Tribunale
domenica 26 Marzo, 2023
di Benedetta Centin
Un pomeriggio di fine gennaio del 2019 aveva lasciato la figlia di sedici mesi che dormiva nell’auto, lasciata in sosta (e aperta), con motore e riscaldamento acceso e finestrini abbassati. Lei, la mamma, doveva andare in una sala slot. A suo dire «per cambiare una banconota da 100 euro». Secondo i testimoni la donna, all’epoca dei fatti di 23 anni, sarebbe rimasta in quell’attività una decina di minuti. Così come ha fatto una seconda volta, dopo che aveva spostato l’auto «perché la bambina aveva il sole, ma dormiva ancora». E anche se ha assicurato – prima ai finanzieri intervenuti su segnalazione di un cittadino, in seguito ai magistrati – che aveva sempre avuto l’auto a portata di sguardo, nel proprio campo visivo, pronta ad intervenire in caso di pericolo della bimba, la donna trentina è stata comunque ritenuta responsabile del reato di abbandono di minore. Con l’aggravante di averlo fatto in qualità di genitore. E al termine del processo con rito abbreviato, che le ha concesso lo sconto di un terzo della pena, nel settembre 2021 è scattata per lei la condanna. A sei mesi e venti giorni di reclusione (la Procura ne aveva sollecitati otto di mesi). Una pena, quella pronunciata, con la sospensione condizionale, che è stata confermata nei giorni scorsi anche dalla corte d’Appello di Trento. A cui il legale della giovane donna oggi di 27 anni, si era rivolto, convinto di far cadere la contestazione o quantomeno di ottenere la riduzione della pena considerata eccessiva. Ma niente da fare, non c’è stato alcuno sconto. Nemmeno di un giorno.
«Volevo lasciarla dormire»
La difesa aveva evidenziato come l’imputata avesse voluto lasciare riposare pacificamente la primogenita. La donna non voleva infatti interrompere il sonnellino pomeridiano della piccola e così l’ha lasciata assicurata al seggiolino di sicurezza, facendo in modo che nell’abitacolo vi fossero condizioni climatiche tali da farla stare bene. I finestrini erano stati lasciati abbassati solo «per sentire l’eventuale pianto della piccola». E poi l’auto sarebbe rimasta sempre a portata di sguardo della proprietaria: «Sarei intervenuta subito se necessario» si è giustificata la donna che ha spiegato anche di aver lasciato i suoi effetti personali nella vettura sapendo che si sarebbe allontanata solo per pochi minuti. E, in più, quando ha visto arrivare la pattuglia della guardia di finanza chiamata da un testimone, era tornata sul posto per capire se ci fossero problemi.
Imputata «poco credibile»
A detta del giudice di primo grado «il racconto dell’imputata appare poco credibile» soprattutto per quanto concerne il suo comportamento. Se è vero che è entrata nella sala slot per «cambiare del denaro» non si capisce come mai sia rimasta così a lungo, a quanto pare una decina di minuti. E per il giudice è ancora meno giustificabile il fatto che vi sia tornata una seconda volta, spostata l’auto, pur sapendo che non c’era alcun commesso (era la versione della donna). Eppure si sarebbe trattenuta altri dieci minuti. Per il magistrato, ancora, quello della giovane è stato «un tentativo maldestro e non ben ponderato» di garantire condizioni di sicurezza per la primogenita. Di fatto avrebbe messo potenzialmente in pericolo la sua bimba. Qualcuno avrebbe infatti potuto approfittare della situazione, del fatto che la vettura era aperta. Avrebbe potuto rubare l’automobile con la minore all’interno o portare via solo quest’ultima, che non avrebbe potuto reagire in alcun modo data la sua età. Circostanze, queste, che la mamma avrebbe dovuto considerare. E invece l’ha lasciata sola per due volte nel giro di poco, come testimoniato da una commessa e da una coppia.
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