L'intervista

domenica 23 Giugno, 2024

Le scenografie di Andrea Coppi da Lavis in giro per l’Italia: «Lavoro dietro le quinte»

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«Ciò che mi appassiona di più è il teatro per ragazzi, sempre capaci di stupirsi e meravigliarsi»

Lavis La forza dello spettacolo è che è un rito sociale: ne consegue naturalmente che se viene a mancare questo, tanto dell’esperienza si perde. Un conto è vedere un film da soli, un conto è vederlo in una sala con altre persone che reagiscono insieme a te. E ancora di più questo avviene nel teatro, perché questo vive della presenza degli spettatori, e ogni volta, anche impercettibilmente, uno spettacolo cambia e per questo non c’è mai una replica uguale a un’altra. Lo sa bene Andrea Coppi, lavisano classe 1985, di mestiere scenografo, che da sempre si impegna con la sua arte per regalare alla gente un ricordo che sia per la vita.
Coppi ha iniziato fin da piccolo a maturare un certo interesse per il teatro: «Con i miei cugini organizzavamo dei veri e propri spettacoli nella soffitta di casa, che trasformavamo per le occasioni nel più rispettabile dei teatri, con tanto di sipario». Dopo quelle prime piccole esperienze decise di iscriversi all’istituto d’arte di Trento, il liceo Vittoria, per poi proseguire la sua formazione all’Accademia di Belle Arti di Verona, arti e discipline dello spettacolo con indirizzo scenografia. A seguito di qualche corso esterno, dove ha avuto l’occasione di cimentarsi in altri aspetti dell’arte, ha frequentato un corso di perfezionamento all’Accademia delle Arti e dei Mestieri dello Spettacolo presso il Teatro alla Scala di Milano. Una volta terminata la sua formazione, Coppi ha iniziato a guardarsi intorno: «Avevo scoperto che al Teatro San Marco di Trento veniva organizzato un corso per tecnici: così mi sono buttato». Dopo qualche sera è stato raggiunto da Massimo Lazzeri, attore e regista, nonché gestore del Teatro San Marco e direttore del Teatro delle Quisquilie: «Mi aveva chiesto di restare come tecnico in teatro, e dopo 16 anni da quel mio “sì”, oggi sono responsabile tecnico del teatro e della compagnia».
«Sono sempre stato molto affascinato da tutto quello che è l’aspetto effimero della parte visiva del teatro – racconta –, quell’idea che tutto si costruisce con tanta fatica: un lavoro molto lungo e che poi si esaurisce in un’ora e mezza di spettacolo. Eppure, nonostante questo, lascia comunque negli spettatori un senso di meraviglia che produce poi dei frutti di benessere a lungo termine. Ecco, tutto quel costruire per quell’attimo breve di magia mi ha sempre affascinato molto».
La sua attività però non si limita all’esperienza trentina, Coppi infatti realizza scenografie per compagnie teatrali a livello regionale e nazionale. Parallelamente, nella città di Verona continua il suo percorso: «Ho lavorato con Fondazione Aida, un teatro stabile di innovazione per ragazzi giovani, con i quali ho fatto grossi spettacoli come, ad esempio, il musical per i sessant’anni dello Zecchino d’Oro».
Nel 2019 è stato selezionato a un concorso per macchinisti per la Fondazione Arena di Verona: «Lì mi occupo della parte di montaggio e allestimento delle scenografie e delle opere, ma anche dei cambi scena durante le opere stesse. È incredibile, siamo 1200 operatori ogni sera, e quando inizia uno spettacolo ognuno di noi ha un ruolo ben preciso e fondamentale». Coppi, quindi, divide la sua attività tra l’inverno trentino e la parentesi estiva nel veronese, compromesso che gli consente di esser vicino alla moglie Elena e ai figli Lorenzo e Adele.
«Mi occupo di scenografia un po’ per tutti i settori del teatro, dall’opera alla prosa – continua – ma quello che più mi appassiona è il teatro per ragazzi, perché forse trovo in questo giovane pubblico molta più capacità di stupirsi e meravigliarsi: la loro semplicità, ingenuità e naturalezza mi danno sempre molta carica». Si tratta di quel momento magico che avviene durante il cambio tra una scena e l’altra, dove il senso di meraviglia emerge, quella è la più grande di tutte le paghe. «Anche perché di certo non ho scelto questo lavoro per il guadagno – precisa –: nessun uomo di spettacolo lo sceglie per guadagnare, perché purtroppo in Italia non è che si guadagni tanto, è un settore un po’ bistrattato. Basti pensare ai recenti David di Donatello, durante i quali le premiazioni di tutte le maestranze si sono svolte in una sala a parte rispetto alle premiazioni principali: uno smacco non da poco. Quindi sì, magari da parte del pubblico c’è ancora quel desiderio voyeuristico di voler vedere il dietro le quinte, poi però effettivamente come in tanti altri settori, siamo cose di cui si può fare a meno: si fa sempre presto a eliminare un po’ di maestranze».
Nella vita Coppi si cimenta in diverse discipline, pur rimanendo sempre fedele alla parte tecnica e scenotecnica. Tra le sue tante esperienze, anche qualche film e fiction a livello nazionale: «Però il cinema non fa per me, perché quando fai teatro vedi subito il frutto del tuo lavoro, mentre quando giri un film non hai subito la percezione, il ritorno di ciò che sei riuscito a fare, perché quando giri un film, vedrai il risultato solo dopo molti mesi».
«A un giovane oggi consiglierei di vedere più cose possibili, un invito generale per chi affronta l’arte. È un mondo che sembra grande ma nel quale tutto è già stato inventato. Lo scopo è di conoscere il più possibile per potersi continuamente meravigliare della bellezza della quale oggi c’è un gran bisogno».