La storia
domenica 17 Dicembre, 2023
di Davide Sgrò
I Nardelli, una famiglia che da tre generazioni assiste e accompagna le trasformazioni sociali e culturali di un paese. Proprio lì, a Lavis, in quella piazza Manci situata nel cuore del centro storico e che tante ne ha viste passare, ma che ha sempre avuto come costante la bottega ancora oggi punto di riferimento per la cittadinanza. Attente sentinelle dei cambiamenti non solo nel campo dell’editoria, ma anche delle abitudini di cittadine e cittadini che passando da lì hanno sempre respirato quell’aria gentile e familiare che ha reso celebre la bottega, trasformandola, col passare dei decenni, in un punto di riferimento per tutta la comunità. Il prossimo 24 gennaio l’edicola e tabaccheria «Nardelli» di Lavis spegnerà le sue prime cento candeline.
La tabaccheria nasce nel 1924 con Giuseppe Facchini, antenato degli attuali gestori. Facchini aveva ottenuto una licenza provvisoria attraverso un contratto d’appalto per poter avviare l’attività di rivenditore di sali e tabacchi: all’epoca questo tipo di licenza non era cosa rara in quanto veniva concessa agli invalidi di guerra di modo che potessero guadagnarsi da vivere nonostante l’invalidità.
Anche ai tempi la burocrazia procedeva a rilento: la licenza ufficiale, infatti, viene rilasciata a Giuseppe solamente quattro anni dopo, il 16 giugno 1928. Un traguardo che però Facchini si gode per poco: solamente un anno dopo aver ottenuto la licenza ufficiale, nel 1929 è vittima di una sparatoria proprio all’interno della sua bottega, ferita che pochi giorni dopo, ricoverato all’ospedale di Trento, gli costa la vita.
Da quel momento i passaggi di gestione si fanno più frequenti: a Giuseppe succede la moglie Maria Negriolli che insieme alla sorella Teresa manda avanti la tabaccheria fino agli anni ’50, quando a Maria subentra la nipote Carmen che per vent’anni manda avanti l’attività insieme al marito, Mario Nardelli, capostipite degli attuali gestori.
Nel 1975 Carmen muore, così Mario e i figli si rimboccano le maniche per far proseguire il tutto: in particolare Tiziano, classe 1955, nato esattamente sopra a dove oggi sorge la tabaccheria. «Stavo facendo altri lavori – racconta – una volta scomparsa mia madre mi sono licenziato e ho scelto di dare una mano a mio padre nell’attività di famiglia».
Così dal 1976 Tiziano lavora instancabilmente nella tabaccheria: nei primi anni ’80 la gestione passa nelle sue mani, e così insieme alla moglie Cristina si fa carico del retaggio famigliare. Con il primo maggio del 2014 l’attività subisce l’ultimo passaggio di consegne (per il momento): Tiziano si concede la meritata pensione, e lascia tutto nelle mani del figlio Mattia, che da nove anni manda avanti l’attività aiutato dalla moglie Marianne, dagli instancabili genitori e dallo zio Maurizio.
Come in tutte le attività, in cent’anni di storia sono tante le cose che inevitabilmente subiscono dei cambiamenti, come racconta Tiziano: «all’inizio era vendita di tabacco e sale, ma anche pennini e carte assorbenti per i quaderni di scuola. I primi tempi si vendeva tanta cartoleria, carte da bollo, francobolli, giornali e riviste, che erano tra l’altro la seconda fonte di reddito. Con il tempo sono cambiate un po’ le cose, ma una svolta importante l’abbiamo avuta sul finire degli anni ’90 con l’avvento del gioco del Lotto. Con la ricevitoria, per un decennio è stato impegnativo, poi anche quello è calato: oggi, ad esempio, vanno molto i Gratta e Vinci, e cose come i valori bollati e i valori postali sono quasi a zero».
«Riviste e giornali sono in agonia – commenta Mattia, attuale titolare – ne vendiamo sempre di meno negli ultimi vent’anni, l’informazione viaggia su altri canali e quindi il prodotto editoriale sopravvive, ma sappiamo che nei prossimi anni sarà sempre in calo: i giovani non comprano giornali»
Se è vero che le vecchie abitudini restano, ciò che non è cambiato è il fumo: «è stazionario, i giovani fumano, anche se si stanno spostando sui dispositivi elettronici come le sigarette usa e getta, con cartucce interscambiabili e boccette di liquidi. Molti oggi cercano l’elettronico, tutto ciò che non è legato al tradizionale».
Ciò che in un decennio è cambiato, insomma, è l’apertura della tabaccheria ad una realtà più «multiservizio», dove il cliente può recarsi per chiedere una ricarica, il pagamento di un bollettino, un bonifico, ma anche l’attivazione dello Spid, biglietti per i concerti e per il trasporto pubblico e ritiro di pacchi.
«Solo di giornali non si vive, bisogna mutare e adeguarsi alle nuove necessità che nascono – dice Mattia – I quotidiani così come sono oggi non sono destinati a durare, lo vediamo nel nostro piccolo: nel nazionale è molto dura, nel locale va un po’ meglio ma comunque non benissimo, e poi qualcuno ci chiede l’internazionale, anche se in pochi. Chi aspetta il giorno dopo per leggere una notizia statica quando online puoi avere tutto subito con aggiornamenti in tempo reale? Bisognerebbe puntare su degli approfondimenti, magari settimanalmente, di modo da attirare nuovi lettori: serve cercare nuove strategie e non è semplice, ma per sopravvivere bisogna cambiare».
Ciò che è certo è che il centenario che la famiglia Nardelli quest’anno festeggia è frutto di tante generazioni che con dedizione si sono prese cura non solo dell’attività, ma di tutto quel contesto socioculturale che attorno alla bottega storica di Piazza Manci viene cucito. Quel luogo che è un punto di ritrovo la domenica mattina, quando uscendo dopo la Messa si va a prendere il giornale, salutare Mattia e la sua famiglia e leggere le notizie del giorno: un posto che attraverso i decenni ha saputo mutare, adeguandosi alle necessità di una società che cambiava con lui.
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