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venerdì 3 Febbraio, 2023

ll Papa contro i social:«La virtualità non basta, non possiamo accontentarci di interfacciarci con persone lontane o persino finte»

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Bergoglio parla ai giovani sempre più soli e isolati «Dopo ore davanti a un telefono hanno lo sguardo stanco e annoiato»

«Essere cristiani è testimoniare Cristo. Ora, il primo modo per farlo è vivere rettamente, come Lui vuole. Ciò significa non lasciarsi imbrigliare nei lacci della corruzione. Il cristiano non può che essere onesto, altrimenti tradisce la sua identità. Senza onestà non siamo discepoli e testimoni di Gesù; siamo pagani, idolatri che adorano il proprio io anziché Dio, che si servono degli altri anziché servire gli altri». Lo ha detto Papa Francesco ieri allo Stadio dei Martiri di Kinshasa per l’incontro con i giovani e i catechisti.
«Pas de corruption. Tutti insieme diciamo ’Pas de corruption’. Non lasciatevi vincere dal male» ha aggiunto. A queste parole è partita un’ovazione dai presenti allo stadio, infervorati da quelle parole. E dalla tribuna si è levato il coro «no alla corruzione». Dopo il Padre Nostro recitato in francese, il Papa ha detto: «Voi giovani volete giustamente essere connessi agli altri, ma i social spesso vi confondono. È vero, la virtualità non basta, non possiamo accontentarci di interfacciarci con persone lontane o persino finte. La vita non si tocca con un dito sullo schermo. È triste vedere giovani che stanno ore davanti a un telefono: dopo che si sono specchiati, li guardi in faccia e vedi che non sorridono, lo sguardo è diventato stanco e annoiato. Niente e nessuno può sostituire la forza dell’insieme, la luce degli occhi, la gioia della condivisione. Parlare, ascoltarsi è essenziale, stare insieme è essenziale. Mentre sullo schermo ciascuno cerca quello che gli interessa, scoprite ogni giorno la bellezza di lasciarvi stupire dagli altri, dai loro racconti e dalle loro esperienze». «Amici, non lasciate che la vostra gioventù sia rovinata dalla solitudine e dalla chiusura. Pensatevi sempre insieme e sarete felici, perché la comunità è la via per stare bene con sé stessi, per essere fedeli alla propria chiamata. Invece, le scelte individualiste all’inizio sembrano allettanti, ma poi lasciano solo un grande vuoto dentro. Pensate alla droga: ti nascondi dagli altri, dalla vita vera, per sentirti onnipotente; e alla fine ti ritrovi privo di tutto».
Poi è tornato a parlare delle tentazioni legate al denaro: «È triste quando ci si ripiega su sé stessi diventando freddi burocrati dello spirito. Allora, anziché di servire il Vangelo, ci preoccupiamo di gestire le finanze e di portare avanti qualche affare vantaggioso per noi. È scandaloso quando ciò avviene nella vita di un prete o di un religioso, che invece dovrebbero essere modelli di sobrietà e di libertà interiore. Che bello invece mantenersi limpidi nelle intenzioni e affrancati da compromessi col denaro, abbracciando con gioia la povertà evangelica e lavorando accanto ai poveri».