AMBIENTE

sabato 28 Gennaio, 2023

L’Italia denunciata dall’UE: non ha impedito l’introduzione di specie esotiche invasive

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La Commissione europea ha deciso di deferire alla Corte di giustizia alcuni stati membri per non aver attuato le disposizioni volte a prevenire la diffusione di piante e animali potenzialmente dannosi per l'ecosistema

Tra gli Stati che la Commissione europea ha deciso di deferire alla Corte di giustizia dell’Unione europea anche Bulgaria, Irlanda, Grecia, Lettonia e Portogallo.

Nel giugno 2021 la Commissione Ue aveva invitato 18 Paesi (Belgio, Bulgaria, Cechia, Germania, Irlanda, Grecia, Spagna, Francia, Croazia, Italia, Cipro, Lettonia, Lituania, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia e Slovacchia), a «elaborare, attuare e comunicare alla Commissione un piano d’azione per affrontare la diffusione delle specie esotiche invasive di rilevanza per l’Ue».

Dal 2022, dopo un’ulteriore segnalazione da parte della commissione ad alcuni Stati che ancora non avevano preso alcun provvedimento a riguardo, i restanti Stati membri hanno adempiuto ai loro obblighi. Tutti tranne sei: Bulgaria, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia e Portogallo) che secondo la Commissione «non hanno affrontato interamente le carenze segnalate» e pertanto ha deciso di deferirli alla Corte di giustizia dell’Ue.

Il quadro della Commissione Europea sulle specie invasive è decisamente preoccupante, anche per l’effetto negativo che queste ultime possono avere sull’agricoltura e punta alla prevenzione come mezzo di contrastazione efficace e meno costoso alla diffusione di esseri potenzialmente pericolosi anche per la salute dell’uomo. «In Europa sono state introdotte almeno 12 000 specie esotiche, il 10-15% delle quali è invasivo. Le specie esotiche invasive possono provocare l’estinzione locale di specie indigene a causa della concorrenza su risorse limitate quali cibo e habitat, dell’interriproduzione o della diffusione di malattie. Possono alterare il funzionamento di interi ecosistemi compromettendone la capacità di fornire servizi preziosi, come l’impollinazione, la regolazione delle acque o il controllo delle inondazioni. Il calabrone asiatico, ad esempio, introdotto accidentalmente in Europa nel 2005, è predatore di api mellifere autoctone, riduce la biodiversità locale degli insetti autoctoni e in generale incide sui servizi di impollinazione. Le specie esotiche invasive hanno spesso un impatto economico significativo nella misura in cui riducono i rendimenti dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca: ad esempio, alla noce di mare, introdotta accidentalmente nel Mar Nero, è imputata la drastica diminuzione di almeno 26 stock ittici commerciali del Mar Nero, tra cui acciughe e sgombri. Le specie invasive possono danneggiare le infrastrutture, ostacolare il trasporto o ridurre la disponibilità di acqua bloccando le vie navigabili o ostruendo le tubazioni delle acque industriali. Le specie esotiche invasive possono rappresentare un problema serio anche per la salute umana: provocano infatti gravi allergie e irritazioni cutanee e fungono da vettori di pericolosi agenti patogeni e malattie (i procioni trasmettono malattie agli animali e agli esseri umani). In tale contesto l’azione preventiva, oggetto della decisione odierna di deferimento alla Corte, è un investimento essenziale in quanto è molto più efficace e meno costoso prevenire l’introduzione di specie invasive che affrontare e mitigare i danni della loro diffusione».