il ricordo

mercoledì 16 Aprile, 2025

Lascia una pentola sul fuoco, muore Patrick Vettori. Il dolore di padre Claudio: «Mi è crollato il mondo addosso»

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Nonna Erica e zio Roberto piangono il giovane, 28 anni, deceduto in un incendio nel suo appartamento. «Era un pezzo da novanta, sempre in movimento»

«Una grande persona. Un’ispirazione che mi dava la forza e la motivazione di fare. Sportivo, entusiasta, impegnato. Mi è crollato il mondo addosso». Papà Claudio Vettori fatica a rendersi conto che il suo amato figlio non c’è più: «Non trovo le parole, siamo distrutti dal dolore. Era un bravo ragazzo, gentile e solare. Aveva accolto con entusiasmo l’attività di famiglia: autonomo, la sua freschezza mi era d’esempio. Ho perso la mia motivazione». È vero. I genitori non dovrebbero mai sopravvivere al proprio figlio. Troppo grande il dolore di perderlo. Soprattutto quando il figlio ha la bellezza, l’intelligenza e la bontà d’animo di un ragazzo come Patrick Vettori. Ma purtroppo i suoi genitori non potranno più accarezzare i capelli sempre ordinati del loro ragazzo. Aveva solo 28 anni e a tradirlo è stata una pentola lasciata troppo a lungo sul fuoco. Era rientrato da una serata con gli amici. Era stanco. Aveva messo una pentola sulla piastra, forse per cuocersi della pasta, ma si è addormentato. Le fiamme hanno preso forza, il fumo ha iniziato ad avvolgerlo, soffocandolo. Per nonna Erica si è spento «un pezzo da novanta. Un tesoro d’oro».
ll dolore della nonna
Una morte che nonna Erica fatica ad accettare: «Non mi rendo conto. Mi sento morire dentro. La mia vita non ha più senso». Al cimitero, nella cappelletta, nonna Erica piange disperata. Le manca il respiro. Si tiene stretta a una sua conoscente per non cadere a terra. Le gambe le cedono, ma non si tira indietro. Vuole ricordare il nipote. Quel nipote che ogni giorno o quasi la chiamava al telefono e la salutava dicendole «Ti voglio tanto bene nonna». Patrick era così: fisico statuario, postura dritta e fiera e animo gentile. Basta guardare il suo profilo social per rendersi conto di quante sfaccettature era fatta la sua personalità. Non solo. Quante passioni aveva. «Faceva così tante cose: andava in bici e con gli sci. Usciva con gli amici. Era sempre in giro in macchina per lavoro. La mia paura più grande si è concretizzata — la voce di nonna Erica è strozzata dal pianto— Un incidente me l’ha portato via. Mai, però, avrei pensato che a causarlo fosse un incendio nella sua casa. Con tutte le cose che faceva…questa no». Patrick sabato aveva chiamato la sua nonna. «Mi ha telefonato e mi ha detto “ti voglio tanto bene”. Me lo ripeteva ogni volta che mi sentiva. Ogni volta che mi vedeva. Mai avrei pensato che sarebbe stata l’ultima — soppesa i ricordi sotto choc— Mi fa tanto male al petto: vive con me, nel mio cuore. Ci siamo amati nel profondo». Nonna Erica porta la sua mano al cuore e la batte forte come a segnare che il suo caro nipote è li con lei.
Il ricordo della famiglia
Patrick era diplomato come ragioniere e si era laureato in Economia a Trento. Lavorava come agente immobiliare e organizzatore di eventi. Sportivo e dinamico non stava mai fermo, fino a 18 anni ha giocato a calcio, ma poi ha praticato le arti marziali, il tennis, lo sci, il ciclismo. «Era un tornado. Una tempesta, pieno di energia», zio Roberto Vettori e la zia Francesca Donin faticano a trattenere le lacrime. Gli occhi rossi, macchiati dal dolore, stretti uno accanto all’altro si fanno forza a vicenda: «Dobbiamo andare avanti, ma è dura. È stata una morte così assurda. Siamo scioccati». Patrick credeva nel valore della famiglia. Per lui una cena o un pranzo tutti insieme contava più di ogni altra cosa. «Era il collante. Teneva legata tutta la nostra famiglia. Mio nipote amava creare dei momenti di condivisione e quando accadeva i suoi occhi brillavano di felicità».