L'analisi

lunedì 7 Ottobre, 2024

L’industria combatte la recessione ma manca il sostegno delle banche

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Fatturato delle imprese: Trentino in calo a -1,1%. Meccanica, riparte l’export: +4%

Uno spettro si aggira per l’Europa, l’Italia e il Trentino: è lo spettro della recessione. Non ancora certificata dai dati ma che aleggia in uno scenario economico di brusca frenata. Lo confermano anche i dati del recente «Tableau de bord» di Confindustria del Trentino, incrociati con l’ultima trimestrale della Camera di Commercio e con i dati della Banca d’Italia. Il quadro che ne emerge vede un calo del fatturato delle imprese, un minore credito a loro disposizione, un export dai segnali contrastati e un tessuto economico composto da molte piccole aziende, forse meno attrezzate per far fronte a un prolungato periodo di stagnazione.
Fatturato in calo
Il primo dato da cui partire è quello relativo al fatturato delle imprese trentine: nel secondo trimestre di quest’anno rispetto allo stesso trimestre del 2023 il calo è dell’1,1%. Dato in linea con l’indice Rtt introdotto da Confindustria. Si tratta di una rilevazione puntuale che analizza mensilmente i fatturati di oltre 200.000 imprese italiane attraverso i sistemi di fatturazione elettronica, fornendo una fotografia estremamente accurata dell’andamento. A giugno 2024 il fatturato generale in Italia era in calo rispetto all’anno precedente dell’1,6%. Tornando al Trentino, in particolare difficoltà sono i fatturati del settore manifatturiero (-4%) e costruzioni (-12,6%), mentre segnano una ripresa i trasporti (+9,5%), i servizi alle imprese (+8,5%) e il commercio al dettaglio (+1,5%). Le stime di Confindustria prevedono una crescita del Pil 2024 dello 0,7% per l’Italia. Il Trentino è cresciuto dell’1,3% nel 2023, mentre per quest’anno le prime stime sono state riviste al ribasso. Secondo la Provincia, l’anno potrebbe chiudersi con un aumento tra lo 0,8 e l’1,1%. Le previsioni per il 2025 indicavano una crescita del Pil per il paese dello 0,9% e in provincia tra l’1,3 e l’1,4%. Anche queste stime però dipendono dall’andamento di questi mesi e potrebbero essere riviste al ribasso. Guardando poi al peso dei settori nell’economia trentina, l’industria vale 4,4 miliardi di euro, il 20% del valore aggiunto in provincia che diventa quasi 8 miliardi, più di un terzo del totale, con i trasporti e le attività professionali e tecniche connesse.
L’export al bivio
L’analisi dell’export mostra aspetti negativi e positivi. Il bicchiere mezzo pieno è che dopo un primo trimestre negativo, -3,1% rispetto al 2023, il secondo è stato in linea, appena -0,1%. Incoraggia in particolare che la ripresa sia stata trainata dalle esportazioni in settori strategici come «macchinari e apparecchi» (+4,3%) e «sostanze e prodotti chimici» (+7%), mentre il segno meno si applica all’esportazione di bevande e prodotti alimentari (-4,3%). L’analisi di Confindustria sottolinea anche l’importanza delle esportazioni per il distretto della meccatronica: che in un anno vale circa 1,7 miliardi di euro. In generale le esportazioni legate alla voce «macchinari ed apparecchi» pesano per oltre il 20% del totale, prima voce, anche davanti a «prodotti alimentari e bevande» che si aggira intorno al 17%. Si tratta di una voce fondamentale, ma molto legata all’economia tedesca e che quindi risente del periodo di flessione della Germania.
La scomparsa del credito
In questo contesto, l’altro dato da mettere sotto la lente di ingrandimento è quello legato al credito alle aziende e della sua scomparsa. Nel primo trimestre del 2024 i prestiti bancari alle aziende hanno sfiorato il -15%, nel secondo siamo al -14%. Considerando anche il calo, più ridotto, dei mutui alle famiglie consumatrici, siamo ormai a 2 miliardi in meno di prestiti in un anno (Il T del 1° ottobre), con i tassi di interesse che continuano ad attestarsi tra il 5 e il 6%. Anche a Bolzano il calo è certificato, seppur minore: per le imprese si aggira su -9%. Rubinetti chiusi che hanno interessato imprese grandi e piccole allo stesso modo, ma che pesano di più sulle piccole attività. L’unico spiraglio di consolazione in questo contesto è dato dall’inflazione, scesa all’1% a luglio con i prezzi delle commodities energetiche, energia e gas, ormai lontani dai picchi terribili del 2022.
Un Trentino di pmi
L’analisi di Confindustria fotografa poi un Trentino composto da una galassia di microaziende. Una via lattea fatta di tanti imprenditori e liberi professionisti che lavorano in contesti piccoli. Delle 50mila imprese registrate in Trentino, 30mila hanno 0 o 1 addetto, rispettivamente 11.155 e 19.173, andando a comporre circa il 60% delle imprese trentine. 13mila hanno poi tra i 2 e i 5 addetti, mentre solo il 7,4% delle imprese attive supera i 10 addetti e appena lo 0,9% ha più di 50 dipendenti.