Trento
venerdì 24 Novembre, 2023
di Redazione
È stata installata negli scorsi giorni l’opera d’arte Levante – Ponente realizzata dall’artista Rolando Tessadri per l’abbellimento delle sale del commiato laico del Tempio crematorio.
Si tratta di due quadri della stessa dimensione, affiancati a formare dei dittici. Ogni quadro è suddiviso in quattro settori rettangolari di eguale dimensione e colorati con diverse tonalità di azzurro e di verde chiaro. Lo sguardo tende quindi a spostarsi in direzione del centro, dove tutti gli elementi confluiscono e trovano la loro quiete.
Dal punto di vista simbolico, i due colori si completano a vicenda. Il verde richiama il colore della natura e rimanda alla vita terrena. L’azzurro richiama il colore del cielo e rimanda alla lontananza, all’infinito. Le sfumature, invece, sono simbolo del passaggio graduale dalla dimensione materiale della vita terrena alla dimensione spirituale di ciò che sta oltre la materia.
L’intento è di circondare coloro che partecipano al rito funerario con immagini che infondano serenità e che possano, nel limite del possibile, consolare e aiutare ad affrontare il distacco doloroso dalla persona amata.
Il titolo dell’opera, Levante – Ponente, vuole suggerire un paragone fra la vita di ciascun individuo e il percorso compiuto ogni giorno dal Sole. Così come l’astro, che da Oriente, dove si leva al mattino, scompare nella notte a Occidente, anche l’esistenza, dalla nascita fino all’ultimo respiro, si muove in un continuo divenire, proprio come il Sole che attraversa ogni giorno l’intero orizzonte.
La composizione è stata scelta da una commissione che ha esaminato i 26 bozzetti proposti per il bando di concorso per la realizzazione dell’opera d’arte dedicata al nuovo tempio crematorio di Trento. Insieme alla creazione di Tessadri, alla fase conclusiva della selezione sono arrivate anche altre quattro opere: Vita e soglia di Italo Bressan, La porta di Giuliano Cinquina, Ascensione in cielo di Francesco Praderio, in arte Francesco Luppis, e Soffio vitale di Federico Seppi.
la nota
di Redazione
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la storia
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