la polemica
domenica 5 Febbraio, 2023
di Simone Casciano
Sono bastate poche righe a scatenare lo scontro che vede da una parte Alessandro Giacomini, ex segretario dei Laici Trentini, e la rivista MicroMega, pubblicazione di sinistra diretta da Paolo Flores d’Arcais, e dall’altra La Verità, il giornale di destra diretto da Belpietro, e il Secolo d’Italia, il quotidiano del fu MSI.
«Il battesimo religioso dovrebbe essere vietato ai minori. Se non a diciotto anni almeno fino ai dodici» sono le frasi che aprono l’articolo scritto su MicroMega da Giacomini e in cui viene argomentata questa posizione e contro cui si sono poi schierati i quotidiani della destra identitaria.
L’articolo parte dal dato di fatto secondo cui la maggior parte dei battesimi vengono effettuati su infanti, Giacomini sostiene che «non si tratta di una semplice tradizione ma che comporta delle conseguenze per il battezzato».
«Con il battesimo, l’articolo 1269 del catechismo afferma che “il battezzato non appartiene più a sé stesso” – scrive Giacomini –, ed è chiamato, “ad essere obbediente ai capi della Chiesa”. Inoltre, stando al Catechismo della Chiesa cattolica (n. 1.213), il battesimo è il mezzo “mediante il quale ci si libera dal peccato e, rigenerati come figli di Dio, si diventa membra di Cristo, ci si incorpora alla Chiesa e resi partecipi della sua missione”».
Elementi che secondo Giacomini rendono il battesimo in tenera età inconciliabile con la Convenzione sui diritti dell’infanzia ratificata dall’Italia nel 1991.
«Strumento sui diritti umani più diffusamente ratificato nel mondo e simbolo della storia dei diritti umani dei bambini – continua Giacomini nel suo articolo –, prevede che “ogni decisione, azione legislativa, provvedimento giuridico, iniziativa pubblica o privata deve salvaguardare l’interesse superiore del bambino”. Gli articoli 3 – 12 – 13 – 14 sono chiarissimi e non offrono ambiguità. Ad esempio, l’articolo 14 comma 1 sentenzia: “gli stati rispettano il diritto del fanciullo alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione”. È palese che detto articolo è agli antipodi con i sopracitati articoli della Chiesa cattolica all’atto battesimale».
La riflessione giuridica di Giacomini si conclude scrivendo: «Se vi fossero ancora dubbi, suggerirei di leggere la sentenza della Corte costituzionale n. 239 del 1984 che ha stabilito che “l’adesione a una qualsiasi comunità religiosa debba essere basata sulla volontà della persona”. Ritengo infattibile che un neonato abbia la consapevolezza di ciò».
Dopo aver argomentato sul motivo per cui non si dovrebbero battezzare i minori l’ex segretario dei Laici Trentini conclude il suo articolo promuovendo uno strumento a lui caro: lo sbattezzo.
«L’uomo è libero solo quando può esprimere il proprio pensiero, quando perdiamo il diritto, anche di essere differenti, perdiamo il privilegio di essere liberi – scrive Giacomini –. Nel caso in questione abbiamo uno strumento che può rendere liberi chi ha subito questa costrizione, lo sbattezzo. Con lo sbattezzo si possono cancellare le conseguenze giuridiche, che sono l’appartenenza alla Chiesa cattolica, il procedimento burocratico è semplice e gratuito».
L’articolo si chiude poi con le indicazioni su come funzioni la suddetta procedura.
Apriti cielo, per i quotidiani della destra identitaria quello di Giacomini sarebbe un vero e proprio attacco alle fondamenta della tradizione cristiana e cattolica.
«Una battaglia singolare perché se un adulto battezzato la penserà diversamente dai suoi genitori, deciderà lui se essere cristiano o ateo – scrive su Il Secolo d’Italia Carlo Marini –. Eppure per gli ateisti di Micromega, orfani delle antiche campagne contro Berlusconi, anche il battesimo diventa un problema».
Più diretto nei toni l’articolo de La Verità: «Difficile riunire tante semplificazioni e insulti anticristiani come è riuscito a fare Alessandro Giacomini – scrive Fabrizio Cannone –. Perché mai bisognerebbe impedire ai cristiani di vivere e pensare da cristiani battezzando i propri figli?».
L’articolo prosegue parlando di «cristianofobia illuminista» e di «furia blasfema della sinistra d’occidente» per poi concludere dicendo: «L’uomo corretto saprà capire meglio che è solo l’odio di quelle radici cristiane che hanno fatto immenso il nostro continente ad animare le penne spuntate dei novelli Voltaire in miniatura».
Al termine della discussione, poco teologica, rimangono un paio di dubbi. Uno per parte così da rispettare la par condicio.
Per gli atei che promuovono lo sbattezzo, la domanda è se effettuarlo non significhi attribuire al sacramento in sé proprio quel significato che si contesta. Ci sono molti atei che, pur essendo battezzati, vivono la loro vita senza curarsi della cosa, forse proprio perché, non credendo, non danno ad esso nessun valore.
Per i difensori delle tradizioni cristiane sarebbe opportuno approfondire il tema delle dispute teologiche.
Scoprirebbero così che la critica al battesimo in tenera età trova ampio spazio anche nel dibattito interno alla chiesa stessa. L’apice di questo confronto teologico si ebbe durante il XVI secolo con il movimento degli Anabattisti, o Fratelli in Cristo come preferivano essere chiamati. Nata a seguito della riforma Luterana, la dottrina anabattista prevedeva, tra i suoi pilastri portanti, proprio il battesimo dei credenti anziché quello degli infanti. Tracce di questo movimento arrivarono fino in Tirolo con Jakob Hutter padre delle comunità Hutterite.