la polemica

martedì 7 Febbraio, 2023

Le Dolomiti bellunesi a Sanremo, ma con i fondi di Trento e Bolzano

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La provincia di Belluno ha utilizzato i fondi dei comuni confinanti per uno spazio pubblicitario al festival. L'assessore Gottardi: «Uso improprio delle risorse. Servono criteri»

Tra Ultimo, Marco Mengoni e Tananai c’è spazio anche per la montagna al Festival di Sanremo. Le Dolomiti bellunesi saranno infatti regine di Casa Sanremo, lo spazio espositivo del Palafiori pensato per ospitare tutto quello che non avviene sul palco dell’Ariston, ma che fa da contorno alla rassegna canora. La provincia di Belluno ha acquistato qui uno spazio per promuovere il turismo nella zona. Una vetrina al terzo piano, vicino alla sala stampa Rai che ogni giorno accoglie la conferenza stampa di Amadeus. Lo spazio bellunese sarà attivo dal 5 all’11 febbraio con un ristorante, capeggiato dallo chef stellato Enzo De Prà, che cucinerà ogni giorno pranzi e cene a base di prodotti locali.
A questo si aggiunge anche Buongiorno Sanremo, programma mattutino del canale tematico del festival in cui Belluno sarà assoluto protagonista.
Si tratta sicuramente di una vetrina prestigiosa per le Dolomiti venete. Un palco però che è stato finanziato anche dalle provincie di Trento e Bolzano. Le risorse per ottenere lo spazio e sostenerne le iniziative arrivano infatti, in parte dalla regione Veneto, e in parte dal Fondo comuni confinanti. Un tesoretto finanziato da Trento e Bolzano ogni anno con 40 milioni di euro a testa in base agli accordi di Milano del 2009. «Abbiamo destinato una parte di quelle risorse ad un altro fondo denominato “Grandi eventi” – spiega Roberto Padrin presidente della provincia di Belluno –. Per la precisione si tratta di due milioni, altri 500mila li stanzia la regione Veneto. Soldi con i quali finanziamo progetti come questo, ma anche le tappe bellunesi del Giro d’Italia».
«Non era così che era stato pensato il fondo – commenta l’assessore provinciale agli enti locali Mattia Gottardi – Lo scopo doveva essere quello di ridurre il gap tra i comuni confinanti in termini di infrastrutture e servizi in favore di quelli lombardi e veneti». Strade, ponti, ma anche scuole sono gli interventi che sono stati finanziati negli anni e che hanno permesso di ridurre effettivamente il divario. Degli 80 milioni stanziati dalle provincie circa 24 sono girati direttamente ai comuni confinanti, il resto viene investito attraverso progetti stabiliti dal comitato paritetico.
La domanda è se sia giusto utilizzare i fondi stanziati da Trento e Bolzano per finanziare un momento pubblicitario per il turismo delle Dolomiti venete con cui, in teoria, le due provincie sono in concorrenza.
«Non c’è niente di scorretto – precisa Padrin –, i finanziamenti vengono decisi dal comitato paritetico di cui fanno parte anche Trento e Bolzano che sono a conoscenza di come vengono spesi i soldi».
«Certo che lo sappiamo, ma non possiamo farci nulla – replica Gottardi – Non esistono criteri di spesa e non c’è alcuno potere di veto. Mi sembra però – continua l’assessore – che questa iniziativa sia il chiaro esempio di un uso improprio di quelle risorse».
Secondo Gottardi due dovrebbero essere i pilastri che guidano i finanziamenti: «Vanno bene gli investimenti che puntano a ridurre il gap tra i comuni. Penso a scuole, ponti o strade». L’altro criterio sarebbe quello di benefici indiretti anche per i comuni trentini e alto atesini: «Penso per esempio a una ciclabile transfrontaliera. Ecco però non mi si può dire che la promozione delle Dolomiti bellunesi abbia un interesse indiretto per le nostre provincie, stesso discorso per centri termali o impianti sciistici».
Necessario quindi introdurre dei criteri di spesa? «È uno dei fronti aperti di trattativa con il Governo – conferma Gottardi – Non solo per definirne l’uso, ma anche alla luce di due considerazioni nuove. La prima è che negli anni il divario si è ristretto e quindi si può pensare anche di ridiscutere l’ammontare. Infine, il percorso di autonomia differenziata ne fa già ipotizzare la fine. L’autonomia significa responsabilità e autogoverno quindi spetterà alle rispettive regioni farsi carico dei loro comuni confinanti».