Economia
martedì 27 Agosto, 2024
di Gabriele Stanga
«Più della metà delle imprese trentine fatica a trovare personale qualificato. Per tutte le aziende almeno un lavoratore su due è di difficile reperimento e in alcuni settori il dato è addirittura di nove su dieci», lo dice il presidente di Confindustria Fausto Manzana a proposito dell’analisi condotta per conto dell’associazione da Ambrosetti sul mismatch, ossia il divario tra domanda e offerta di lavoro. Un’indagine che si è rivolta sia alle imprese che agli studenti dell’alta formazione professionale, delle scuole superiori e dell’Università di Trento. In totale sono stati intervistati 500 giovani tra i 17 e i 25 anni. Per quanto riguarda le imprese, invece a rispondere è stato il 25% delle aziende associate a Confindustria Trento. Da una parte le 150 aziende coinvolte cercano circa 1000 giovani lavoratori, dall’altra, gli studenti si dicono propensi a rimanere in Trentino per lavoro ma lamentano la scarsa informazione sulle opportunità nelle aziende provinciali.
Osservatorio permanente
«Il primo passo è l’ascolto. Questa operazione sperimentale già dice molto e crediamo dovrebbe diventare una buona consuetudine del nostro sistema provinciale», continua Manzana. L’idea, spiega il presidente, è quella di istituire un «osservatorio permanente, in grado di fornire informazioni sempre aggiornate, necessarie a porre in essere strategie per aumentare l’attrattività del nostro sistema economico, e con esso del nostro territorio».
Tanti vogliono restare
La prima domanda dell’indagine riguarda proprio la propensione degli studenti a rimanere in Trentino. E ciò che si nota è che il 46% dichiara di voler rimanere nel territorio, mentre solo il 3,2% vuole spostarsi a Bolzano e il 21% pensa di trasferirsi in altro territorio italiano. Consistente, il dato di chi guarda all’estero, circa il 30%. Dato che cambia poi tra studenti delle scuole professionali, liceali e universitari: «Mentre chi ha formazione professionale vuole restare sul territorio per l’86% – commenta il direttore dell’indagine Pio Parma – Il dato scende al 48% per gli studenti delle scuole superiori e al 33% per gli universitari». Parallelamente, però, Parma evidenzia che «quasi 7 giovani su 10 si dichiarano non adeguatamente informati sulle opportunità lavorative in Trentino. Sono circa i due terzi del totale. In generale, tutti gli studenti auspicano una maggiore attenzione a questo profilo».
Occupazioni e salari
Se chi vuole restare, mette ai primi tre posti tra le motivazioni qualità di vita elevata, possibilità di conciliare lavoro e vita personale e possibilità di lavorare vicino casa. I salari, però restano in cima ai desiderata dei giovani. Alla domanda su cosa non dovrebbe mancare in un’azienda per essere attrattiva, il 65% dei ragazzi delle scuole professionali e delle superiori risponde «salario competitivo» e il dato sale all’80% per gli universitari. Numeri simili per le opportunità di carriera. Quello che è interessante, però, è che c’è un divario in positivo tre a le aspettative salariali e quanto le aziende sono disposte ad offrire: «Gli studenti credono di poter ricevere un salario inferiore ai 24 mila euro ma le aziende si dicono pronte ad offrirne uno superiore a detta cifra», il commento di Manzana.
Canali diversi, orizzonti comuni
Un altro problema riguarda le candidature. Infatti ben il 56% delle imprese si affida all’Agenzia del lavoro per reperire i profili richiesti, mentre ad utilizzare detto strumento è solo il 10% degli studenti. Aziende e studenti si trovano invece allineati sugli ambiti chiave su cui investire a livello formativo: «Imprese e studenti dicono all’unisono che problem solving e pensiero critico sono aspetti fondamentali da affrontare», chiosa Manzana. Gli fa eco l’ormai prossimo (entrerà in carica a settembre) sovrintendente scolastico della provincia Giuseppe Rizza: «I giovani vogliono sempre più essere attori del proprio futuro e avere un ruolo nel loro percorso di vita. Dobbiamo intercettare le loro istanze, in modo che i percorsi formativi siano adeguati. Sono stanchi di settorializzazioni forzate e vogliono un benessere a tutto tondo, non solo finanziario».
Con lui la direttrice della comunicazione dell’Università di Trento, Alessandra Montresor: «Sarebbe curioso sapere il dettaglio di studenti triennali e magistrali tra gli intervistati e anche come mai hanno risposto più trentini ma nell’indagine, ci sono molte buone domande cui cercare di dare risposta».