tra Sardegna e Costiera Amalfitana. Ed è andata meglio che in passato, perché professionalmente sono cresciuta».
La collaborazione con Federica com’è nata?
«L’ho conosciuta, quattro anni fa, quando si occupava delle colazioni di un hotel di Campitello. Non era soddisfatta anche per esperienze negative precedenti e pensava di lasciare il mondo della cucina. Le ho consigliato di non abbattersi e formarsi meglio. Situazioni complicate le ho vissute anch’io, ma ho ricominciato facendone tesoro. Così ha fatto anche Federica che ha lavorato sodo ed è diventata responsabile dei primi di un ristorante stellato. Avendo una buona sintonia, le ho proposto di collaborare».
Di recente, ha fatto scalpore la notizia di uno chef francese accusato di forti pressioni sui collaboratori, il lavoro in cucina è soggetto a stress?
«A lungo è stato un ambiente prettamente maschile e per una donna non è semplice farsi valere, poi può capitare che chi entra per ultimo in una brigata “paghi pegno”. Si tratta di un lavoro duro che mette alla prova sia fisicamente, perché le ore ai fornelli sono tante, sia psicologicamente, specie nelle cucine d’alto livello dove si è costantemente giudicati».
Per questo ha scelto l’autonomia?
«Ho scelto d’essere una chef a domicilio perché la vita del ristorante mi avrebbe logorata. Oggi posso esprimere la mia passione per la cucina e il piacere di incontrare nuove persone e farle stare bene a tavola in una dimensione “domestica”. La collaborazione con Federica è un primo passo verso il mio sogno: creare una squadra di chef a domicilio pronti a lavorare in Italia e all’estero».
Ma tra i vari clienti qualcuno ti ha proposto di lavorare per lui tutto l’anno?
«Qualche settimana fa è accaduto anche di più. L’ultimo giorno in compagnia di una famiglia dell’Arabia Saudita, il capofamiglia mi ha proposto di andare a trovarli per verificare la possibilità di avviare il mio business da loro. Appena posso, parto. Sono molto motivata. Credo che quando si hanno buone idee e ci si mette in moto per realizzarle, la vita faccia di tutto per agevolarti».