L'inchiesta
venerdì 23 Febbraio, 2024
di Davide Orsato
I picchi segnalati questa settimana dalle centraline dell’Appa, in particolare a Trento città, ce l’hanno ricordato: il Trentino non è esente da quello smog che, troppo sbrigativamente, si associa, di norma, solo alla Pianura Padana. Lunedì l’ultimo superamento in «zona rossa», con punte, per quanto riguarda le pm10 di oltre 60 microgrammi per metro cubo in entrambe le stazioni urbane: via Bolzano e Parco Santa Chiara. Risultati peggiori solo due settimane fa: il dato più allarmante è stato registrato a Riva del Garda giovedì 8 febbraio: 136 microgrammi per metro cubo: un valore da capoluogo di pianura… e nei giorni peggiori.
Il punto è che di polveri sottili si muore. È un dato di fatto noto da tempo e comprovato da diversi studi di settore. Da tempo, agenzie indipendenti stimano, sulla base di riscontri epidemiologici quanti «morti premature» costi l’inquinamento aereo. Morti causati da tumori, crisi respiratorie, perfino da ictus: tutte patologie che l’aria sporca finisce per esasperare. Le ultime stime sono state pubblicate questa settimana dall’agenzia europea per l’ambiente e sono riferite al 2021: anno in cui in Trentino si sono registrate, in base al calcolo, 113 morti premature solo per il biossido d’azoto (NO2). Incolore e inodore, è uno degli inquinanti più pericolosi nell’aria di origine antropica, risultato di emissioni industriali, da trasporto e per il riscaldamento domestico. Anche questo gas, nel mese di febbraio, ha visto di febbraio, ha visto significative concentrazioni in Trentino. La provincia di Trento, anche solo per la minore densità di popolazione, ha dati più bassi rispetto alle altre realtà del Nord Italia. La Lombardia, ad esempio, conta 3548 morti premature: è la peggiore regione in Europa. Il Veneto 1138. Ma già il Friuli Venezia Giulia, che ha più del doppio della popolazione del Trentino (1,2 milioni di abitanti) vede una stima analoga: 193 morti. Mentre la provincia di Bolzano si ferma a 97, il Tirolo austriaco (757 mila abitanti) a 87. Insomma: la protezione delle Alpi si ferma a Nord. È vero che il dato va inquadrato in una prospettiva storica. Lo si è detto nella recente polemica che ha riguardato Milano, finita, nelle rilevazioni della svizzera IQAir tra le «città più inquinate al mondo». La replica, fatta propria anche dal sindaco Giuseppe Sala, è che la situazione è migliorata negli anni. Vale anche per Trento: i morti stimati erano 212 nel 2012. Ma dal 2016 il dato non ha più subito variazioni di rilievo. Si muore anche per le polveri sottili, in particolare per le Pm 2.5, le polveri con un diametro inferiore ai due micron e mezzo. Qui i dati risalgono a uno studio precedente, sempre dell’agenzia per l’ambiente e risalgono al 2019: si parla, in questo caso, di 378 morti premature: 69 ogni 100 mila abitanti. E sono 491 in tutto se si sommano a quelle di NO2. Se Trento risulta essere anche dai rapporti dell’Ispra una delle città d’Italia a maggior rischio di concentrazioni di biossido d’azoto, lo stesso non si può dire delle polveri sottili in generale. La componente ambientale c’entra tantissimo: le polveri si depositano maggiormente sul cosiddetto «catino padano». E anche i picchi registrati questa settimana a nord di Borghetto sono dovuti a una situazione meteorologica ben precisa, che ha causato la risalita dell’aria da Sud attraverso la val d’Adige e il lago di Garda. Eppure il Trentino si distingue negativamente dal resto della regione alpina italiana. Tra le province di montagna presenta il dato peggiore. Nella vicina provincia di Belluno si stimano 133 morti premature (62 ogni centomila abitanti), in Alto Adige 286 (56 ogni cento mila abitanti). L’incidenza raddoppia nella bassa padana: Cremona, la provincia peggiore, sotto questo profilo, in Italia, conta 127 morti premature ogni centomila abitanti causate dalle polveri sottili. A livello europeo, l’area più irrespirabile è a Skopje, nella capitale della Macedonia: si stimano 227 morti premature ogni centomila abitanti In tutti i casi, a essere maggiormente esposti, sono bambini e anziani. Nei prossimi giorni, neve e pioggia al Nord Italia faranno pulizia. E di smog si tornerà a parlare al prossimo allarme.
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