il caso

sabato 8 Aprile, 2023

L’autopsia conferma: «Papi ucciso dall’orso». La mamma della vittima pronta a denunciare Provincia e Stato

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Il runner era vivo al momento dell’aggressione e ha lottato. I periti hanno disegnato l'identikit dell'orso: grande e anziano
andrea papi

Mamma Franca Ghirardoni mercoledì pomeriggio ha inseguito con lo sguardo il figlio Andrea Papi fino alla porta, dove è sparito per una corsa in salita fino a malga Grun, abbigliamento sportivo, racchette e zainetto al seguito. «Ci vediamo per le 19, ti voglio bene» le parole del genitore al primogenito. L’ultimo messaggio a quel figlio e «ragazzo d’oro» di cui la donna andava fiera. E che il bosco le ha restituito senza vita qualche ora dopo: il corpo, mezzo svestito, ritrovato straziato da evidenti graffi e con segni di denti. Il riconoscimento del ragazzo è avvenuto solo attraverso una parte, probabilmente per evitare alla famiglia un’ulteriore pena. Famiglia che si è chiusa nel suo dolore, un fardello con cui sarà costretta a convivere d’ora in poi. Ma i sentimenti sono anche altri. «Rabbia? Solo rabbia per quello che è accaduto?» la domanda retorica di mamma Franca. Parole, queste, soffocate dall’emozione. Sembra di respirare anche un senso di impotenza. Ma la famiglia certo non vuole rimanere a guardare. E punta il dito in cerca di risposte, intenzionata ad andare fino in fondo: formalizzerà infatti, nero su bianco, delle specifiche accuse. Contro le istituzioni. Per questo si è già affidata a dei legali. «Non un avvocato, più di uno – fa sapere mamma Franca – attraverso i quali denunceremo la Provincia autonoma di Trento e anche lo Stato, sì anche lo Stato se ci riusciamo, per aver reintrodotto gli orsi in Trentino e in particolare per averlo fatto senza che ci fosse stato alcun referendum». Insomma, questa tragedia rischia di riversarsi nelle aule di tribunale e di creare un precedente.
È morto lottando
Da una parte il dolore e la rabbia della famiglia, dall’altro la politica, con l’amministrazione provinciale che aveva già preannunciato delle decisioni. Tutte appese all’esito dell’autopsia. Gli esami, chiamati a confermare le cause del decesso del giovane solandro, sono arrivati nel tardo pomeriggio di ieri. Il dettaglio più importante: Andrea Papi è stato aggredito da vivo. Dunque scartata l’ipotesi di un malore o di un incidente precedente, già messa in dubbio, del resto dalle prime analisi del terreno. L’autopsia, condotta al Santa Chiara di Trento alla presenza di tre periti: Federica Bortolotti, medico legale dell’azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona, Alessandro De Guelmi, veterinario già alle dipendenze della Provincia e tra i massimi esperti della presenza degli orsi in Trentino e Heidi Hauffe, esperta di dna animale della fondazione Mach.
Il corpo del 26enne presentava diverse ferite, tra graffi nella parte centrale del corpo e un morso tra la spalla e il braccio. Una situazione che ha fatto perdere al giovane di Caldes molto sangue. Ci sono degli evidenti segni di collutazione: Papi si è difeso, ha lottato fino all’ultimo, come dimostra il bastone ritrovato vicino al suo corpo, utilizzato nel disperato tentativo di allontanare l’animale. Le indagini dei periti hanno confermato anche il trascinamento del corpo da parte dell’orso, per circa settanta metri, anche se parte di questa distanza può essere stata coperta durante la prima fase di scontro tra orso e animale.
Grande, grosso e adulto
I tre esperti si sono fatti anche un’idea dell’esemplare. Il riscontro del dna arriverà dopo Pasqua, ma si sa già, dai segni di aggressione, che si tratta di un orso «grande e grosso», anche se non è prematuro esprimersi sul sesso. È quasi certamente un adulto, e uno dei maggiori tra quelli presenti in zona. Dettagli importanti: ciò significa che quasi certamente la sua identità è nota alla Provincia. È stato campionato, infatti, circa l’80 per cento degli orsi presenti in Trentino, con la sola esclusione dei più giovani.
Già nella giornata di ieri squadre della protezione civile e del servizio forestale, aiutate anche dai carabinieri della compagnia di Cles, anno scandagliato i boschi nella zona del monte Peller alla ricerca di tracce. Per il momento è l’unica cosa che si può fare ma, stando anche alle dichiarazioni arrivate nella serata di ieri da parte dell’amministrazione provinciale la «caccia» vera e propria inizierà a breve.