Tribunale
sabato 29 Giugno, 2024
di Benedetta Centin
Più di quindici. Tante sono le ore complessive, scandite su tre udienze, l’ultima ieri, durante le quali l’ex primario di ginecologia e ostetricia dell’ospedale Santa Chiara di Trento, Saverio Tateo, ha risposto quale imputato alle domande della pm Maria Colpani e degli avvocati (suoi e di parte civile), difendendosi su tutta la linea. Su ogni singola contestazione riportata nella ventina di pagine di capo di imputazione. Ogni volta il medico ha respinto con forza la fastidiosa accusa che intende scrollarsi di dosso. Quella di maltrattamenti in reparto che avrebbe messo in atto in concorso con la sua vice Liliana Mereu (ieri non presente in tribunale). Tateo lo ha ribadito anche ieri mattina, nell’udienza che si è tenuta sempre a porte chiuse davanti al giudice per l’udienza preliminare Marco Tamburrino, che quei maltrattamenti non ci sono mai stati. Il camice bianco, anche con toni concitati, tanto che la sua voce in alcuni momenti si udiva pure fuori dall’aula, è tornato a negare gli addebiti, gli specifici episodi — citati dalla pm e dai legali di parte civile — nei confronti del personale impegnato il reparto. Verso i suoi collaboratori. Tra questi anche Sara Pedri, la ginecologa forlivese scomparsa il 4 marzo 2021 nella zona del lago di Santa Giustina e mai più ritrovata, la cui mamma è ora parte civile assieme ad altre otto dottoresse (assistite dagli avvocati Andrea de Bertolini e Giovanni Pesce), all’azienda sanitaria (avvocato Gabriele Finelli), e al sindacato Fenalt, rappresentato dal legale Paolo Emilio Letrari. Proprio quest’ultimo, che ieri, come il collega Finelli, ha chiesto chiarimenti all’imputato in merito alle contestazioni, ha fatto sapere: «Si è trattato di un esame molto circostanziato, e il clima è stato molto corretto da tutte le parti in causa». In totale le parti civili hanno sollecitato 1,2 milioni di euro di danni totali.
Sentenza per fine anno
Attorno alle 12 la fine dell’esame e del contro esame del camice bianco, che fuori dall’aula sembrava quasi sollevato. «Dal nostro punto di vista è andata benissimo» ha commentato l’avvocato Salvatore Scuto che difende Tateo assieme al collega Nicola Stolfi. I due legali avevano già fatto richiesta di rito abbreviato, che in caso di condanna prevede lo sconto di un terzo della pena. Stessa istanza l’ha formalizzata anche Mereu.
Conclusa la fase istruttoria quindi, nella prossima udienza la parola tornerà alla titolare dell’inchiesta, alla pm Colpani per la requisitoria, per la formulazione delle richieste nei confronti dei due medici che ha voluto a processo. Inizierà quindi la fase dibattimentale, si entrerà nel vivo con la discussione. La sentenza potrebbe essere pronunciata nell’udienza del 13 dicembre prossimo.
Battaglia sull’indennità
Rimane aperto ancora il capitolo della causa di lavoro, dell’indennità risarcitoria per mancato guadagno. Per chi non ricorda il professionista era stato licenziato dall’azienda sanitaria e poi reintegrato dal giudice del lavoro Giorgio Flaim. Ma Tateo, che ora svolge la professione all’estero, non si è più ripresentato al Santa Chiara, riprendendo il servizio, e questo è bastato all’Apss (rappresentata dall’avvocato Finelli) per ritenere che il rapporto di lavoro risolto, chiuso. La battaglia ora è sulla quantificazione dei danni. Il conto presentato dalla difesa di Tateo è di più di 270mila euro. Cifra che lievita a quasi 298mila lordi in considerazione degli importi relativi alle poco più di tre mensilità e mezzo maturate dal medico in Francia. Diversi invece i conteggi presentati dall’Apss: la cifra lorda è di poco più di 156mila euro. Il giudice Flaim, come già anticipato, a questo punto potrebbe nominare un ctu: un consulente tecnico d’ufficio, un esperto chiamato ad analizzare il contratto di lavoro e a calcolare le relative spettanze.