politica

mercoledì 21 Giugno, 2023

Lega-FdI, continuano le tensioni. Il Patt diserta il tavolo di coalizione: «Partecipiamo solo se c’è Fugatti»

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Fallito il tentativo di FdI di allargare anche a Maturi (Centro-Destra) e Job (Coraggio Italia) la coalizione: «Se ne parlerà più avanti»

Forse ci sono troppi tavoli e non ci si raccapezza più. Il commissario di Fratelli d’Italia Alessandro Urzì credeva che quello di ieri fosse il tavolo politico, quello in cui toccare per lo meno il punto dell’allargamento della coalizione del 2018 alle altre forze di centrodestra come Coraggio Italia di Ivano Job e Michaela Biancofiore e Centro-Destra di Filippo Maturi. Tant’è che pure il vicecommissario del partito di Meloni, seduto ieri al tavolo in vece del commissario Urzì che era assente, poco prima dell’inizio del vertice assicurava: «Al primo punto parleremo proprio di questo, del via libera all’ingresso nell’alleanza di tutte le forze che si riconoscono nel nostro percorso e che sono alternative al centrosinistra».
Si parla solo di programma
Si scopre però che quello di ieri era il tavolo programmatico, non politico. C’erano il commissario della Lega Diego Binelli con la capogruppo in Consiglio Mara Dalzocchio e il consigliere Roberto Paccher, per la lista Fugatti l’assessore Achille Spinelli, Cristian Zanetti per Fratelli d’Italia, Antonio De Leo per Forza Italia, Mattia Gottardi per La Civica, Paolo Zanlucchi e Barbara Balsamo in rappresentanza di Autonomisti popolari, Luca Guglielmi e Armando Mich per la lista Fassa e per l’Udc — forza che nel 2018 non ha fatto seggi ma che era comunque in coalizione, Roberto Dal Ri. Non c’erano tutti i big, è vero, ma la coalizione storica era al completo. «Ma era convocata sul programma — spiega il leghista Binelli — e di programma abbiamo parlato. Del resto si parlerà più avanti». A bocca asciutta, quindi, Fratelli d’Italia, che subisce in qualche modo l’imperativo leghista «si fa come diciamo noi». Non si parla di nomi di candidati — «perché il nome c’è già ed è quello di Fugatti, non quello di Gerosa», dicono i leghisti — e non si parla di chi dovrà entrare. Per lo meno non subito, forse anche perché Coraggio Italia, con Job, e Centro-Destra, come Maturi, sono ex leghisti che sono scesi dal Carroccio, una «categoria» politica che ai leghisti duri e puri non va tanto a genio.
Ripartiamo dal 2018
Ieri, durante l’incontro, si è deciso «il metodo» per la definizione del programma di coalizione: «Si parte da quello che ha portato alla vittoria del centrodestra con Fugatti nel 2018. Che non era semplicemente un programma di legislatura — spiega Binelli — ma un progetto che traguardava dieci anni di governo del Trentino. Poi vediamo come integrarlo, come aggiornarlo, cosa arriva anche dalle sensibilità di ciascuna delle forze della coalizione».
Il disappunto di FdI
«Un errore non allargare da subito la coalizione del centrodestra in Trentino nel momento in cui avremmo bisogno di tutti per vincere la scommessa che abbiamo colto e scrivere un programma che ci entusiasmi ed entusiasmi i trentini», afferma in una nota il commissario di Fratelli d’Italia Urzì. Che aggiunge: «Non vorrei che guardando la punta del nostro naso perdessimo di vista la meta ambiziosa di fronte a noi. Per noi ogni energia disponibile deve essere messa in campo per vincere. Da subito. E questo non c’entra con la figura del candidato presidente ma della squadra». Il commissario incassa, ma è risentito da come sono andate le cose nella riunione di coalizione: «Ne parleremo. Nessun problema: noi vogliamo semplicemente vincere perché gli avversari stanno a sinistra, non fra chi sta nel centrodestra».
L’aut aut del Patt
Al tavolo di ieri del centrodestra non c’erano gli autonomisti delle Stelle Alpine. E nemmeno i loro alleati di Progetto Trentino. E non ci saranno nemmeno in futuro se non sarà Maurizio Fugatti a sedersi sulla sedia del candidato presidente. «Siamo impegnati in questi giorni in un percorso di convergenza per costituire un punto di riferimento unitario per autonomisti e popolari a sostengo del candidato presidente Maurizio Fugatti», scrivono i segretari di Patt e Pt Simone Marchiori e Silvano Grisenti. «In questo particolare momento — proseguono — non si può pensare né di mettere in discussione la guida della coalizione né, tanto meno, di anteporre agli interessi della nostra terra quelli dei singoli o la tenuta degli equilibri interni». Si dicono «pronti a partecipare ai tavoli politici e programmatici». Ma a una condizione, che ci sia Fugatti: «I nostri due movimenti ritengono indispensabile, per poter partecipare ai prossimo incontri, che si possa parlare di programmi con cognizione di causa solo di fronte al presidente in carica e candidato per la prossima legislatura Maurizio Fugatti, garante del percorso fin qui seguito e, soprattutto, del programma politico e amministrativo della prossima legislatura».