L'intervista

venerdì 25 Ottobre, 2024

La storia unica di Antwi-Boasiako: «Dalla laurea a Trento a responsabile sicurezza per il mio Ghana»

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Sarà ospite d'onore alla cerimonia di oggi del lancio dei tocchi in Università. È il primo direttore della Cyber Security Authority (Csa) del Ghana. Nel 2017 ha contribuito alla stesura di una legge-modello sulla sicurezza informatica in Africa

È diventata una tradizione della città festeggiare, due volte l’anno, in autunno e in primavera, laureati e laureate che hanno scelto Trento per la loro esperienza universitaria. Così, anche nella mattinata di oggi, centinaia di tocchi svolazzeranno in piazza Fiera per celebrare uno dei traguardi più attesi del percorso accademico. Quest’anno toccherà ad Albert Antwi-Boasiako fare gli onori di casa come testimonial dell’evento. Laureato in Filosofia all’Università di Trento nel 2008, Antwi-Boasiako, classe 1979, ha contribuito alla stesura della prima legge sulla cyber security in Ghana ed è il primo direttore della Cyber Security Authority (Csa). Attualmente fa parte dell’Independent Advisory Committee (IAC) del Global Internet Forum to Counter Terrorism e nel 2021, è stato riconosciuto come il 20° dirigente della sicurezza più influente al mondo nella categoria sicurezza informatica da IFSEC Global.
Dottor Antwi-Boasiako, dal Ghana all’Italia per la laurea triennale. Perché ha scelto proprio Trento?
«È una domanda che mi fanno spesso soprattutto perché si tratta di una triennale e non di un master. Vengo da una famiglia che ha sempre viaggiato molto, quindi, fin dal liceo ho maturato l’idea di studiare all’estero. Ero alla ricerca di una cultura diversa, di una lingua diversa ed ammetto che l’Italia è sempre stata un mio chiodo fisso. Ho scelto Trento perché è una città piccola, di montagna e per me rappresentava il posto ideale per studiare in tranquillità. Inoltre, la Provincia supportava molto gli studenti meno abbienti e presi una borsa di studio. In parte, credo sia stato destino: in Italia ho conosciuto mia moglie (ride ndr)».
Ha dovuto imparare una lingua da zero e frequentare corsi interamente in italiano… quanto è stato difficile?
«Mi ha aiutato la passione. Certamente, i primi sei mesi ho avuto qualche difficoltà. Registravo le lezioni nelle cassette e poi le riascoltavo a casa. In compenso, mi sono laureato in soli due anni e mezzo. Leggere la filosofia in italiano ha tutto un altro sapore. L’inglese è la lingua del business, l’italiano è una lingua di riflessione, di filosofia che ti arricchisce la mente. Non si può non leggere Platone in italiano».
Si mantiene allenato con l’italiano? Studia ancora?
«Anche se il mio lavoro mi lascia poco tempo, sì. Ogni tanto leggo qualche articolo di giornale online e soprattutto mi alleno parlando in italiano con i miei figli che hanno scelto di studiarlo. Ascolto ancora Pavarotti, Ligabue: la musica italiana mi tiene a contatto la cultura che mi ha regalato un’esperienza di vita. Ammetto che, quando faccio delle riflessioni “deep”, penso in italiano (ride ndr)».
Dopo Trento, è tornato in Ghana?
«Sono andato in Inghilterra dove ho conseguito la laurea specialistica in “Cyber Security and Forensic Information Technology”. Poi sono rientrato a casa dove ho fondato la mia agenzia indipendente di cyber security intelligence, la e-Crime Bureau, che contava più di 30 dipendenti. È stata la prima agenzia di cyber security dell’Africa Occidentale e dopo un periodo di collaborazione con le autorità ghanesi che si appoggiavano al nostro lab per investigare la criminalità informatica, ho ricevuto una chiamata del presidente che mi proponeva di creare un’agenzia nazionale di sicurezza informatica».
Da quel momento, quali sono state le sue attività?
«Ho contribuito alla stesura della prima legge sulla cyber security ed ho sviluppato la policy da adottare nell’ambito della sicurezza informatica del Paese. Questa legge è poi diventata un modello per altri paesi africani come Sierra Leone, Zambia e Mauritius. Abbiamo poi fondato la Cyber Security Authority che presiedo dal 2021».
Lei è un migrante che si è formato all’estero per rientrare a casa e contribuire a migliorare il suo Paese. Che effetto le fa?
«Provo orgoglio, specialmente per la self-realisation in una materia che è importante non solo per il Ghana ma per l’intero Continente. È una soddisfazione enorme per me, perché credo che il senso della vita non siano i soldi ma il creare i presupposti per migliorare le condizioni di vita delle persone e sto continuamente cercando nuovi modi per aiutare. Ho in programma la creazione di una borsa di studio in collaborazione con le Università affinché gli studenti che si laureano in Ghana possano fare uno stage all’estero e formarsi per migliorare la loro situazione a casa».