Il ricordo

sabato 14 Settembre, 2024

Lavis, un libro dedicato a Vindimian a vent’anni dalla scomparsa

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Nel 1995 fu la prima assessora alla vivibilità. Il volume sarà presentato domani: è curato dal circolo culturale Lavistaperta che ha riunito un gruppo di suoi amici e conoscenti

Ogni paese ha una memoria collettiva, fatta da esperienze condivise che in un certo senso contribuiscono all’identità di un luogo. Il problema è che con il passare degli anni quei ricordi rischiano di mutare, perché il tempo riempie di polvere anche la memoria. Soprattutto quando ci sono generazioni nuove, che non hanno vissuto sulla propria pelle un trauma collettivo, come è stato, vent’anni fa a Lavis, la morte dell’assessora Maria Elisabetta Vindimian, uccisa a soli 48 anni da un’infezione virale in Eritrea. Nasce da questo spirito un libro a lei dedicato, che porta un titolo suggestivo: «Verso i cinque anni imparai ad andare in bicicletta». È la citazione di un testo scritto da Vindimian in quinta elementare, il 12 febbraio del 1966. Il libro è curato dal circolo culturale Lavistaperta (con il coordinamento di Alberto Tomasi), che ha riunito un gruppo di suoi amici e conoscenti. Sarà presentato domani mattina alle 10.30 all’auditorium. Il testo scritto in quinta elementare, quello che dà il titolo al libro, continua così: «Ero felice. Ricordo che dissi alla mamma che mi sembrava di andare in aeroplano». Il trauma di Lavis ha una data precisa: l’8 febbraio del 2004, una domenica, quando in paese arrivò la notizia. Da tre settimane Elisabetta Vindimian era in Eritrea con il marito. Si sentì male in aeroporto, a pochi metri dal volo che l’avrebbe riportata in Italia. Venne ricoverata in un ospedale di Asmara, ma non si riprese più. In quel periodo Graziano Tomasin era il sindaco di Lavis, anche se ufficialmente si era dimesso da qualche mese per candidarsi alle provinciali. «Mi chiamò un giornalista e scoprii tutto da lui – ricorda –. Non rimasi solo senza parole: ero proprio senza fiato, non riuscivo a respirare». Anche vent’anni dopo, la voce s’incrina e tradisce l’emozione: «Andando avanti con il tempo il senso di soffocamento si è attenuato. Se quell’infezione l’avesse presa in Italia, e non in Eritrea, ora saremmo qui a parlarne insieme». E il prossimo 18 novembre Vindimian avrebbe compiuto 69 anni. Un primo segno del ricordo che stava lasciando nel paese c’è stato subito, con la straordinaria partecipazione al funerale civile, il 17 febbraio nel piazzale della scuola elementare. La bandiera della pace volò fra i palloncini, sulle note di Imagine di John Lennon. Non era stato fatto alcun appello alla partecipazione e anzi, a quei tempi un funerale laico era inusuale. Ma il piazzale si riempì comunque. Oggi esiste una pista ciclabile a lei intitolata, costruita sul sedime dei binari interrati della Trento-Malé. Ogni anno, all’imbocco di via 4 novembre, un tiglio che porta il suo nome viene vestito con una sciarpa colorata. La lana viene lavorata con i ferri da un gruppo di volontarie. Poco lontano, in via Roma, un suo ritratto si trova nella vetrina della sede del circolo locale del Pd, che porta il suo nome. Il libro si inserisce in questo contesto di piccoli segni di omaggio: «Volevamo lasciare un ricordo a chi l’ha potuta apprezzare in vita, ma anche presentarla a chi non c’era – spiega Giovanna Endrizzi, presidente di Lavistaperta –. Anche per far sapere quante idee ha avuto per Lavis». Secondo Tomasin, questo «è innanzitutto un debito di riconoscenza che le dovevamo». Vindimian era nata a Lavis e si era laureata in scienze biologiche a Padova. Aveva fatto esperienza in varie zone d’Italia, occupandosi di ricerca forestale e specializzandosi soprattutto nella lotta alle malattie delle piante. Aveva quindi iniziato a lavorare all’Istituto agrario di San Michele. Dal 1991 si era trasferita a San Lazzaro, ufficialmente nel Comune di Trento: ma, come accade sempre a chi ci abita, tutta la sua vita sociale ruotava su Lavis. Si candidò e fu eletta per la prima volta nel 1995. Nella Giunta Tomasin aveva il particolare ruolo dell’assessora alla vivibilità, con una delega costruita su misura per lei. Si inventò il progetto «Solidali per la solidarietà», tuttora esistente. Promosse la nascita di un’associazione per Prijedor, città devastata dalla guerra nei Balcani. Si spese per eliminare le barriere architettoniche e perché Lavis fosse incluso nel percorso degli autobus urbani di Trento. Ideò l’iniziativa «Un’aiuola, tanti bimbi» per i nuovi nati. Si inventò il «Carnevale riciclone», promuovendo la raccolta differenziata anche nella costruzione delle maschere. Istituì il gruppo degli Ecovolontari e propose che le scuole iniziassero a dipingere alcuni muri del paese, accompagnati dall’artista lavisana Paola De Manincor. Si spese per l’acquisto e il restauro del giardino dei Ciucioi. Per molti aspetti, era in anticipo sui tempi: ad esempio per la sua attenzione all’ambiente e per la lotta alle disuguaglianze. E per la partecipazione femminile nella vita politica e sociale. A distanza di vent’anni, Lavis non ha ancora avuto una donna come sindaca. Elisabetta Vindimian sarebbe stata perfetta. E forse anche questo è uno dei tanti rimpianti che ancora si riflette nella memoria collettiva del paese.