Job hopping
mercoledì 1 Maggio, 2024
di Tommaso Di Giannantonio
Cinquant’anni da poco compiuti, un paio di mesi fa ha deciso di voltare pagina. Ha lasciato Trentino Trasporti, dove era stato assunto nel 2010 con un contratto a tempo indeterminato, ed è andato a lavorare in un’azienda privata, con uno stipendio anche più basso, circa 100 euro in meno. È uno dei tanti casi di «job hopping», ossia della tendenza a passare da un posto di lavoro (molto spesso un posto stabile) all’altro. Lui non ha dubbi: una delle principali ragioni che lo hanno spinto a dimettersi è stata quella di «lavorare nelle domeniche e nei giorni festivi», racconta l’ormai ex autista del trasporto pubblico, Andrea Bazzanella. Insomma, è stata una scelta che «ho fatto per me stesso e per la mia famiglia». Padre di un ragazzo appena adolescente, è entrato in Trentino Trasporti nello stesso anno in cui è nato suo figlio. Aveva 37 anni. «All’inizio, finché eravamo all’ex Atesina, si stava meglio — ricorda con un po’ di nostalgia — Poi la situazione è peggiorata». Le sue dimissioni rientrano tra le 15 uscite dal lavoro registrate da Trentino Trasporti nei primi tre mesi del 2024, tra licenziamenti volontari e pensionamenti. In totale, dal 2021 sono andati via 189 autisti a tempo indeterminato. E nello stesso periodo ne sono stati assunti 79, cioè 110 in meno con la stessa tipologia di contratto. «Personalmente ero stufo di lavorare nelle domeniche e nei festivi: questo è stato il fattore scatenante — racconta Andrea Bazzanella — Sul servizio extraurbano funziona così: lavori 6 domeniche di fila e poi per 6 domeniche sei di riposo. Sull’urbano, invece, la situazione è diversa. Su questo fronte i turni si sono allungati perché sono state inserite pause di un’ora e mezza o a volte anche di due ore durante l’orario di lavoro». Quando ha ricevuto l’offerta di lavoro dalla ditta di trasporti in cui attualmente è impiegato come camionista non ci ha pensato due volte. «Ho accettato subito», dice. Percepisce uno stipendio più basso, «circa 100 euro in meno», ma «ne guadagno di più in termini di qualità di vita — puntualizza — Adesso lavoro dal lunedì al venerdì. Riesco ad avere più tempo per me e per la mia famiglia». L’altra ragione che lo ha portato a rassegnare le dimissioni è stata «la maleducazione crescente dei passeggeri — conclude — Anche in questo caso, negli ultimi anni la situazione è peggiorata. Gli autisti si trovano tra l’incudine e il martello, costretti a subire la maleducazione della gente. Per fortuna non ho mai avuto problemi gravi, ma ci sono stati colleghi che hanno subito aggressioni».