Letture
sabato 11 Novembre, 2023
di Carlo Martinelli
Succede, per fortuna, che il mercato editoriale sappia sfornare libri non effimeri, non leggi (o fai finta di leggere) e getta. Titoli che resteranno, a lungo, tale è la forza che comunicano, tale è la potenza che li abita.
Uno di questi è arrivato da poco e fa conoscere a un pubblico più vasto una figura straordinaria: quella della naturalista inglese Len Howard. Un breve filmato della Bbc, girato nel 1961, di poco più di sei minuti (lo si trova facilmente in rete) ce la mostra dialogare con i tanti uccelli che avevano preso dimora nei pressi del suo cottage, nel Sussex. Indossa una cuffietta bianca per impedire che potessero impigliarsi nei suoi capelli.
Nel corso dell’intervista parla della comprensione reciproca tra lei e gli uccelli: «I understand their language and they understand my language». Sì: «Io comprendo il loro linguaggio e loro comprendono il mio». Sta tutto qui, a ben guardare, il senso della sua vita, uguale a nessun’altra.
Nasce nel 1894 ma quella che diventerà una naturalista, biologa, etologa fu, prima di tutto, una ottima violinista. Era l’ultima di quattro fratelli e il padre, Henry Newman, era poeta: la trilogia cristiana delle sue tragedie in versi riscosse successo, all’epoca.
A Londra Gwendolen (per tutti sarà poi Len) intraprende la carriera di suonatrice di viola nell’orchestra di Malcolm Sargent, compositore e direttore d’altissimo livello.
Len dà lezioni di musica, organizza concerti per i bambini poveri. Una giovinezza intrisa di musica e poesia: forse (anzi, certamente) tutto ciò riguarda quel che accade nel 1938. Quando, di colpo, Len Howard lascia Londra e la carriera. Compra un pezzo di terra vicino all’antico villaggio di Ditchling, a sud della capitale, e vi fa costruire un cottage. Il «Bird Cottage». Vuole vivere sola, insieme all’orchestra degli uccelli e certo ricordava la tenerezza con cui il padre curava gli esemplari feriti.
Lo scopo di Len è chiaro: creare un ambiente il più sicuro possibile per gli uccelli che vivevano lì, per poterli meglio studiare sulla base di un rapporto di fiducia.
Apre la casa: gli uccelli entrano ed escono come vogliono. Predispone dei punti in cui possono fare il nido e dare loro da mangiare.
Anni e anni di convivenza con queste creature porteranno Len Howard a scrivere due libri: «Birds as Individuals» nel 1952 e «Living with Birds» nel 1956.
Eccola, la notizia: il libro fresco di stampa è la prima traduzione italiana – in un unico volume – dei due titoli di Len Howard. Il merito è delle edizioni Adelphi e della traduttrice Valentina Marconi se oggi possiamo sfogliare ammirati e conquistati le 574 pagine di «Star» (38 euro il prezzo), decimo titolo di «Animalia», la collana imprescindibile per studiosi e appassionati del mondo animale e del conseguente rapporto con gli umani.
A proposito: Star è, come indica il sottotitolo, la «cinciallegra di genio» che per anni ha frequentato il cottage di Len Howard. La cui idea iniziale era quella di studiare i canti degli uccelli: ma ben presto furono le varie personalità (e quella di Star spicca, eccome) e i rapporti fra gli uccelli stessi ad attrarre la sua attenzione.
Lei credeva nella loro intelligenza individuale, contro il pensiero dominante dell’epoca, secondo cui gli animali agivano solo per istinto.
Così scrive della cinciallegra di genio: «Star è la dimostrazione che gli uccelli hanno talenti speciali, oltre all’intelligenza e al desiderio di coltivarla. Ottenne risultati talmente incredibili e superiori a quelli degli altri individui della sua specie da poter davvero essere definita un genio. Forse molti altri uccelli selvatici hanno un talento simile, ma nessuno potrebbe raggiungere risultati comparabili senza le altre caratteristiche della personalità di Star: il suo interesse per la materia e il desiderio di coltivare il proprio talento, la capacità di concentrarsi e di perseverare e la creatività che mostrò in molti modi nel corso della sua vita».
Così, quando Len si rivolgeva agli uccelli, loro reagivano a ogni minima variazione e inflessione della sua voce, dando l’idea di capirla bene.
Un esempio: gli uccelli amavano il burro e spesso venivano a «richiederlo». Si mettevano accanto al piatto e la guardavano in faccia. Di fronte a un’espressione amichevole, si avvicinavano e si servivano.
A un «no» secco facevano un passo indietro, a un «no» ancora più secco arretravano ulteriormente, e a un «no» arrabbiato volavano via dalla finestra. Se Howard li richiamava, tornavano da lei, con titubanza, vista la durezza della precedente reazione.
Impossibile dare conto in modo compiuto della ricchezza e della bellezza che le pagine (e le 68 fotografie in bianco e nero della stessa Howard) di «Star» dispensano a chi abbia la necessaria curiosità e fors’anche un po’ di umiltà nell’accostarsi alla vita di una donna che a settant’anni intraprese anche coraggiose battaglie contro lo sviluppo edilizio invasivo che tagliava senza criterio alcuno le siepi dove gli uccelli trovavano rifugio.
Sì, merita conoscere la vicenda di questa donna – morta nel 1973 – dai tratti talora francescani, osservatrice sempre stupita ed attenta di tordi, pettirossi, merli, passeri, fringuelli. E della cara, indimenticabile Star, cinciallegra geniale.
Festività
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L'altoatesino del ristorante Flurin di Glorenza porta in tavola la sua idea del pranzo del 25 dicembre. «Si possono cucinare ricette buonissime anche senza usare ingredienti costosi. Un grande classico sono le lasagne»