L'intervista

giovedì 21 Marzo, 2024

L’europarlamentare Dorfmann sull’Euregio: «Serve un nuovo patto. Sostenibilità e produzione non sono antagoniste»

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In un contesto geopolitico complicato la Cooperazione gioca un ruolo strategico

Europarlamentare dal 2009, oggi pomeriggio l’esponente della Südtiroler volkspartei (Svp) Herbert Dorfmann parteciperà a un incontro su «L’Europa e il Trentino» organizzato dalla Federazione trentina della cooperazione (si veda il box). «Sostenibilità e produttività — dice in merito alle politiche green dell’Unione europea— sono viste come antagoniste, ma in realtà, se coniugate bene, aprono nuove opportunità». L’europarlamentare, che si ricandiderà alle elezioni europee di giugno, interviene anche nel dibattito sull’Euregio Tirolo-Alto Adige-Trentino: «Bisogna arrivare a un accordo fra i tre territori per collaborare su settori comuni come la mobilità e la sanità».
«Territorio e agricoltura nell’agenda europea: come mediare tra sostenibilità e produzione», così recita il titolo del suo intervento all’appuntamento di oggi. Quale può essere il punto di mediazione?
«Il tema del Green Deal europeo funziona solo se ci saranno delle opportunità, cioè se riusciamo a trasformare questo processo in economia. Se invece perdiamo competitività a livello mondiale potrebbe diventare disastroso per noi. Bisogna trovare vie per coniugare competitività e sostenibilità».
In questa legislatura si è persa l’occasione di affrontare questa sfida?
«No, non credo. Il progetto politico è stato attuato. Bisognerà vedere il risultato di queste misure. Prendiamo l’esempio delle auto elettriche: questa trasformazione comporta degli impegni e chiaramente qualcuno ci perderà, ma se non cavalchiamo questo processo può diventare un problema per tutti. Stessa cosa per le case green. Sostenibilità e produttività sono viste come antagoniste, ma in verità, se coniugate bene, aprono nuove opportunità».
Nel settore agricolo le misure green sono viste spesso come un carico eccessivo. Su questo fronte l’Ue è stata troppo rigida?
«Su alcune proposte di regolamento, come quella sulla riduzione dei prodotti fitosanitari, sono stati commessi degli errori e poi, infatti, è stato fatto un passo indietro. Questo non vuol dire che non si debbano ridurre i prodotti fitosanitari. Anche l’agricoltura e il sistema alimentare nel suo insieme hanno bisogno di sostenibilità. Da decenni la politica agricola comune premia la sostenibilità delle aziende e bisogna proseguire su questa via».
La presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha annunciato il declassamento dello status di rigida protezione del lupo: quali sono i prossimi passi?
«Spero che entro la fine di questa legislatura si facciano passi decisivi. In questo momento il consiglio, quindi gli Stati membri, deve decidere la propria posizione a livello di Convezione di Berna. Spero si riesca almeno a definire la posizione dell’Unione europea. La votazione è prevista nelle prossime settimane».
«Il Trentino e l’Europa» è il titolo dell’incontro di oggi: quale ruolo può giocare la Cooperazione nel prossimo futuro?
«Sono convinto che in questo contesto geopolitico sempre più complicato ci sia un ritorno al territorio e la Cooperazione, da questo punto di vista, gioca un ruolo importantissimo per la gestione del territorio. Forse, dopo trent’anni di globalizzazione spinta, siamo in un periodo di controtendenza».
A proposito di cooperazione, al forum de il T la segretaria generale del Gect (Gruppo europeo di cooperazione territoriale) Euregio Tirolo-Alto Adige-Trentino, Elisa Bertò, ha sottolineato l’importanza dell’euroregione, sia per ripensare la Regione sia per «agevolare meccanismi di presenzialismo del territorio nelle fasi di scrittura delle politiche europee». La convince?
«Sono d’accordo con Bertò. Il territorio non è riducibile a una Provincia autonoma. Il territorio deve essere visto in maniera più larga. È chiaro che le Province autonome abbiano le loro competenze e vogliano mantenerle, però sono altrettanto convinto che su tanti settori possa esserci un plusvalore nella cooperazione fra territori: sulla mobilità, sulla sanità e su alcuni comparti dell’economia. Bisogna individuare i plusvalori e metterli in atto. L’abbattimento dell’idea di confine rientra nello spirito europeo».
Una cooperazione che andrebbe codificata?
«Bisogna essere flessibili. Non servono nuovi organismi, ma un contratto, un accordo, fra territori sarebbe utile».
Il governatore altoatesino Arno Kompatscher immagina invece di codificare una nuova collaborazione fra le due Province autonome nell’ambito di una riforma della Regione: il consiglio regionale che si riunisce su ordini del giorno strategici e le due giunte che si incontrano anch’esse su temi strategici a scadenze definite. Dal suo punto di vista serve una riforma della Regione? Quella tracciata da Kompatscher è la strada giusta?
«Mi sembra che la Regione, così come è oggi, abbia dei forti limiti, dovuti allo sviluppo storico dell’ente e soprattutto allo sviluppo delle due Province autonome. La Regione è diventata un carrozzone complicato, se non inutile, a tratti. Bisognerebbe riflettere su come riorganizzarla. A mio avviso ha senso una collaborazione a livello di regione. Bisogna vedere come rivitalizzare il ruolo della Regione».
In che modo?
«Bisogna riflettere sui temi che uniscono le due Province autonome e su cui si può lavorare insieme. La Regione fa parte della Costituzione e va gestita».
Cambiando argomento, l’Austria ha promesso battaglia sulla procedura di infrazione avanzata dal governo italiano alla Commissione europea contro i divieti ai tir in Tirolo. Perché non si riesce a trovare un’intesa?
«È giusto chiedere la procedura di infrazione perché quello che ha fatto l’Austria non corrisponde allo spirito europeo: non si possono imporre limiti e restrizioni agli altri Paesi. Su questo spero che la Commissione Ue sia chiara. Questo, però, non significa che l’Austria debba abolire tutti i limiti, altrimenti ci sarà ancora più traffico. Da questo punto di vista sbaglia il ministro Salvini a sostenere una politica di totale apertura sull’autostrada del Brennero. Non è nel nostro interesse. L’autostrada, soprattutto nel tratto altoatesino, è al limite della capacità. La nostra autonomia ha bisogno di un’autostrada funzionante. Il ministro Salvini dovrebbe parlare con la Svizzera, che oggi avrebbe la capacità e la tecnologia di prendersi carico di una parte del traffico del Brennero. Fino a quando non entrerà in funzione la Galleria di Base, sarà necessario spostare traffico su altre arterie».