L'allarme

sabato 29 Giugno, 2024

Le ombre delle mafie russe e cinesi sugli hotel del Trentino

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Il direttore del Centro criminalità dell’Ateneo Andrea di Nicola: si fanno avanti dal periodo Covid quando gli alberghi erano chiusi. Grandi risorse finanziarie della ‘ndrangheta ma anche dall’estero

«Siamo in periodo Covid, l’albergo è chiuso, è a gestione familiare e non ha molti mezzi per andare avanti. Arriva la telefonata o la mail da un intermediario, un avvocato straniero, che ti propone un affare: c’è una società di Cipro o dell’isola di Jersey che è interessata a rilevare l’albergo. Così le mafie nostrane e quelle straniere provano a mettere le mani sul settore alberghiero e della ristorazione. Nel basso Garda è già successo. In Trentino non sappiamo ancora, ma ci sono segnali». Oggi quali sono le organizzazioni più pericolose? «Tra le mafie italiane è la ‘ndrangheta che ha grandi capacità economiche, sostenute dal traffico di droghe. Tra le mafie straniere stanno emergendo i cinesi e i russi, mentre i nigeriani, pur molto violenti, non sono ancora così sofisticati nel riciclaggio». Andrea Di Nicola è docente di criminologia all’Università di Trento e direttore del Centro di Scienze della sicurezza e della criminalità, un’iniziativa congiunta degli atenei di Trento e Verona. Ha appena scritto «Cosa loro, Cosa nostra. Come le mafie straniere sono diventate un pezzo d’Italia» insieme al giornalista di Radio 24 Giampaolo Musumeci. Secondo il professore, l’allarme lanciato ieri dal procuratore Sandro Raimondi nell’audizione in Commissione antimafia sull’infiltrazione mafiosa negli alberghi è fondato. Il presidente dell’Associazione Albergatori Gianni Battaiola, dal canto suo, sottolinea l’importanza di tenere alta l’attenzione su questi temi, ma rimarca che per evitare le infiltrazioni bisogna prima di tutto che il turismo funzioni e che le imprese generino reddito. Se però ci sono albergatori in difficoltà – e ce ne sono fin dalla crisi finanziaria del 2009 e poi con il Covid e più di recente con l’inflazione – bisogna attivarsi come Provincia, banche e reti di imprese del settore per sostenere gli imprenditori e «fare scudo rispetto ad alcune offerte che arrivano».
Raimondi ha parlato di interessi sospetti da parte di soggetti finanziari su un centinaio di hotel in difficoltà e ha citato un fondo di Singapore che si era interessato a due alberghi a Cavalese. A dir la verità un soggetto di Singapore che ha fatto un investimento alberghiero in regione c’è: nel 2020 Hotel Properties Limited, Hpl, società con sede a Singapore che possiede e gestisce alberghi con marchi noti in molti Paesi, ha acquisito una quota di partecipazione di Alpina Dolomites, un 5 stelle sull’Alpe di Siusi in Alto Adige. Hpl è però una società quotata e quindi abbastanza trasparente. Viceversa, la trasparenza è quello che manca nelle offerte anomale che arrivano. «La pandemia ha fatto guadagnare ancora più risorse alla criminalità organizzata – spiega Di Nicola – è stata un’enorme opportunità perché le mafie hanno potuto sfruttare le difficoltà del settore turistico, la forte tensione del periodo con gli alberghi vuoti. Le aree turistiche, come quelle di Verona e Trento, con numerosi alberghi sono particolarmente a rischio. Non bisogna pensare che arrivino imprenditori con la lupara, parliamo della mafia dei colletti bianchi fatta di società offshore che fanno capo a paesi come Cipro e Malta ed è difficilissimo scoprire chi c’è dietro. C’è il rischio che chi è vulnerabile cada in offerte di acquisto che sembrano impossibili da rifiutare». Le modalità possono essere diverse: «Faccio finta di prestare i soldi, in realtà è un’estorsione. Oppure è un’acquisizione stile riciclaggio, con professionisti che si prestano a queste operazioni».
«L’attenzione deve essere tenuta alta, le iniziative malavitose generano anche concorrenza sleale – afferma Battaiola – Le strutture ricettive sono da sempre attività apprezzate dalla criminalità. Ma le nostre strutture sono sotto l’attenzione degli investigatori, c’è l’Osservatorio del Commissariato del governo dove arrivano segnalazioni, discrete e segrete, di interessamenti verso aziende in difficoltà. Anche la nostra Associazione ha uno sportello dove l’imprenditore in difficoltà segnala. Le difficoltà possono derivare da fattori esogeni, come la pandemia o il costo dell’energia, e se fai parte di un pacchetto di crediti deteriorati venduto sul mercato si chiude ogni possibilità di recupero. In questi casi dovremmo pensare ad uno scudo rispetto alle offerte anomale, che veda insieme Provincia, banche, reti di imprese turistiche. Contro le infiltrazioni però lo strumento migliore è che il turismo funzioni».