Inchiesta
mercoledì 22 Gennaio, 2025
di Davide Orsato
Giovani, laureati, professionisti, persino atleti locali. Altro che i «soliti» anziani che siamo abituati a sentire citati nei casi di truffe, specie quelli via telefono e porta a porta. L’azienda Global Group Consulting giocava in tutt’altro campionato, ricorrendo a strategie di marketing di alto livello, con eventi e sponsorizzazioni. Una su tutte: il Valsugana Basket, squadra che, negli ultimi anni ha investito moltissimo per poter fare un «salto di qualità» a livello agonistico. Per anni il Valsugana ha avuto sulle maglie la scritta che rimandava all’attività di consulenza con sede a Milano in via Montenapoleone e con filiali all’estero, da Monaco di Baviera a Parigi. Ma che non disdegnava il più piccolo Trentino, dove aveva puntato sul capoluogo e su Pergine.
E proprio a Pergine aveva costruito la sua rete principale in Provincia. Lavorando anche d’immagine. La sponsorizzazione della squadra di basket era solo il punto di partenza per presentarsi come realtà territoriale e affidabile. Per farsi conoscere e promuovere i suoi prodotti.
Farmaci e lingotti
Tra questi i famosi lingotti. Che, a quanto si apprende dalle carte dell’inchiesta, esistevano davvero, seppur non in misura tale da giustificare quel colossale giro di investimenti da 89 milioni di euro raccolti a partire dal 2019 (4 solo in Trentino, con 185 vittime). Anche ai trentini è stato «offerto l’oro» ma Global Group insisteva, in zona, ancora di più sugli investimenti in campo farmaceutico. Le rendite promesse erano favolose: 4% su base mensile, 48% su base annuale. E i primi contattati, in effetti, qualcosa vedevano: erano il vertice della truffa piramidale e, più tardi si entrava, meno soldi ritornavano dagli «investimenti». Fino a perdere tutto.
L’attico in via Celva
Global Group poteva contare anche in una sede di rappresentanza, un attico in via Celva a Pergine dove, ogni settimana, venivano organizzati eventi. «Culturali», nella sintesi della Procura di Milano, che sta indagando. Ma c’erano anche aperitivi «di gala»: tutto ovviamente per promuovere gli investimenti.
La squadra nel mirino
I lingotti (con tutto il resto) erano stati proposti anche ai giocatori del Valsugana Basket (e ai loro familiari). Alcuni si sono convinti a metterci dei soldi.
Del resto, si trattava di uno sponsor generoso. Sono stati avvicinati anche professionisti (tra cui avvocati): persone che — si suppone — potevano avere i mezzi per capire rapidamente l’inganno (e per difendersi).
Fatto sta che la situazione è presto sfuggita di mano, in un centro piccolo. E i perginesi hanno cominciato a diffidare.
Lo si apprende da una frase intercettata: «C’è un danno proprio a livello di immagine del territorio, cioè se si mettessero a fare una roba del genere per tutta Pergine, la gente inizierebbe a scappare».
A pronunciarla Samuel Gatto, una delle cinque persone arrestate e considerata una delle figure chiave del «gruppo di consulenza».
Il basket si smarca
Il Valsugana Basket, con un comunicato, ha fatto sapere di non aver nulla a che fare da tempo con la Global Group.
«Da inizio stagione, luglio 2024 — si legge — nonostante numerose promesse, l’ azienda ha interrotto senza motivazione il sostegno finanziario a Valsugana Basket senza dare specifiche informazioni. Teniamo a precisare che Global Group Consulting ha avuto sempre un ruolo esclusivamente di sponsor nelle stagioni precedenti, pertanto la società ribadisce la propria estraneità ai fatti».
Una buona fede che potrebbe essere confermata dal fatto che anche gli stessi giocatori hanno creduto alla bontà della proposta.
In Regione, gli interessi di Global Group si allargavano anche all’Alto Adige, dove erano stati fatti eventi promozionali in località turistiche. E proprio da uno di queste iniziative è partita la denuncia che ha fatto crollare il castello di carta messo in piedi con poco oro e tante promesse.