Sanità
martedì 29 Ottobre, 2024
di Redazione
In Italia le culle si svuotano e gli anziani aumentano ma, nonostante questo, il numero dei geriatri è del tutto inadeguato a prendersi carico di una popolazione sempre più numerosa e fragile. Anche in Trentino-Alto Adige non fanno eccezione e subiscono le dinamiche demografiche che si registrano nel resto del Paese, a fronte di una preoccupante mancanza di geriatri. A lanciare l’allarme, gli specialisti della sezione triveneta della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG) che, al Congresso regionale oggi a Venezia, faranno il punto sulle sfide per il futuro e i nuovi modelli che riguardano la presa in carico dei pazienti anziani, sia in fase di ingresso che di dimissione dall’ospedale, in riferimento a nuovi e crescenti bisogni.
Sono circa 230 mila gli over 65 in Trentino-Alto Adige, di questi circa il 40% ha più di due malattie croniche e il 16% degli ultra 65enni è non-autosufficiente. Il numero degli anziani che necessitano di assistenza è in continua crescita e richiede interventi e cure ad oggi non garantiti in modo adeguato. «Infatti, nonostante la recente e virtuosa approvazione da parte della Giunta Regionale veneta di fondi per oltre 61 milioni di euro, destinati al rafforzamento dell’assistenza degli anziani più vulnerabili, il numero dei geriatri è drammaticamente insufficiente. Appena 50 in Trentino-Alto Adige per coprire le aumentate richieste in ospedale», dichiara Alessandra Coin, presidente della sezione Triveneto SIGG.
I modelli assistenziali tradizionali hanno dimostrato già da tempo di non essere adeguati alle esigenze peculiari dei pazienti anziani, specialmente se fragili. “Ciò si traduce in accessi al pronto soccorso e ricoveri ripetuti, talvolta inappropriati e anche impropriamente prolungati, nel senso che i pazienti anziani, pur essendo guariti, restano ricoverati nei reparti perché non sanno dove andare – riprende Coin -. Spesso non vengono accolti dalle strutture ma anche i familiari fanno fatica a riprenderli a casa, perché l’assistenza domiciliare è insufficiente”.
Serve dunque un cambio di paradigma e un salto operativo per la riorganizzazione di un efficiente sistema di cure domiciliari. «Quello che proponiamo è la formula dell’ospedale senza mura, un nuovo modello di continuità assistenziale che prevede vere e proprie “squadre mobili di pronto intervento”, che portano, nei limiti del possibile, diagnosi e cure geriatriche dall’ospedale a casa del paziente, afferma Andrea Ungar, presidente SIGG -.Un modello sperimentato a Firenze e noto come GIROT, Gruppo di Intervento Rapido Ospedale-Territorio, in collaborazione tra geriatri ospedalieri e medici di famiglia, che si è rivelato già vincente, riducendo ricoveri e mortalità e che potrebbe diventare lo standard anche nel Triveneto e rendere effettivamente operativi gli interventi per migliorare la qualità dell’assistenza».
«È quindi necessario aumentare il numero dei geriatri, non solo per consentire una presenza omogenea e adeguata in tutti i reparti, dal pronto soccorso ai reparti internistici, fino a quelli chirurgici, ma anche sul territorio, cioè a casa e nelle strutture. Quello che proponiamo in sintesi è un modello di continuità assistenziale tra ospedale e territorio che non lasci mai solo l’anziano fragile con tutte le sue necessità», conclude Coin.
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