Il Forum
sabato 3 Febbraio, 2024
di Margherita Montanari
Numeri alla mano, spiega che negli ultimi anni la compagnia ha fatto un «salto dimensionale importante»: ha rilanciato l’immagine, ha assunto «un ruolo centrale nel contesto economico-territoriale regionale» e ha dimostrato di avere «la forza patrimoniale per affrontare operazioni di primo piano». Alessandro Molinari, amministratore delegato e direttore generale di Itas, dopo una lunga carriera nella Mutua trentina, nel 2020 è arrivato al vertice della realtà assicurativa. A quattro anni di distanza, opite del forum della redazione de «Il T Quotidiano», fa un bilancio. Nonostante la corrente forte delle avversità climatiche, che fanno lievitare le liquidazioni dei sinistri da calamità, sottolinea il rafforzamento dei rami danni e vita. E parla di «un piano di sviluppo ambizioso e di crescita», anche dimensionale, nel 2024.
Molinari, come è andato il 2023?
«L’andamento del fatturato è decisamente positivo. Il 2023 si è chiuso nei rami danni con un incremento complessivo del 12%. Nello specifico l’incremento è stato del 17% nel ramo auto e dell’8,2% nei rami elementari (incendio, infortunio, responsabilità civili). Tendenzialmente ci collocheremo sopra il livello di mercato. Questo grazie a una dinamica commerciale molto positiva che ci ha portato a performare meglio delle previsioni».
Lo scorso anno il segmento auto era risultato stazionario. A cosa è dovuto l’incremento?
«L’incremento deriva da due aspetti: una crescita del premio medio dei contratti che abbiamo in portafoglio, per effetto del progressivo smaltimento degli sconti fatti in epoca Covid. Abbiamo dovuto recuperare il premio medio per coprire la dinamica inflattiva, anche perché i sinistri sono aumentati. L’altro fattore è l’acquisizione di nuovi contratti, nuovi clienti».
Cosa si può dire del comparto vita?
«Cresce molto bene, con il fondo pensione integrativa incrementato del 10%. Siamo tra le compagnie leader in questo segmento in Italia. Un altro segmento in crescita è quello della temporanea caso morte e non autosufficienza. Ormai pensare a interventi privati di integrazione al welfare pubblico è essenziale».
Il cambiamento climatico pone sfide importanti al mondo assicurativo. Quanto incidono sul vostro bilancio le avversità naturali?
«Tutti gli elementi citati hanno inciso positivamente sul fatturato. Il tema dei sinistri da avversità naturali ha invece inciso negativamente. Il 2023 è stato l’anno peggiore di sempre in Italia per danni da eventi naturali causati per complessivi 3,5 miliardi di euro. Per quanto riguarda le coperture di famiglie e imprese, Itas ha liquidato circa 200 milioni in più di euro rispetto alla media dei cinque anni precedenti. Non è stata solo l’alluvione in Emilia-Romagna, ma soprattutto le forti grandinate dalla Lombardia al Friuli-Venezia Giulia».
Nel complesso come si chiuderà il bilancio 2023?
«Il bilancio chiuderà in positivo. Inoltre, l’indice di solvibilità, che indica l’equilibrio patrimoniale della compagnia, si è rafforzato ulteriormente: il Solvency Ratio era del 216% nel 2022. Quest’anno sarà al 220%. Più del doppio del minimo».
Sui temi della crisi demografica e del cambiamento climatico, talvolta sottovalutati a livello di progettualità politica, che strategie state impostando?
«Il nostro piano industriale triennale 2024-26 (il secondo presentato al consiglio da Molinari, ndr) è incentrato sullo sviluppo del welfare. Stiamo incentivando a livello commerciale il fondo pensione aperto. Cerchiamo di far capire ai nostri soci assicurati l’importanza di mettere garanzie sulla vita, non solo di andarsi a coprire dai danni».
Per quanto riguarda le catastrofi naturali?
«L’obbligo assicurativo a carico delle imprese scatta entro fine 2024. È positivo perché sprona la cultura assicurativa. Ormai è chiaro che lo Stato non può continuare a stanziare miliardi ogni anno per colmare il gap assicurativo di imprese e famiglie. Come mercato assicurativo dovremo prepararci ad offrire garanzie».
In Trentino la copertura nel settore agricolo è alta. Altrove?
«L’Italia è tra gli ultimi Paesi per incidenza della spesa assicurativa in rapporto al Pil. In Trentino-Alto Adige c’è una cultura assicurativa alta, eredità degli ex territori austro-ungarici. All’epoca esisteva l’obbligo assicurativo anti incendio. Non è rimasto l’obbligo, ma la mentalità sì. In ambito agricolo siamo sopra il 90% della copertura. In Italia in ambito agricolo siamo al 30%. Dobbiamo raggiungere una copertura maggiore anche per parare meglio i sinistri. Maggiore è la platea di assicurati, minori i premi».
Lei è arrivato al vertice di Itas nel 2020. Come è cambiata la compagnia negli ultimi anni?
