Il caso
giovedì 16 Marzo, 2023
di Ubaldo Cordellini
Slitta di un giorno e rischia di finire in ghiacciaia fino al termine della consiliatura il disegno di legge firmato dal presidente del Consiglio regionale Josef Noggler sulla riforma delle indennità dei consiglieri. Le opposizioni hanno sparato a palle incatenate contro la proposta che prevede di abbassare lievemente l’indennità sottoposta a tassazione, ma di introdurre contemporaneamente rimborsi spese forfettari che sono, invece, esentasse. Questa modifica comporterebbe un aumento dello stipendio del consigliere che passerebbe da 6.361 euro netti al mese a 7.138 euro. A questo si potrebbe aggiungere lo scatto automatico in base Istat già a partire dal prossimo gennaio 2024, stimato in un 13% in più. Un po’ troppo, soprattutto a sette mesi dalle elezioni. Le minoranze hanno alzato le barricate ieri a Bolzano in occasione della seduta del consiglio regionale: «Noi siamo contrari ai rimborsi forfettari.
Dobbiamo adeguarci a quello che hanno fatto nelle altre regioni», ha detto ieri Filippo Degasperi, ma anche la Lega, che siede nella maggioranza regionale, si è sfilata e sta pensando di rinviare tutto a dopo le elezioni: «È un argomento delicato che dobbiamo affrontare tutti insieme e sul quale si deve trovare un’ampia convergenza», ha spiegato la consigliera Rita Mattei. La Svp, quindi, rischia di trovarsi da sola nella scomoda posizione di chi vuol far passare un adeguamento delle indennità dei consiglieri che assomiglia più a un aumento non in linea con i tempi che viviamo. Tanto più che il disegno di legge depositato da Noggler prevede anche la reintroduzione di una forma di gestione diretta da parte della Regione dei vitalizi dei consiglieri. Un residuato del passato che sembrava del tutto sconfitto con la legge di riforma del 2012 adottata sull’onda delle proteste e della vergogna che si erano levate quando venne alla ribalta lo scandalo dei vitalizi attualizzati. Uno scandalo che non è, evidentemente, servito molto, visto che undici anni dopo c’è chi cerca di reintrodurre la gestione regionale del vitalizio. Attualmente, si tratta di una assicurazione gestita da fondi privati e alimentata con i contributi dei consiglieri, senza alcun contributo della Regione.
La riforma Noggler non incide su questo punto, ma i più sospettosi non si fidano e temono che, una volta riportato all’interno dell’ente pubblico la gestione, i politici possano decidere a piacimento modificando, ad esempio, i requisiti in base ai quali i consiglieri potranno beneficiare del vitalizio. In un futuro, magari in tempi di minore attenzione da parte dell’opinione pubblica, si potrebbe anche abbassare l’età a partire dalla quale percepire il vitalizio. Del resto esempi di questo genere in passato ce ne sono stati.
Anche per questo la stessa maggioranza regionale è spaccata, con la Lega che ha fiutato il pericolo di un’onda di protesta montante alla vigilia delle elezioni e si mette di traverso. Questa mattina a Bolzano la proposta di legge Noggler tornerà in prima commissione consiliare e molto probabilmente sarà accantonata in attesa di tempi migliori e con la Svp che è pronta a tornare alla carica quando ci saranno tempi più propizi.
Del resto il tema dell’adeguamento delle indennità resta. La legge del luglio 2021, che aveva congelato l’adeguamento fino a fine legislatura, prevede che a partire dal 2024 gli stipendi dei consiglieri regionali vengano aumentati in base all’Istat. Di questi tempi sarebbe un vero e proprio regalo da oltre 700 euro per i consiglieri. Un aumento che non verrebbe compreso dagli elettori, soprattutto in Trentino. C’è chi dice che comunque questo aumento sarebbe scongiurato dal tetto posto a livello nazionale di 11 mila euro lordi per lo stipendio dei consiglieri, ma è vero anche che c’è un parere della conferenza delle assemblee legislative secondo il quale il tetto non vale per gli adeguamenti al costo della vita. Per questo il tema, da qui alla fine della legislatura, si porrà nuovamente. E il rischio concreto è che, a partire dal 2024, i nuovi eletti possano prendere l’intero adeguamento Istat, quest’anno avrebbe voluto dire il 13% dell’indennità, mentre i comuni mortali non riescono a recuperare l’inflazione. Ci saranno sicuramente nuove occasioni di battaglia in consiglio regionale dei prossimi 7 mesi.
Intanto i sindacati già affilano le armi per denunciare il possibile ritorno agli stipendi d’oro. I segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti chiedono che non ci siano aumenti automatici: «Via gli automatismi per gli adeguamenti e no a trucchetti per aumentare ancora le retribuzioni dei consiglieri regionali. Lo chiediamo con forza al Consiglio regionale perché crediamo che gli adeguamenti dei trattamenti economici dei politici debbano avere lo stesso meccanismo delle retribuzioni delle lavoratrici e dei lavoratori. Il gioco delle tre carte tra indennità, diarie e rimborsi spese nasconde, temiamo, lo scopo di mantenere un privilegio. Con un’inflazione che in Trentino è data saldamente nel triennio sopra il 15%, con oltre la metà dei lavoratori dipendenti senza rinnovo contrattuale e quindi con un potere d’acquisto in caduta libera per le famiglie della nostra provincia.
Scelte che vanno nella direzione di rafforzare i privilegi invece che rimuoverli sono inaccettabili». Il segretario della Flp, federazione dei lavoratori pubblici, Giuseppe Vetrone, rincara la dose: «Solo pochi giorni fa si è conclusa una faticosa trattativa sindacale riguardante tutto il personale dell’Ente Regione (circa 900 lavoratori tra Uffici Giudiziari, Camere di Commercio, Regione), che ha visto il rinnovo contrattuale fermo al biennio 2019/2021, con un aumento lordo stipendiale del 4,84%, a fronte di un’inflazione galoppante del 15% circa. Ebbene, ma allora come si conciliano aumenti che riteniamo spropositati per i politici rispetto a tutto il mondo del lavoro? Come dire che i calcoli, per conto loro, li sanno fare!!! A questo punto ci rivolgiamo a quella parte “sana” della politica affinché rimetta immediatamente nel cassetto tali “provocazioni” e pensi a legiferare con equità per tutti».
il caso
di Redazione
L'uomo più ricco del mondo e principale finanziatore di Trump ha commentato su X la notizia della sospensione della convalida del trattenimento dei 7 migranti nel Cpr di Gjader. Salvini gli fa eco: «Un danno per la sicurezza e il portafoglio degli italiani».