La protagonista

mercoledì 2 Agosto, 2023

La storia di Ketty: la pittrice naïf dei cani

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Nata a Genova nel 1968 e abbandonata dai genitori, Caterina Marinelli è vissuta in un orfanotrofio in Liguria sino all’età di 11 anni. Venne adottata dall’ingegner Marinelli e sua moglie, la baronessa Bianca Maria a Prato

L’ultima esposizione, a fine luglio, nelle due sale della «Cà da la Val», sulla porta di casa sua, a Piazzo di Segonzano, nell’ambito delle manifestazioni WE-Estate 2023 promosse dal professor Giuseppe Calliari.
La popolazione della val di Cembra aveva potuto apprezzarne l’opera, una prima volta, nel mese di dicembre del 2013 quando le fu organizzata una mostra dal titolo «Cani». Grande fu lo stupore per gli animali plasmati, imbalsamati, o dipinti da Giuliana Caterina Marinelli a Prato. Fino a quel momento soltanto in pochi avevano potuto vedere l’opera della giovane artista segonzanese.
Personaggio eclettico e un tantino stravagante, come si addice a un’artista in piena attività creativa, Caterina, «la Ketty dei cani», è impegnata in mille attività. Su tutte spicca il suo impegno nel volontariato sociale, segnatamente, nella «Stella Bianca» della val di Cembra della quale è un’apprezzata collaboratrice. Il suo altruismo, il suo spiccato senso della solidarietà nasce probabilmente dalle sue origini, dal suo vissuto. Tutt’altro che facile.
Nata a Genova nel 1968 e subito abbandonata dai genitori, Caterina è vissuta in un orfanotrofio in Liguria sino all’età di 11 anni. La direttrice di quell’Istituto aveva un cane al quale riservava più attenzioni e carezze di quante fosse disposta a elargirne ai bambini. Tant’è che i piccoli, visto l’andazzo, cercavano di imitare il cane e di comportarsi come l’animale.
Nella sua bella casa-museo, a Piazzo di Segonzano, colpisce più di molte altre pitture a olio, un autoritratto con due occhi bellissimi e un muso da cane. Probabilmente, Caterina ha recuperato quest’immagine nel subconscio dell’infanzia.
Fu tolta dall’orfanotrofio da due genitori adottivi straordinari: l’ingegner Marinelli e sua moglie, la baronessa Bianca Maria a Prato. Quando il papà andò in pensione dall’Ansaldo di Genova, la famiglia si trasferì a Trento. Morto il papà adottivo, Ketty è vissuta con la mamma e due cani. Un tragico incidente stradale (11 luglio 2002) le portò via anche la mamma adottiva.
Nel frattempo, Giuliana Caterina ha studiato privatamente disegno e composizione. Sette anni di lezioni da una signora che l’ha avviata sulla strada dell’arte. Nel suo atelier, nella casa a Prato, a Piazzo di Segonzano, c’è un organo che Ketty suona per riempire i vuoti di una sofferta malinconia che accompagna le sue opere.
La sua abitazione, aperta alle scolaresche e a pochi fortunati, quasi un museo di scienze, propone animali imbalsamati e cani di terracotta, volpi e martore, uccelli e ghiri. Un caleidoscopio di oggetti e di animali che mischia vari tipi di arte plastica.
Nei dipinti si individuano alcuni tratti somatici di compaesani oggi scomparsi. È il suo modo affettuoso per dire addio a chi, racconta, le è stato simpatico.
Ha detto di sé: «Tutti vanno dalla stessa parte. Io no. Io vado dall’altra. Io sono la pecora nera».
Oltre alla mostra di Segonzano (2013), «I cani di Caterina» hanno avuto una rassegna a Genova, nel 2010, allestita negli ex magazzini del cotone. L’anno prima, per Pergine Spettacolo Aperto aveva allestito una mostra «L’amico dell’uomo» nelle cucine dell’ex ospedale psichiatrico di Pergine.
Nel giugno del 2010 è stato presentato pure un documentario dal titolo «Caterina» prodotto da Format, il centro audiovisivi della Provincia autonoma di Trento. Nella scheda, pubblicata da «Trento Blog», si scrive: «Il documentario è stato girato nei locali dell’antico ospedale psichiatrico di Pergine, in Trentino, e nel paese di Piazzo, in Val di Cembra, dove vive la protagonista. Tassidermista, volontaria del salvataggio alpino, artista visionaria legata al mondo animale, soprattutto canino, la Marinelli già da bambina per il suo talento spontaneo viene paragonata a Ligabue: ossessionata anche dal tema degli incidenti, esorcizza attraverso un realismo drammatico i dati della sua tormentata biografia. La musica originale del video è opera della stessa Caterina».
A fine maggio 2017 «i cani di Ketty» hanno partecipato a una rassegna di quattro giorni a Torino. Ma l’arte di Caterina Marinelli è stata apprezzata perfino in Cina dove l’artista di Segonzano è approdata nel mese di ottobre del 2014. Per tre settimane Caterina ha lavorato nei laboratori del Mo-Art Space di Monica Demattè, una sinologa trentina, specializzata in arte cinese contemporanea. Usando le crete fornite dal maestro Wen Wozheng, un ceramista che usa ancora le antiche tecniche Sung, Caterina ha realizzato venti opere.
Nella Cina dove i cani sono tenuti in grande considerazione, i levrieri di terracotta di Caterina Marinelli hanno soddisfatto il palato di numerosi critici d’arte.