Economia
venerdì 14 Luglio, 2023
Lavoratrice ferita in conceria, l’infortunio arriva in Tribunale. «Condizioni da primo Novecento»
di Redazione
La ragazza, che aveva 22 anni, rischio la vita e un braccio rimase incastrato. Faggioni: «Gli incidenti non avvengono per caso, spesso sono frutto di sottovalutazione dei rischi e incuria»

Sono passati due anni e mezzo dal 14 dicembre del 2021 quando una giovane operaia della Conceria Vallarsa rischiò di restare incastrata alla macchina per distendere le pelli alla quale stava lavorando. Grazie al tempestivo intervento dei colleghi e delle colleghe rimase incastrato «solo» il suo braccio. Quella drammatica vicenda che rischiò di costarle la vita si avvicina ad un epilogo: martedì 17 luglio è in programma l’udienza al Tribunale di Rovereto.
La lavoratrice, che al momento dell’infortunio aveva appena 22 anni, è stata seguita in questi anni da Inca Cgil con l’avvocato Giovanni Guarini.
Le indagini hanno accertato, scrive la Cgil il una nota, «che in quello stabilimento si lavorava in condizioni simili alla prima metà del ‘900. C’erano macchinari vecchi e per niente sicuri; inoltre la lavoratrice aveva una formazione insufficiente a garantire l’operare in sicurezza. Il tutto in un ambiente di lavoro che la vittima ha descritto come malsano, con calcinacci che venivano giù dal soffitto, particolarmente umido nelle giornate di pioggia».
«Al di là delle decisioni che verranno assunte dal Tribunale è importante per noi ribadire la vicinanza alla lavoratrice e allo stesso tempo rimarcare ancora una volta che gli incidenti sul lavoro non avvengono per pura casualità, ma spesso sono frutto di sottovalutazione dei rischi, incuria, mancato rispetto delle regole sulla sicurezza», ricorda Manuela Faggioni che si occupa di salute e sicurezza per la confederazione. Alla conceria quella mattina di dicembre il meccanismo di blocco della macchina non si attivò.
«Per questo non ci stanchiamo di dire che servono controlli e serve formazione – aggiunge – Ma serve anche lungimiranza e coraggio nella classe politica, sulle scelte relative ai sostegni aziendali. Non si possono ancora sostenere misure, come gli sgravi Irap, di cui beneficiano tutte le aziende, a prescindere dalla loro condotta, dalle condizioni di lavoro che assicurano ai propri dipendenti. Con la riforma della legge 6 insieme a Cisl e Uil siamo riusciti a fissare dei paletti importanti per il rispetto della contrattazione, ma il campo su cui agire è ancora molto ampio, dal potenziamento degli organi ispettivi con nuove assunzioni, al superamento degli incentivi a pioggia», conclude Faggioni.
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