Il ricordo

giovedì 15 Giugno, 2023

L’ex presidente della Regione su Berlusconi: «Promesse, ma ho portato a casa poco»

di

Durnwalder racconta il rapporto con Berlusconi. «Non ha cambiato l’Italia»
A sinistra il presidente Silvio Berlusconi durante un incontro con Luis Durnwalder (a destra)

No, Luis Durnwalder (1941) non ha seguito i funerali in diretta TV, a reti unificate, del già presidente per quattro volte del Consiglio dei ministri, Berlusconi. Era in viaggio, di ritorno da una delle conferenze sull’autonomia che tiene in varie località dell’Alto Adige (pardon: del Südtirol). Presidente della provincia autonoma di Bolzano dal 1989 al 2014; presidente della Regione Trentino-Alto Adige dal 2004 al 2006 e dal 2008 al 2011.

Nella sua veste istituzionale ha avuto numerosi incontri con il fondatore di Forza Italia.
«Mi sono incontrato con lui almeno una decina di volte, tra il 1994 e il 2011. Io avevo sempre da fare con lui e debbo dire che mi sono trovato sempre abbastanza bene… come forma. È sempre stato molto cortese. Mi riceveva, gli parlavo amichevolmente, gli consegnavo qualche promemoria. Grandi sorrisi, grandi promesse ma il seguito era un po’ scarso».

Perché nella sostanza…?
«Mi dava sempre ragione, chiamava i suoi ministri e diceva loro di assecondare le mie richieste. Chiamava La Loggia o Lunardi, consegnava loro le fotocopie di quanto proponevo. Li invitava a studiare bene la questione e di venirmi incontro perché, diceva Durnwalder ha ragione».

Ma…
«Ho portato a casa non dico niente ma proprio poco».

Vuol dire che non ha quasi mai mantenuto le promesse?
«Lui forse poteva anche essere convinto sul serio che avevo ragione ma, mi par di capire, voleva che alla fine risolvessimo le nostre questioni da soli. Però era sempre divertente e allegro».

Un po’ poco, non le pare?
«Sono stato invitato anche ad Arcore un paio di volte. Mi ha fatto vedere l’azienda, abbiamo preso insieme un bel bicchiere, abbiamo parlato di Alto Adige… La prima volta gli ho consegnato un promemoria di 13 punti. Gli ho parlato della Regione, dell’aggiornamento del Pacchetto di autonomia, della proroga della concessione dell’autostrada A22, del tunnel del Brennero, di rinvio delle leggi da parte del Governo, di impugnazioni… Ha sempre detto di sì ma non è stato fatto o portato avanti un granché».

Forse perché era impegnato nel far le leggi «ad personam» pro domo sua e per l’Alto Adige restava ben poco.
«Sì, era sempre molto vago. L’ho incontrato anche a Merano quando veniva a far la dieta disintossicante da Henry Chenot. L’ho incontrato anche a Bolzano quando abbiamo fatto il referendum per cambiare il nome di Piazza della Vittoria (2001). E poi quando abbiamo eletto il sindaco di Bolzano, Benussi. In quella occasione mi domandò di appoggiare la candidatura di Benussi e lui ne avrebbe tenuto conto. Mi promise questo e quest’altro. Io gli ho detto chiaro e tondo: non c’è niente da fare, noi abbiamo il nostro candidato e non posso chiedere alla Svp di votare per un altro nome».

Per tutti gli anni in cui ha avuto in mano il potere esecutivo ed il controllo della maggioranza parlamentare, Berlusconi si è scontrato con la magistratura, difendendosi dai processi invece che nei processi. Lei ha passato qualche guaio giudiziario. Alla luce di quanto le è capitato, il de cuius aveva qualche ragione?
«Le mie disavventure non sono ancora finite. Ciò che più mi addolora è l’accusa che mi viene rivolta di avere distrutto l’immagine dell’Alto Adige. In questo caso debbo dire: Signori, se voi volete agire in nome del popolo, questo è troppo. Io per la nostra provincia ho fatto moltissimo».

Che giudizio dà sull’operato politico di Berlusconi?
«È stato prima di tutto un imprenditore. Poi ha fatto il politico ed aveva i propri interessi personali. Voleva cambiare l’Italia ma non ci è riuscito».

O era solo un’operazione di distrazione di massa?
«Non lo so se ha fatto tutto ciò che poteva e quando ha visto che non ci riusciva si è dedicato solo alle sue faccende personali. Lo ribadisco: come persona era molto simpatico. Con lui ho passato bellissime ore, discutendo, ridendo, ma come risultato pochissimo».

Non ha portato a casa niente, praticamente.
«Piccole norme di attuazione ma si tratta di questioni più tecniche che altro».

Presidente Durnwalder, adesso che cosa sta facendo?
Io ho 82 anni e sto scrivendo qualche articolo, qualche libro. Collaboro con alcune università, vado in giro a parlare e spiegare l’autonomia. Oggi ho parlato due volte: a Merano e a Malles Venosta. Spiego la pacifica convivenza e di come si possono risolvere i problemi. L’ho fatto anche in Russia e in Ucraina predicando il nostro modello ma non mi hanno ascoltato perché loro volevano fare la guerra».

A proposito di autonomia, non è stato un errore abolire di fatto la regione e renderla una scatola vuota?
«No, anzi. Io dico che le due province devono diventare due Länder: il Land Trentino e il Land Südtirol. La regione ormai non ha più senso. Deve essere svuotata. Noi dobbiamo collaborare e io sono il primo a essere convinto di questa collaborazione. Però si deve collaborare tra vivi e non tramite un morto».