l'ultimo saluto
sabato 13 Gennaio, 2024
di Davide Sgrò
Non è mai facile parlare di fronte al lutto, soprattutto quando quel lutto si traduce in un terremoto per tutta la comunità: in molti casi è preferibile il silenzio. Eppure, questa mattina sembrava che nella chiesa di Lavis ci fossero davvero tutti per salutare per l’ultima volta un amico, Giancarlo Rosa, uomo dal raro carisma, pilastro dell’associazionismo e della vita politica del paese. Si dice sempre che si raccoglie ciò che si ha seminato: ecco, forse la presenza così sentita e commossa di così tante persone può essere testimonianza viva di tutto ciò che di bello lui ha seminato. Dai parenti ai tanti amici accorsi, insieme alle autorità civili e militari, e con gli immancabili compagni alpini, una distesa di penne che si stagliavano tra la folla gremita.
«Giancarlo è stato un grande uomo: buono, generoso e attivo soprattutto nel volontariato. – ha detto Lorenzo Fumarola, presidente dell’oratorio Don Brigà – Lo abbiamo conosciuto specialmente dietro i fornelli della cucina del nostro oratorio, sempre indaffarato a preparare sublimi pietanze della tradizione per occorrenze speciali, destinate a varie associazioni della nostra comunità e anche a noi. Instancabile, sempre con il sorriso sulle labbra. Con il suo silenzioso servizio, è stato fonte di esempio per tutti noi. Generosità, disponibilità e bontà erano tangibili nella sua presenza. Che possiamo anche tutti noi qui presenti spendere la nostra vita per qualcosa di bello e prezioso, proprio come Giancarlo, diventando portatori di pace e generatori perpetui di speranza e bellezza»
«Giancarlo non è stato solo tutto quello che giustamente è stato sottolineato – ha aggiunto infine un amico – era una persona simpaticissima, un bravissimo cuoco, una persona di compagnia che amava anche far due chiacchiere con un buon bicchiere in mano. Forse è anche per questo che molti di noi sono qui, perché oltre ad avere conosciuto le sue qualità morali, hanno conosciuto anche quanto simpatico fosse, capace di essere così carismatico. In questi giorni ho già provato a chiamarlo due o tre volte ma non mi ha ancora risposto – ha scherzato – però probabilmente se mi avesse risposto mi avrebbe detto il suo solito “dai che ne veden pu tardi”».
Al termine delle esequie, gli alpini si sono predisposti davanti al feretro, che è stato accompagnato in processione insieme a tutta la comunità fino al cimitero, dove il parroco ha concluso la celebrazione.
Ciò che Giancarlo ha fatto, la predisposizione verso il volontariato, il mettere le mani in pasta, donarsi nella gratuità: tutto questo non può e non deve essere dimenticato. In particolare, come monito verso i giovani: che da Giancarlo possano prendere la forza e l’esempio di quel rigore morale, dell’eleganza e dell’altruismo delle quali lui ha fatto una missione di vita.