L'intervista

lunedì 10 Febbraio, 2025

La scrittrice Zanardo: «Studiare i testi dei trapper in classe. Educare è meglio che proibire»

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«Così aumenta il livello di consapevolezza dei ragazzi»

«Anziché proibirli, i testi dei trapper andrebbero analizzati a scuola per aumentare il livello di consapevolezza dei ragazzi». Ne è convinta Lorella Zanardo, presidente dell’associazione «Nuovi occhi per i media», ospite, martedì sera, all’auditorium Santa Chiara in occasione della Giornata mondiale per la sicurezza in rete, «Safer internet day». Una giornata istituita dall’Unione europea per sensibilizzare la popolazione sui rischi legati alla rete. A Trento l’iniziativa è organizzata da «Stra.Bene», progetto nato dalla collaborazione tra il Comune e gli istituti comprensivi della città. La mattina le classi quarte e quinte della scuola primaria e le classi prime della secondaria si ritroveranno all’auditorium per la premiazione del contest. Mentre la sera, famiglie, educatori e docenti potranno approfondire le tematiche connesse al digitale insieme a Cesare Cantù, autore e regista, e appunto Zanardo, scrittrice ed esperta di educazione ai media, già componente della commissione della Camera dei Deputati che si è occupata della Carta dei diritti in internet.
Oggi c’è un gap tra la formazione dei ragazzi e l’informazione in rete?
«Quindici anni fa abbiamo fondato l’associazione “Nuovi occhi per i media”. Ci occupiamo di educare ai media gli insegnanti, i formatori, le famiglie, i ragazzi e le ragazze. Abbiamo iniziato anni fa con la televisione e poi abbiamo continuato con i social network: Facebook, TikTok e Instagram. Abbiamo pensato che fosse fondamentale perché ci hanno spaventato i dati Censis sull’uso dei device e sulla quantità di ore trascorse dai ragazzi sui social. La loro vita è popolata da immagini. Siamo tutti d’accordo che andare a scuola a 6 anni sia fondamentale, oltre che un dovere. Eppure, crediamo erroneamente che per le immagini basti accendere lo smartphone e guardare Instagram, senza un minimo di alfabetizzazione. Invece è fondamentale guardare le immagini con occhi consapevoli».
Come colmare questo gap?
«Educando. Martedì non faremo esempi teorici, ma pratici, usando immagini che ragazzi e ragazze guardano online. Vogliamo aumentare il livello di consapevolezza, facendo notare quello che a una prima visione è difficile considerare. Penso allo smartphone e a un caso recente, come quello del trapper Tony Effe e dei suoi testi molto violenti. Anziché proibire, noi proponiamo di analizzare i testi a scuola e in famiglia: parlarne per comprendere che cosa ci provocano questi testi se togliessimo la musica. È un modo per innalzare il livello di consapevolezza. Non siamo per la censura, ma siamo per educare, per far sì che i ragazzi e le ragazze arrivino loro a compiere una scelta».
Che pregiudizi si nascondono in rete?
«Su tutti, noi donne siamo nel mirino. Per esempio, parlando di musica trap e rap, il 65% dei testi hanno parole e versi sulla violenza contro le donne. Su Instagram c’è l’imposizione di volti omogenei che diventano modelli da seguire, che porta sui social a un uso sconsiderato di filtri, fino a proporre un’immagine di noi che non è più reale. E che può comportare problemi molto gravi nella vita, come il dismorfismo. A noi adulti può sembrare una sciocchezza, ma gli psicologi hanno lanciato un allarme gravissimo».
Cosa pensa dell’informazione moltiplicata all’ennesima potenza, anche non verificata?
«Quello delle fake news è un altro tema che affronteremo. È sempre più difficile scovarle, denunciarle perché si è diventati sempre più abili a costruirle. Con l’avvento dell’intelligenza artificiale, capire quali siano le notizie o le immagini vere e quali artefatte, diventa sempre più difficile ed è quindi più urgente comprendere la differenza tra realtà e finzione. Parleremo di una ricerca recentissima che dimostra che un numero impressionante di giovanissimi non è più in grado di distinguere un volto reale da un volto digitalmente contraffatto o digitalmente creato».
Basti pensare ai video che circolavano in rete qualche mese fa, dove personaggi noti e opposti si abbracciavano…
«La questione dell’analfabetismo funzionale di noi italiani è importantissima, vorrei che le istituzioni se ne facessero carico. Siamo il Paese in Europa che ha il più alto tasso di analfabetismo funzionale. È urgente che a noi italiani sia offerta la possibilità di fare formazione per adulti che non possono più andare a scuola, organizzare dei corsi di educazione permanente dove riprendiamo a imparare a ragionare».