«D’intesa con il presidente Giuseppe Consoli abbiamo fatto un lavoro di rilancio del marchio a livello territoriale e nazionale. Dopo i problemi di immagine di qualche anno fa, riteniamo di aver recuperato ampiamente. La compagnia ha assunto un ruolo centrale nel contesto economico-territoriale regionale. Abbiamo raggiunto un fatturato consolidato di circa 1,1 miliardi. Il ramo danni, che ci vede nel mercato come ottavo gruppo assicurativo italiano, ha raggiunto 800 milioni di euro. Abbiamo consolidato il patrimonio netto tangibile, cresciuto di oltre 100 milioni di euro. Abbiamo fatto un salto dimensionale e allargato la platea dei soci sovventori. Oltre ai due soci sovventori partner – Hannover Re e Vhv – abbiamo Fondazione Carisbo, Fondazione Caritro, Sparkasse, Cassa Centrale Banca, Civibank, Banca Intesa. Ora si chiude il triennio guidato dal presidente Consoli e da qui si ripartirà».
A proposito del rilancio dell’immagine, il tentativo di acquisizione di Tua Assicurazioni nel 2023 ha fatto pensare a una strategia di allargamento. È così? Potreste valutare altre operazioni?
«Con Tua avevamo pensato alla possibilità di consolidare la nostra rete distributiva. Saremmo diventati la quinta compagnia italiana per rete distributiva. Avevamo messo sul piatto 215 milioni di euro. Alla fine ha vinto Allianz, ma abbiamo dimostrato di avere la forza patrimoniale per fare operazioni importanti. Al momento non c’è altro sul mercato. Andiamo avanti con il nostro piano di sviluppo, che per il 2024 si conferma ambizioso e di crescita sostenuta».
Crescita lungo quali vettori?
«Lavoreremo sul portafoglio clienti, offrendo nuove garanzie contro catastrofi naturali e a supporto del welfare. Prevediamo poi aperture di nuovi punti vendita per rafforzarci nel centro-sud e diversificare il rischio anche in chiave territoriale. Per ora siamo concentrati dall’Emilia Romagna in su, con 420 agenzie e circa 2.000 subagenti (la maggior parte in Lombardia)».
Itas oltre ad essere player economico è anche un attore sociale, in particolare in Trentino.
«Per questo interverremo come sostenitori di Trento capitale europea del volontariato, davanti al presidente Mattarella (oggi a Trento, ndr). L’occasione ci dà uno spunto per presentare una polizza di copertura assicurativa per il volontariato. In Italia c’è un obbligo di copertura per infortunio e responsabilità civile. Ma ancora non esistono coperture ad hoc. Abbiamo quindi lanciato un prodotto istantaneo, Itas Give, per i volontari. Colmiamo un gap del mercato assicurativo italiano. In generale, Itas ha sensibilità verso il terzo settore per la propria natura giuridica e previsioni statutarie. Siamo vicini al territorio anche attraverso sponsorizzazioni».
Negli ultimi anni avete accelerato sul fronte delle assicurazioni istantanee. La svolta digitale è una direttrice di crescita?
«Itas ha fatto un percorso di digitalizzazione importante scegliendo di distribuire assicurazioni istantanee e ponendosi un obiettivo di leadership. Lanceremo anche un’app. L’anno scorso abbiamo chiuso 450 mila contratti in 3 mesi e quest’anno vediamo numeri in crescita del 25%. Sul fronte digitale abbiamo sviluppato anche i pacchetti di copertura vacanza sicura in val di Fassa e val Fiemme. Cerchiamo di allargare questo modello in Trentino. E poi c’è la collaborazione con Telepass».
Come sono i rapporti con il mondo del credito? Nella partita di Mediocredito quale può essere il vostro ruolo?
«I rapporti sono buoni, con loro abbiamo in essere rapporti distributivi. Quanto a Mediocredito, ci era stato proposto di subentrare (attualmente Itas ha lo 0,2%, ndr). Nel 2022 avevamo valutato l’operazione e dato il benestare, a condizione che Itas diventasse socio di riferimento di Mediocredito per bancassurance. Ad oggi non abbiamo avuto raccordi in tal senso da parte degli attuali soci di riferimento (Raiffeisen). Continua ad esserci disponibilità da parte nostra. Ma non sarà a tempo indeterminato».
Fino a quando?
«Quest’anno scade la governance, vedremo cosa accadrà».
Un’altra partita che si cerca di territorializzare è l’acquisizione del 40% di Hydro Dolomiti Energia messo in vendita da Macquarie. In gara c’è la cordata trentino-internazionale con Equitix, Tages, La Finanziaria Trentina e Fondazione Caritro. Se la cosa dovesse andare avanti, si potrebbero coinvolgere altri investitori istituzionali locali.
«Finora abbiamo valutato l’operazione ma non abbiamo dato il via libera. È una partita un po’ estranea al nostro core business di investimenti. Tendenzialmente vorremmo starne fuori. Vedremo».
Itas come vede il sistema dell’autonomia trentina, anche rispetto a Bolzano, e come valuta la capacità di fare sinergie con i territori vicini?
«In Trentino-Alto Adige abbiamo esperienze di autonomia radicate nel tempo. Abbiamo sviluppato processi ambiziosi comuni, come Pensplan. Questo modello potrebbe essere esportato a livello nazionale, in altri ambiti regionali. Ma il federalismo va gestito con cautela».
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