Religione

domenica 29 Ottobre, 2023

La scomparsa dei conventi: negli ultimi 20 anni hanno chiuso una dozzina di strutture

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Da Trento a Cles e Borgo la mappa della ritirata. L’ultimo è l’annuncio della cessazione nel 2025 dei frati minori conventuali di Borgo Sacco

Ci sono tre cose che il Padreterno non conosce: a quanto ammontano le finanze vaticane; che cosa pensano i Gesuiti; quanti sono gli ordini religiosi. Se per i primi due scogli dovrà attendere ancora, per gli ordini religiosi il conteggio sta diventando più facile. Almeno alla luce dei conventi che chiudono e di una pattuglia di frati che si assottiglia ogni giorno che passa.
È di ieri la notizia che, entro aprile 2025, l’ordine dei frati minori conventuali chiuderà la propria presenza a Borgo Sacco di Rovereto dove erano arrivati nel 1980. La ragione è la medesima che il 31 agosto scorso aveva portato i frati cappuccini a chiudere il convento di Trento, operativo da cinque secoli: «Mancano religiosi, non ci sono rincalzi e coloro che hanno assicurato sin qui una presenza stabile è ormai avanti con l’età».
I Minori conventuali sono uno dei tre ordini religiosi che, assieme ai frati minori e ai frati cappuccini, fanno parte del “primo ordine francescano” fondato (1209) da S. Francesco d’Assisi. Quell’ordine, nel 1517 si divise in “frati minori”, detti anche “osservanti”, e “frati minori conventuali”. Un’ulteriore scissione si ebbe nel 1528 con la nascita dei “frati minori cappuccini”.
In Trentino i “conventuali” sono conosciuti come “i frati di S. Antonio da Padova”. Indossano un saio nero. In terra di missione il loro saio è di colore grigio cenere.
Ma se l’abito non fa il monaco, i religiosi si distinguono anche per il colore del saio: marron quello dei Francescani; più o meno simile quello dei Cappuccini. Costoro, di solito, per distinguersi si lasciano crescere la barba.
In Trentino, i frati Minori Conventuali sono presenti (dal 2004) a Sanzeno, presso la basilica dei tre martiri d’Anaunia. Assicurano il servizio anche al santuario di S. Romedio e a Borgo Sacco di Rovereto dove (15 luglio 1980) l’arcivescovo ha affidato loro la parrocchia.
La notizia, benché prevedibile, ha suscitato sconcerto tra i devoti della parrocchia di Borgo Sacco. Quanto ai tre conventuali superstiti, ha annunciato a Il T il segretario della Provincia Patavina di S. Antonio, saranno trasferiti in una delle 19 comunità religiose del Nord Italia che saranno ancora operative nel 2025. Entro quell’anno, infatti, oltre a Borgo Sacco cesseranno attività e servizio altri cinque conventi.
Negli ultimi decenni, la denatalità e la crisi delle vocazioni religiose hanno portato i responsabili dei vari ordini a chiudere o ridimensionare i loro conventi.
I frati Francescani hanno alzato bandiera bianca a S. Rocco di Rovereto (2003), Cles (2020), Borgo Valsugana (2015). Ciò che restava del convento fu ceduto alle monache Clarisse, le quali si sono insediate a Borgo fin dal 1984.
Il convento di Campo Lomaso, fabbricato nel 1664, chiuse nel 2009. Il convento di Cavalese, avviato nel 1689, fu sprangato nel 2020.
A Villazzano, nel 1906 fu aperto il “Collegio serafico”, vivaio francescano per nuove vocazioni religiose. Ha cessato l’attività nell’ultimo decennio del XX secolo. Così come i frati furono levati dalla custodia del cimitero monumentale di Trento. La residenza era stata aperta nel 1924.
Nel Trentino dei molti conventi, i frati francescani resistono a Pergine Valsugana, Mezzolombardo, al santuario delle Grazie a Varignano d’Arco e nell’infermeria sulla collina di Trento, fabbricata nel 1965.
Dei frati cappuccini ci siamo occupati a lungo in occasione della chiusura del convento di via della Cervara (31 agosto 2023). I dieci religiosi sono stati trasferiti: chi a Rovereto-S. Caterina, chi a S. Martino di Arco, altri in Veneto. Per tornare ai frati minori conventuali, prima di cessare la loro presenza a Borgo Sacco, i vertici dell’ordine religioso si confronteranno con l’arcivescovo Tisi il quale è già alle prese con altre defezioni.
Tranne coloro che svolgono servizio in una parrocchia, i religiosi non dipendono dall’arcivescovo, cioè dall’ordinario diocesano. I preti diocesani fanno parte del clero “secolare”, vivono nel secolo, vale a dire nella società civile. Si contrappongono al clero “regolare” formato da religiosi che seguono una regola. Pronunciano tre voti (povertà, castità e obbedienza) e dipendono dal superiore del loro ordine. Anche se qualche frate non è d’accordo, il religioso deve solo obbedire.