La questione
venerdì 5 Maggio, 2023
di I.M.T.
«Giù le mani dai nostri figli e dalle nostre figlie». È questo lo slogan con cui le Famiglie arcobaleno, Arcigay e Agedo si sono riunite davanti al Commissariato del governo. «Siamo qui oggi per esporre il nostro dissenso nei confronti del prefetto Filippo Santarelli. Nei giorni scorsi ha mandato una diffida nei confronti del sindaco Franco Ianeselli per la firma di nuovi atti di nascita per figli nati da coppie arcobaleno», ha esordito Giuseppe Lo Presti, referente di Famiglie arcobaleno del Trentino Alto-Adige. I recenti sviluppi vanno a intaccare la tutela dei minori.
«Se il genitore legale si ammala, l’altro genitore non conta niente. Per di più, se il genitore intenzionale decide di non voler più avere a che fare con il bambino o con la coppia, può benissimo farlo senza essere costretto ai suoi doveri».
L’unica strada possibile è quella di una legge nazionale. «È stata chiesta a gran voce anche dalla Cassazione nelle ultime sentenze. Perciò la politica deve decidere di mettere mano alla questione perché l’interesse dei minori è il principale», ha aggiunto Lo Presti. Le azioni di Santarelli non sono un caso isolato, ma un modus operandi che sta prendendo piede in diverse parti d’Italia. La diffida può arrivare a negare l’identità familiare e i pieni diritti delle famiglie lgbt. «Che un genitore sia cancellato dalla propria vita pubblica comporta ripercussioni legali, economiche e psicologiche».
Il referente delle Famiglie arcobaleno si è poi soffermato sull’inesattezza del documento presentato da Santarelli.
«Non è corretto dire che non esistono modelli familiari diversi dal legame biologico: si pensi alle adozioni e alle famiglie monogenitoriali. Il pregiudizio rimane solo quando a volere dei figli sono le coppie lgbt».
A manifestare anche alcuni membri di Agedo, associazione di genitori e parenti di persone lgbt. «L’omofobia e la svalutazione delle persone omosessuali sta alla base di questa vergognosa campagna del governo italiano contro il riconoscimento dei genitori non biologici e delle famiglie omogenitoriali», ha commentato una mamma.
«Chiediamo di tutelare l’interesse dei bambini di vedersi riconosciute le loro due mamme o i loro due papà», ha aggiunto Paolo Zanella, consigliere provinciale di Futura. Davanti al Commissariato anche alcune coppie con bambini e passeggini. «In quanto madre sociale non sono riconosciuta dallo stato. Avrei bisogno di una delega per andare a prendere il mio bimbo a scuola, non posso portarlo al pronto soccorso», ha detto una mamma. Nonostante lo sconforto, la lotta andrà avanti. «Le minacce non ci spaventano: ci riprenderemo ogni millimetroi», ha dichiarato Lucrezia Michelotti di Arcigay del Trentino. La rivendicazione riprenderà il 3 giugno con il Dolomiti Pride.
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