l'anniversario
martedì 13 Dicembre, 2022
di Anna Maria Eccli
A Rovereto le prime minigonne, a scuola le prime assemblee, si leggeva Marcuse, si inneggiava alla libertà: i rivoluzionari Anni Settanta erano arrivati anche qui, chiassosi, allegri, squinternati, ribelli, pieni di entusiasmo, di voglia di cambiare il mondo; tra ragazzi senza schermi e senza i-phone, si discuteva, si litigava, si cresceva ascoltando musica dell’altro mondo grazie a loro, alle radio libere che iniziavano a togliere polvere dalla comunicazione pubblica. A Rovereto tra le più seguite c’era Radio Gamma, retta da un manipolo di ragazzi armati di dischi in vinile che si improvvisarono disc-jockey provetti, entusiasti, turbolenti, divertenti, transfughi da Radio Star, alla ricerca di maggiore libertà espressiva. Le prime trasmissioni iniziarono in uno scantinato, il 19 gennaio 1977. Direttore responsabile il vivacissimo, generoso, infaticabile Paolo Manfrini, futuro cofondatore di «Oriente Occidente». Incontriamo tre anime dell’antica Radio Gamma: Donatella Parisi, che fondò la radio assieme al marito Ferruccio Marcozzi, Massimiliano Andrighettoni, nome d’arte Maky, ed EdoardoTomasi, alias Giorgio, ex bibliotecario di Mori che da appassionato cultore di storia qual è estrae dal cilindro palinsesti, articoli di giornali, poesie in vernacolo scritte dagli ascoltatori.
Perché la si chiamò “Radio Gamma”?
Donatella: «L’idea fu di Massimiliano; in città c’erano già Radio Star, Radio Rovereto Stereo, noi eravamo i terzi, quindi lettera gamma. All’inizio vagabondavamo per avere informazioni utili, ma era difficile ottenerle».
Edoardo, alias Giorgio: «Come diceva Finardi eravamo noi l’unica “radio libera, ma libera veramente”. Mettevamo la musica che più ci piaceva, ne combinavamo tante e ai nostri microfoni si presentava chi voleva. Il telefono squillava in continuazione».
Donatella: «Mentre mio marito pensava prevalentemente alla parte amministrativa, io mi dedicavo alla parte creativa e divertente. Vivevo nell’ambiente che più mi piaceva: spettacolo, cultura, comunicazione, facevo molte interviste. Ma forse avevano ragione gli altri, quelli che intuirono l’affare imprenditoriale. Noi eravamo solo spiriti liberi allo sbaraglio».
Massimiliano, alias Maky: «Avevamo davvero molto successo, sentivamo l’affetto degli ascoltatori. Chi ci mandava da bere, chi ci scriveva poesie, chi ci invitava a pranzo. Ci seguivano anche nelle fabbriche, negli studi medici, nei negozi».
Furono anni talmente divertenti da non trovare il tempo per scattare nemmeno una foto mentre eravate all’opera?
Donatella: «Proprio così, né tempo per le foto, né per pensare a fare soldi. Abbiamo vissuto l’età più bella facendo esattamente quello che ci piaceva fare».
Edoardo: «Sono stati anni davvero molto divertenti, io staccavo il turno in fabbrica alle sei del mattino e mi fiondavo felice in sede per l’inizio delle trasmissioni. Con l’inconfondibile sigla “Così parlò Zarathustra” introducevo il palinsesto, poi Ferruccio faceva la voce de “la Mariota de Mezmont”, contadina alla buona che dispensava ricette e buonumore. Eravamo un bel gruppo di giovani e riuscivamo, ognuno con il proprio programma, a garantire le trasmissioni dalle 6.30 a mezzanotte. All’inizio non riuscivamo a capire fin dove arrivasse il segnale perché non avevamo un ripetitore potente. Giungevano spesso telefonate del tipo: “Non vi sento, adesso sì, adesso no”. Il tecnico cercava di aggiustare la linea, ma chiaramente non avevamo ripetitori che potessero competere con le altre radio. Eravamo partiti con un’attrezzatura minima per mancanza di mezzi».
