Il caso
domenica 19 Gennaio, 2025
di Redazione
Non ha fatto in tempo a vedere la notizia circolare, dopo più di un mese dal provvedimento cautelare — gli arresti domiciliari — che è tornato in libertà. Ieri mattina, il tribunale del riesame, ha revocato la misura e Tommaso Acler, consigliere comunale di Levico, sindaco mancato per un soffio nel 2019, è tornato a tutto gli effetti un uomo libero. Ma la vicenda giudiziaria è ancora ben lungi dall’essere conclusa. La sospensione, infatti, è avvenuta a seguito del trasferimento della presunta vittima nel suo paese d’origine. Con lei all’estero, è venuto meno — di fatto — il pericolo che venisse violato il divieto di avvicinamento stabilito dal tribunale.
Facciamo un passo indietro. La vicenda risale a circa un anno fa, quando una donna, che conviveva con Acler, ha sporto denuncia per maltrattamenti. La vicenda è stata presa immediatamente in carico (questo tipo di procedure hanno di norma la corsia preferenziale del codice rosso) e si è messa in moto la macchina della giustizia. Il caso è finito tra le mani del pubblico ministero Nadia La Femina. Nel giro di qualche settimana arriva, per Acler, il primo provvedimento restrittivo: il divieto di avvicinamento dalla casa familiare, con l’ordine di non contattare l’ex compagna. Un imperativo che sarebbe stato disatteso: sono seguite ulteriori indagini e, a metà dicembre, i carabinieri della stazione di Levico, compagnia di Borgo Valsugana, hanno eseguito il provvedimento. Acler, pertanto, è stato ai domiciliari, con il permesso di uscire nelle fasce orarie in cui svolge il proprio lavoro.
Sulla vicenda, il consigliere, aveva mantenuto riserbo ma, se non al lavoro, le sue assenze si sono notate altrove: in consiglio comunale, a cui non ha partecipato per alcune sedute: e la voce così si è cominciata a spargere per il paese.
Acler, 40 anni, è difeso dall’avvocato Remo Francesco Libardi, anche lui consigliere per la lista «Impegno per Levico» in cui, nel 2019, si è candidato sindaco (preceduto, cinque anni prima, proprio da Libardi). Ieri mattina la notizia della sospensione del provvedimento, dopo il rientro nel paese di provenienza della compagna. L’episodio risalirebbe circa a un anno fa e, finora, non c’è stata nessuna sentenza (e dunque nessuna condanna) per Acler.
Dalle ultime dichiarazioni pubbliche di Acler, un paio di mesi fa, era emersa l’intenzione di non ricandidarsi per le ormai imminenti elezioni comunali: si era ipotizzato anche un possibile avvicinamento della compagine che lo aveva sostenuto (oltre a «Impegno», la Lega e la lista «Fare! Per Levico e frazioni») al sindaco uscente Gianni Beretta.
«Sono impegnato in politica da vent’anni — aveva fatto sapere Acler — ho intenzione di rallentare».
Nel 2019 Acler aveva vinto il primo turno con il 41% delle preferenze vendendo sconfitto di misura al ballottaggio per un pugno di voti: 49% contro il 51% ottenuto da Beretta.