Campi liberi
sabato 9 Novembre, 2024
di Alberto Folgheraiter
Con questo articolo dedicato ai «Masi di Grumes» comincia un viaggio settimanale di esplorazione sociale di alcuni luoghi del Trentino che negli ultimi anni hanno cambiato fisionomia. Luoghi fuori dalle rotte battute, enclavi di un Trentino profondo che, a loro modo, segnalano il proseguo o la fine di una storia collettiva. Lo abbiamo chiamato «Terre altre» proprio a sottolineare il loro carattere sperimentale.
Masi di Grumes. «Le difficoltà che ci sono in questo territorio ci hanno forzati a cercare soluzioni più pratiche ed essenziali possibili; ad osservare e provare ad aggirare i problemi. A progettare e pianificare le varie operazioni nel campo e con gli animali, in modo che siano funzionali l’uno all’altro con meno fatica possibile. Sono nate belle scoperte e conoscenze, fatte di condivisioni, anche dei momenti di difficoltà e di aiuto reciproco. Nella quotidianità limitiamo quello che pensiamo sia superfluo, per investire invece in quello che a nostro parere ha più valore: la scelta di acquisto dei prodotti biologici, per esempio».
Stefania Villotti (1984) ha due lauree: in medicina veterinaria e scienze naturali, con una specializzazione in teologia applicata al benessere («e tutto questo mi ha portato alle scelte che ho fatto adesso»); tre figli: Maria, Martina e Mael, che in lingua celtica vuol dire «principe»; sei cani «tutti mezzo raccattati, nel senso che dove vivevano non li volevano più». Con tutto questo fardello: culturale, familiare e animale si è messa a fare la contadina. Ai masi di Grumes, dove vive con Isacco, suo marito, accudisce due vacche, un vitello, tre cavalli, una mula, una ventina tra pecore e capre oltre a un consistente pollaio con galline e altri animali. Niente tv, autoproduzione anche energetica, solo il wifi perché qui le reti dei gestori telefonici sono un po’ deboli.
Una scelta di vita
Perché vivete in codesto luogo sperduto nell’alta valle di Cembra?
«Abbiamo acquistato casa qui cinque anni fa perché ci piacevano il posto, la gente, e ci consentiva anche di avere un po’ di terra a un costo accessibile».
«A me piaceva il clima, più temperato rispetto alla val di Fiemme; non mi piace la folla del turismo forsennato, insomma non mi piace il caos». Isacco Gilmozzi, 42 anni, da Panchià, marito di Stefania. Fino a maggio del 2024 era titolare di una ditta artigiana che a Tesero realizzava paletti di plastica per le piste da sci. Ha venduto tutto a un concorrente di Varese «perché troppo impegnativa, inconciliabile con la famiglia».
Come scorrono i giorni lontano dalla folla, dai servizi, dalla val di Fiemme? «In realtà non ce ne siamo ancora resi conto perché abbiamo giornate intense. La mattina ci alziamo presto, sistemiamo gli animali…».
«Verso le 7 prepariamo la colazione alle bambine che vanno poi all’asilo…». Lontano da qui, a Bosco di Civezzano, dove le piccole seguono un percorso educativo diverso che segue il metodo steineriano.
«La scorsa estate abbiamo fatto il fieno, la legna, sistemato un po’ i campi attorno alla casa. Insomma abbiamo sempre molti impegni».
È un po’ paradossale che si studi una vita per conseguire due lauree e un master e poi ci si collochi dall’altra parte del tavolo, o no? «Più che paradossale è un’evoluzione. Uno studia e poi si applica nel lavoro che più gli piace. Io resto veterinaria, ma sono anche mamma e allevo animali».
Maso dei Giovanni: 13 residenti
Al maso dei Giovanni, dove la coppia vive, i residenti sono 13 di cui 6 bambini. Nei dintorni girano il lupo e altri predatori. A Pasquetta del 2024 i lupi hanno predato alcune pecore, dentro il recinto, accanto al maso. Difficile la convivenza con i grandi carnivori: «In realtà sono un po’ confusa e molto combattuta – rivela Stefania – su convivenza e rispetto degli equilibri della biodiversità. Da aprile abbiamo un cane da guardiania che vive assieme alle pecore».
Oltre ai lupi che si aggirano nei dintorni, sulla fattoria degli animali volano le poiane. Qualche gallina ha preso il volo. Come è il rapporto con la comunità dei Masi di Grumes? «Molto buono, direi. Ci hanno accolti subito… benché fossimo ingombranti. Perché ogni tanto una capra se ne va a zonzo per i prati altrui; passi col trattore e magari perdi un po’ di fieno sulla strada; e poi i cani, ecco quelli sono un po’ il nostro tallone d’Achille».
«Diciamo che abbiamo portato un po’ di scombussolamento nella frazione».
Bambini, animali, cani e vita
Avete portato vita. «Sì, qui era tutto molto più tranquillo, prima che arrivassimo noi: bambini, animali, cani, trattori… Certo, ci hanno accolto e tollerati più che bene».
Secondo voi l’Autonomia, in Trentino, funziona? «Mi pare di sì. Quando si è tratto di ottenere i contributi previsti per l’agricoltura di montagna non ci sono stati problemi insormontabili. Io conosco solo questa gestione dell’Autonomia, non ho possibilità di fare confronti».
«Un sistema in affanno»
Chi li può fare, invece, è un’altra coppia, vicini di casa. Gloria Simeoni, 32 anni, nata a Salorno ma di famiglia originaria dai masi e Marcello Bianchi, 36 anni, grafico pubblicitario, lombardo. Racconta: «Dopo 11 anni che vivo qui ho percepito un cambiamento. In peggio. Prima c’era ascolto da parte della pubblica amministrazione; c’erano progetti che ricadevano sulla società, sul welfare. Negli ultimi anni abbiamo visto sgretolarsi un sistema virtuoso. Ho visto che investimenti di fondi, anche europei, sono andati perduti».
Gloria è tranchant: «Rimpiango ogni singolo minuto della mia vita passata a Salorno. Non c’è proprio paragone. Io insegno in una scuola e prima lavoravo in provincia di Bolzano. Sono due mondi completamente differenti. Due mondi che, tra il resto, non si parlano».
«Stiamo bene così, siamo felici»
E poi c’è una giovane coppia, incontrata sulla strada tra il maso Giovanni e i Pintéri: Emanuele Pojer, 23 anni, e la sua ragazza, Natalie Gottardi, 18 anni, da Valfloriana. Lui fa il boscaiolo, lei lo aiuta ad allevare gli animali: una mucca, quattro cavalli e una decina di pecore. La passione per gli animali, racconta Emanuele, gliel’ha trasmessa la nonna, Assunta Pedri, 83 anni. Tre anni fa l’incontro, fatale, con Natalie che aveva gli stessi gusti e inseguiva gli stessi sogni. Così la giovane coppia ha messo radici e deciso di stabilirsi ai Pintéri dove vivono 6 persone.
Che cosa vi manca qui ai Masi? «Niente, stiamo bene così. Siamo felici».
Quanto a Gloria Simeoni e Marcello Bianchi se ne andranno entro l’inverno. Perché lei insegna a Mezzolombardo e fare la pendolare sta diventando un peso. Se ne andrà piangendo, dice, come suo papà, Giuseppe detto «Zepp», che lasciò il maso Giovanni una mattina d’inverno. Fu costretto a seguire i genitori a Salorno, di là dalla montagna. Era il 14 febbraio 1968, il «Zepp» aveva appena 10 anni.