Che spazio aveva l’improvvisazione?
Massimiliano: «Totale e nonostante questo, o proprio per questo avevamo successo, in qualsiasi negozio si entrasse si sentiva Radio Gamma».
Molte radio libere trasmettevano da cantine, da soffitte, e voi?
Donatella: «Nel corso degli anni, abbiamo cambiato più volte sede, partendo dallo scantinato del nostro tecnico, passando poi in una stanza di casa mia, trasmettevamo tra asse da stiro, cesto dei panni e stenditoio, col figlio più piccolo che aveva due anni e Max, il grande, che ne aveva sette. Fa il dj pure lui, adesso».
La differenza tra radio libere e radio private?
Edoardo: «Il nostro era un hobby, ci portavamo i dischi da casa. Con gli anni divenne tutto più strutturato, i conduttori professionali, gli studi adeguati e attrezzati e con gli introiti della pubblicità. La fine delle radio libere e l’inizio delle commerciali».
Cosa caratterizzava i vostri interventi?
Edoardo: «Io facevo gag con il mio amico Luky; poi curavo con Daniela un programma a quiz, con ricchi premi. Ricordo che chiedendo come si chiamassero i vassoietti porta pastine andammo avanti per settimane. All’epoca il nome “pirottino” non era molto conosciuto. Fu divertente anche sentire la gente che dall’autobus contava gli ippocastani di Corso Rosmini, per vincere uno dei premi in palio».
Donatella: «Io ero sempre tra la gente di spettacolo, andavo allo Zandonai apposta per assistere alle prove. Ho conosciuto gente famosa come Claudio Gora e Marina Berti (genitori di Andrea Giordana), Lina Volonghi, Ave Ninchi, la coreografa Vittoria Ottolenghi e tanti altri. Andavamo a registrare vari concerti, tra cui quelli di Lucio Dalla, dei Matia Bazar, dei Giganti, degli Stormy Six, ecc».
Massimiliano: «Io poi facevo le classifiche sulla base delle richieste fatte dagli ascoltatori. Si spaziava dalle canzoni per bambini ai cori di montagna, dalla disco music alla canzone d’autore, dal rock al country e così via».
Come erano i roveretani dell’epoca?
Donatella: «Non si può paragonare la tristezza di oggi con quei tempi. Rovereto era vivace, allora, anche economicamente. Assieme a Donata Loss e a Diego Leoni portavamo avanti programmi sociali, enucleavamo problemi, invitavamo associazioni, medici, psicologi, politici (tra cui Pannella). Io visitavo i carcerati che ci ascoltavano e ci scrivevano tutti i giorni. Si creò anche un legame di grande simpatia e partecipazione tra le donne che, finalmente, uscivano di casa. Ci si trovava in cenoni affollatissimi. Molte erano casalinghe meridionali che ci facevano apprezzare la cucina di altre regioni».
Con le radio libere si accelerò lo stesso modo di parlare dei giovani, su imitazione del ritmo da disc jockey…
Edoardo: «Si cercava una comunicazione nuova, più sintetica rispetto a quella ufficiale dei canali Rai; si usavano slogan, si sdoganavano espressioni gergali, nascevano i primi tormentoni».
Massimiliano: «Xomunque, ad essere rivoluzionaria fu la nostra scelta di tenere i microfoni aperti, li avevamo addirittura attaccati con lo scotch alla cornetta del telefono. Eravamo proprio senza rete. Ed è una bella soddisfazione vedere che Radio Gamma, pur con un nome leggermente modificato, esiste ancora oggi, dopo quasi 46 anni».
l'intervista
di Davide Orsato
L’analisi del giornalista che ha di recente pubblicato un manuale per spin doctors dal titolo «Non difenderti, attacca» e contiene 50 regole per una comunicazione politica (imprevedibile e quindi efficace)