l'analisi

venerdì 12 Luglio, 2024

L’atlante delle guerre, dal Sudan a Gaza: nel mondo sono 31. Ecco la mappa dei conflitti

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Il bilancio globale analizzato da Raffaele Crocco: «Ogni anno 2200 miliardi di dollari spesi in armi»
Palazzi distrutti a Gaza (Foto LaPresse)

Al mondo si combattono 31 guerre, 108 milioni di persone sono in fuga da questi conflitti e oltre duemila miliardi di dollari vengono investiti in armi. Sono i numeri impietosi che si leggono sfogliando l’«Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo», il volume pubblicato dall’associazione culturale con sede a Trento «46° Parallelo» e arrivato alla sua dodicesima edizione dopo la prima uscita nel 2009: «L’Atlante non è nato solo con l’obiettivo di monitorare i diversi conflitti combattuti nel nostro pianeta – dichiara Raffaele Crocco, giornalista direttore del progetto e presidente di 46° Parallelo – Come associazione vogliamo raccontare la guerra per far capire che non è lo strumento ideale per risolvere i problemi e le questioni fra popoli. Un obiettivo a cui miriamo non solo con l’Atlante ma anche con quello che scriviamo quotidianamente sui nostri due siti, uno in italiano e uno in inglese».
Un mondo frammentato
Ciò che emerge dall’analisi è l’immagine di un mondo frammentato in base agli interessi e le scelte delle due principali potenze mondiali: «Il quadro che questa edizione restituisce è quello di un pianeta spaccato – spiega il direttore – Noi non crediamo alla tesi sostenuta da papa Francesco di una Terza guerra mondiale combattuta “a pezzetti”, ma certamente stiamo assistendo allo scontro fra due fazioni, che possiamo chiamare i “filoamericani”, cioè gli attori che si raccolgono attorno agli Stati Uniti, e i loro “antagonisti”, capeggiati invece dalla Cina. Due blocchi che stanno affidando questo scontro a stati terzi, perché si combatte in Ucraina, nell’Africa subsahariana, per il controllo degli stretti commerciali. Conflitti uniti dunque da un filo rosso che porta a conseguenze come una corsa al riarmo sempre più alta: negli ultimi dieci anni gli investimenti per le armi sono cresciuti in maniera spaventosa, siamo arrivati nel 2022 ad avere una spesa di 2200 miliardi di dollari americani a fronte dei 180 che la comunità mondiale ha messo in campo per la cooperazione fra popoli. E a sentire le voci che escono dall’ultimo G7 di giugno, parliamo di cifre destinate a crescere ancora».
«Tutte le guerre sono un dramma»
Una delle caratteristiche principali dell’Atlante è quella di voler dare una panoramica generale di tutte le 31 guerre senza però metterne una in particolare rilievo rispetto alle altre: «L’Atlante non si focalizza mai in particolare su una specifica zona di guerra, tutti i conflitti vengono trattati allo stesso modo – prosegue Crocco – Si parte dal presupposto che tutte le guerre sono drammaticamente uguali perché causano vittime, e non ne esiste una più importante dell’altra. Ogni conflitto analizzato ha quindi lo stesso numero di pagine e lo stesso spazio dedicato a tutte le altre e viene messo in ordine alfabetico rispetto al continente in cui si combatte».
Dalle Filippine all’Ucraina
Dalla situazione nelle Filippine a quella in Ucraina, dagli scontri in Nigeria a quelli in Israele e Palestina, dal Sud Sudan alla Libia passando per lo Yemen, a ogni scenario vengono dedicate quattro facciate con cartine, dati dell’ Unhcr riguardo il numero di sfollati e rifugiati, informazioni sul Paese, le motivazioni e le figure chiave del conflitto, il riepilogo degli sviluppi più recenti e dei tentativi di pace intrapresi. Ma sono anche molti altri i temi di cui l’Atlante si occupa: «Ci sono pagine dedicate agli ordigni inesplosi che restano sul terreno nel dopoguerra – aggiunge il direttore – Altri temi caldi sono le politiche di contrasto al cambiamento climatico, l’analisi degli eserciti più importanti, le operazioni di peacebuilding e anche la proposta di una nuova strategia di valutazione della geografia mondiale, basata non sulla geopolitica ma sulla geografia dei diritti umani: dal loro rispetto e attuazione è impossibile prescindere per analizzare quanto accade nel nostro pianeta». Una visione nuova quindi per capire meglio cosa succede nelle zone di guerra, perché un altro aspetto negativo che 46° Parallelo ha osservato dall’inizio della sua attività di monitoraggio e nel corso delle diverse edizioni dell’Atlante è l’assenza di progressi significativi nel contrasto alla violenza e al suo utilizzo come strumento di risoluzione: «Da quando abbiamo iniziato la pubblicazione dell’Atlante nel 2009 non ci sono stati grandi cambiamenti nei numeri – conclude Crocco – Parliamo sempre di cifre fra i 30 e i 33 conflitti combattuti. Quello che è cambiato è la percezione della guerra come una questione non più vincolata a un contesto regionale ma sempre più inquadrata in quello internazionale. E questo complica tutto quando si tratta di raggiungere accordi di pace, c’è soprattutto una mancanza importante di terzi attori che siano credibili nel processo di mediazione fra le parti coinvolte».