Il funerale
martedì 21 Maggio, 2024
di Jessica Rigo
Un dolore palpabile ha segnato profondamente il paese di Volano, riflettendosi nella folla attonita e commossa che ieri pomeriggio si è riunita nella chiesa parrocchiale per dare l’ultimo saluto a Federico Volani, il giovane di trentuno anni che ha perso la vita lo scorso 10 maggio in un incidente stradale. Chiamato e conosciuto da tanti come “Kikko”, oltre che un abile artigiano, era una figura centrale e rispettata nella comunità volanese, ben inserita nel mondo associazionistico locale come membro attivo dell’associazione Melagodo e volontario vigile del fuoco fin dai suoi diciotto anni. L’intera comunità, tanti amici, i colleghi artigiani, i compagni di volontariato, si è riunita in un abbraccio simbolico a mamma Patrizia, papà Alfredo e il fratello maggiore di Federico, Nicola per condividere il peso di una perdita così grande e improvvisa. Una chiesa e un sagrato colmi di persone, tantissimi i volti giovani, hanno dato l’ultimo addio a Federico, testimonianza tangibile dell’immenso affetto di cui era circondato il giovane, portando la testimonianza di un uomo con tanta voglia di fare ed essere un esempio positivo per la comunità. Accanto alla famiglia anche la sindaca di Volano Alessandra Furlini anche nella veste ufficiale di rappresentante della comunità con i simboli del Comune, e i vertici dei vigili del fuoco trentini con in testa Luigi Maturi, presidente della Federazione dei vigili del fuoco volontari del Trentino. Antistante la navata della chiesa, vicino all’altare, resta una bara in legno con appoggiati dei fiori, il casco e la sua divisa da pompiere piegata con cura e attenzione, simbolo dell’ardore, del sacrificio e della passione con cui ha servito la sua comunità. Circondata da sei compagni vigili del fuoco in divisa, a testa china con, a fianco, il gonfalone del Comune. Durante il rito funebre, don Corrado Prandi, nell’omelia, ha sottolineato: «Le lacrime sgorgate dagli occhi di voi che amate Federico, oggi potrebbero bastare; ma dentro ognuno di noi emerge forte una domanda, un perché che non possiamo ignorare: “Perché Dio chiama persone buone e lascia qui i malvagi? Nel nostro percorso non camminiamo alla cieca ma dotati di una fiaccola, la fede, che rischiara i nostri passi e ci fa evitare di cadere. La nostra fiaccola però non basta per vedere tutto chiaro, perché? Nella fede questo interrogativo si traduce in chi ha vissuto Federico: la sua famiglia, i vigili del fuoco e le associazioni per cui si è speso; amici e persone che lo hanno conosciuto; le comunità e le montagne che ha tanto amato». Parole di vicinanza a cui, in un momento particolarmente emozionante, è seguita, recitata dai compagni vigili, la preghiera di Santa Barbara: «Oh Dio che illumini i cieli e colmi gli abissi, fa che nei nostri cuori arda la fiamma del dovere e della generosità, e quando la sirena urla per le nostre contrade, ascolta il palpito dei nostri cuori, oh Signore». All’uscita del feretro dalla chiesa, sul sagrato, erano disposti in file e in entrambi i lati i vigili del fuoco, la Croce Rossa Italiana, l’associazione Melagodo e il club Rovereto 4×4. Il picchetto d’onore, il suono delle sirene di entrambi i Corpi e il rombo delle Skoda hanno accompagnato il feretro del giovane Federico, tributo orgoglioso a quel giovane uomo che amava la frenesia della strada e la libertà. «Ciao Fede!» hanno gridato gli amici prima che il carro funebre si allontanasse. ll parroco ha voluto invitare i presenti a un momento di ulteriore unione nella Caserma del Corpo dei Vigili del Fuoco per vivere ancora un po’ della gioia e dell’allegria di Federico con un ricordo collettivo: la facciata piena del suo volto e un video hanno tenuto ancora per un po’ Federico nella sua comunità, celebrandone la vita e come promessa di un ricordo che sarà indelebile per chi lo ha amato.
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