Economia
venerdì 20 Dicembre, 2024
di Gabriele Stanga
Del maiale non si butta via niente, dice la saggezza popolare, e a quanto pare quello stesso detto vale anche per gli insetti. Anzi, a maggior ragione se si considera che dall’allevamento e trattamento degli stessi si possono ricavare non solo proteine ad uso mangimistico per gli animali (e in futuro, norme di legge permettendo anche per l’alimentazione umana) ma anche prodotti ad uso medico come bende, pelle sintetica e fili per i punti da sutura. Il tutto con il vantaggio di un bassissimo impatto ambientale. Ed ora anche il Trentino è pronto a investire in questa direzione. Infatti, nei giorni scorsi la start up Kinsect che realizza impianti per l’allevamento sostenibile di insetti ha chiuso un aumento di capitale per 1 milione di euro. A prendervi parte c’è anche la società trentina Agroxx, avente sede a Predaia che si pone l’obiettivo di «portare la tecnologia di Kinsect a nuovi livelli di innovazione e sostenibilità, promuovendo una filiera 100% sostenibile nel campo delle proteine alternative», per dirla con le parole del fondatore e portavoce Alberto Gasperi. Infatti, Kinsect investirà principalmente proprio in Trentino, con l’aspirazione di diventare leader tecnologico nel comparto.
Ma quali sono, signor Gasperi, i vantaggi degli insetti rispetto ad altre fonti di proteine?
«I vantaggi sono tanti, a cominciare dalla sostenibilità al 100%. L’insetto è un animale che non ha scarti e non inquina perché non produce emissioni e consuma pochissima acqua. In più gli allevamenti utilizzano pochissimo suolo, anche per la trasformazione. Per gli allevamenti di altri animali servono strutture a supporto. Nel nostro caso, avviene tutto in loco. Senza contare che altre farine di origine animale o derivanti dalla soia sono molto più costose e impattatnti per l’ambiente».
E per quanto riguarda la qualità?
«Le proteine che si producono sono di altissima qualità, sono vergini dal punto di vista di estrogeni e antibiotici. Agli animali vengono dati mangimi che sono pieni di antibiotici altre sostanze. qui si eviterebbe questo discorso. Il che li renderebbe pet food perfetti. L’olio di insetti viene anche usato per attirare l’olfatto di cani e gatti».
È possibile anche immaginare un passaggio dall’alimentazione per animali a quella umana?
«Al momento le normative non lo permettono in Italia e in Europa. In futuro se la legge aprirà questa possibilità, si valuterà. Un terzo della popolazione mondiale già si nutre di insetti. Noi comunque vogliamo puntare soprattutto sulla tecnologia, anche per essere pronti cambiamenti».
In che modo?
«Il nostro obiettivo è quello di ingegnerizzare e brevettare ogni passaggio dell’allevamento, in modo da rendere le filiere automatizzate. Le intelligenze artificiali ci diranno quando è il momento di trattare gli insetti, nel nostro caso le mosche soldato, dalla dieta delle larve alle fasi finali della produzione. Quando il mercato comincerà ad affollarsi il presidio tecnologico sarà fondamentale e noi vogliamo essere nella condizione di offrire sempre la migliore».
Intanto, si comincia con un progetto pilota, perché proprio in Trentino?
«Il Trentino è il territorio perfetto sia per il substrato di clienti che per gli enti di ricerca come Fem e Fbk che potranno assisterci quando necessario. Partiremo con 2 impianti uno per l’allevamento delle larve e uno per l’ingrasso. Il progetto pilota deve essere autosostenibile su piccola scala da un punto di vista finanziario. Abbiamo cominciato con un aumento di capitale da un milione, poi tra 15-18 mesi potrebbe esserci un nuovo round per investimenti più consistenti».
Oltre alla produzione di mangimi, ci sono altri potenziali utilizzi?
«Ci sono tante applicazioni anche in ambito medicale. La chitina che si ricava dall’esoscheletro dei crostacei, come gamberi e granchi ma anche e a prezzi molto più contenuti dagli insetti, è tra i materiali più utilizzati per la realizzazione dei fili per le suture chirurgiche, di bende e pelle sintetica medicale. Ed è anche un ingrediente importante nelle pomate curative».